Il popolo tedesco, quello polacco, quello di altri paesi europei, Italia compresa (Bolzano) dove si trovavano negli anni ’30 e ’40 del secolo scorso i campi di concentramento nazisti per ebrei, rom, avversari politici, diversamente abili, fossero uomini donne e bambini, sapevano dell’esistenza di quei luoghi in cui si entrava per uscire poi il più delle volte dal camino del forno crematorio?
E’ un quesito che si si è posti ormai da qualche anno ed al quale è stata data una risposta parzialmente positiva: certamente qualcuno, specie se abitava nelle zone vicino ai campi, sapeva. Certamente non tutti sapevano, comunque tutti tacquero, salvo poi dopo qualche milione di morti denunciare quei fatti come crimini verso l’umanità.
Nessun dubbio invece che vi sia una vasta conoscenza nel mondo, ed in Europa in particolare, di situazioni analoghe oggi esistenti in Libia, dove bande di assassini, stupratori, ladri, gestiscono luoghi molto simili ai campi di concentramento nazisti, ed in cui sono rinchiusi in condizioni disumane oggetto di qualunque sopraffazione e violenza profughi provenienti da tutta l’Africa e l’Asia che tentano di attraversare il Mediterraneo per raggiungere l’Europa, ai loro occhi luogo non dissimile dal giardino dell’Eden.
Uccisi, torturati, mutilati per avere un riscatto dalle loro famiglie, derubati da ogni avere, alimentati (quando lo sono) con cibi insufficienti quando addirittura molto tossici (ad esempio l’olio esausto dei motori): nei rapporti pubblicati dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per i Rifugiati è tutto scritto, quasi puntigliosamente: nessuno interviene, come nessuno intervenne per Auschwitz, Buchenwald, e per tanti altri campi che costituirono altrettante tragiche realtà.
In Libia non esiste più un governo: ras locali si spartiscono il controllo del territorio in lotta tra loro, concordi solo nel chiedere denaro per trattenere profughi in Libia e non lasciar loro la possibilità di cambiare vita e con barconi sovraccarichi attraversare il Mediterraneo.
Vengono da guerre, povertà, malattie ed hanno l’alternativa di essere sepolti in Libia sotto la sabbia del deserto, o inghiottiti da un mare sconosciuto: pochi entreranno nel giardino dell’Eden.
Una sola domanda a noi stessi: possiamo dirci civili, possiamo dirci cristiani, possiamo dirci persone se, a conoscenza di tutto questo, vi assistiamo da spettatori inerti, come già avvenne per i campi nazisti? Domanda semplice che ha una risposta altrettanto semplice: NO.
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