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Bamba, il cestista con 2,40 metri di “apertura alare”

Bamba, il cestista con 2,40 metri di “apertura alare”

Il cestista Bamba può raccogliere il telecomando da terra senza sollevare la testa dal cuscino, dato che le braccia gli arrivano alle rotule e quando le apre a mo’ di ali d’uccello totalizza due metri e quaranta, 27 centimetri più della sua altezza. Se le alza senza saltare e senza sollevarsi sulle punte dei piedi le dita arrivano a 8 centimetri dal ferro del canestro. Al momento delle schiacciate, la mano sovrasta il canestro di un metro. Steve Kerr: «L’apertura alare sta diventando più importante dell’altezza». L’uomo perfetto secondo le proporzioni di Vitruvio ha un’apertura alare che consente di circoscrivere la figura umana nel cerchio, stessa distanza tra la testa e i piedi e dalla punta di un braccio all’altro. Bamba, vent’anni, figlio di emigrati di Harlem, è alto due metri e tredici, e «sa fare tutto, con eleganza, come non si vedeva dai tempi di Hakeem Olajuwon: palleggia tra le gambe, tira da tre, va in layup con leggerezza da ballerino». Sheck Wes gli ha dedicato una canzone, condivisa da Shaquille O’Neal e subito divenuta virale [Basile, Rep].

Spencer e Katharine

Spencer Tracy era un metro e sessantanove, Katharine Hepburn uno e settantacinque, e si metteva i tacchi alti. Li presentarono al momento de La donna dell’anno (1941). Lei disse: «Buongiorno Mister Tracy, temo di essere troppo alta per lei, ma non si preoccupi, in scena userò scarpe basse». Spencer aveva un carattere pessimo, prima che accadesse l’irreparabile intervenne il produttore Joseph Manckiewicz: «Baby, ci penserà Spencer ad accorciarti». I due, poi, furono amanti per 26 anni, benché sposati, lui con Louise Treadwell, lei con Ludlow Odgen Smith [Morvillo, Oggi].

Il governo britannico ha detto sì all’accordo sulla Brexit

Dopo oltre cinque ore di riunione a Downing Street, il governo britannico ha deciso di adottare la bozza d’accordo sulla Brexit definita a Bruxelles. Theresa May ha detto che «non è stata una decisione leggera» e la discussione è stata «lunga, dettagliata e spassionata» ma ha difeso il testo come il migliore possibile «nell’interesse nazionale». Secondo la premier, la bozza consentirà a Londra di «recuperare il controllo», mentre l’alternativa sarebbe stata «tornare alla casella numero uno» e rischiare di non attuare il mandato referendario. Il vertice europeo straordinario sulla Brexit potrebbe tenersi il 25 novembre. Il problema principale per la May sono ora gli unionisti nordirlandesi, che potrebbero far mancare il loro appoggio, fondamentale per avere la maggioranza in Parlamento: ieri sera erano furiosi, perché l’accordo raggiunto prevede di fatto un regime speciale per l’Irlanda del Nord, che rimarrebbe ancora più legata all’Europa di quanto non lo sarà la Gran Bretagna. E questo, agli occhi degli unionisti protestanti significa venire staccati dal Regno Unito e in prospettiva finire fagocitati dall’Irlanda cattolica. Altra minaccia per la May arriva dal suo stesso partito conservatore: molti sono insoddisfatti da un accordo che si prefigura come una «finta Brexit» e sono pronti a chiedere un voto di fiducia sulla premier, magari già oggi.

«L’accordo in questione, per semplificare le 500 pagine di cui è composto, delinea una “soft Brexit” in cui Downing Street cede su tutto, diritti dei cittadini Ue, buonuscita a Bruxelles, questione del confine irlandese. Anche questo era prevedibile: in una trattativa fra una singola nazione da una parte e ventisette dall’altra, non ci sono dubbi su chi abbia il coltello dalla parte del manico. In sostanza, la Gran Bretagna accetta di rimanere legata alla Ue con il cordone ombelicale dell’unione doganale, collocata per così dire sul terzo cerchio dei satelliti dell’Unione, lo stesso in cui si trova la Turchia. Ufficialmente è una soluzione temporanea, destinata a durare due-tre anni; in pratica, se non si troverà altro modo di tenere aperta la frontiera fra Belfast e Dublino, salvaguardando la pace del 1998, potrebbe diventare definitiva» [Franceschini, Rep].

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Giorgio Dell'Arti

Nasce a Catania il 4 settembre 1945. Giornalista dal ’69 a Paese sera. Passa a Repubblica nel ’79: inviato, caposervizio, redattore capo, fondatore e direttore per quattro anni del Venerdì, editore del mensile Wimbledon. Dirige l’edizione del lunedì de Il Foglio, è editorialista de La Stampa e La Gazzetta della sport e scrive per Vanity fair e Il Sole 24 ore. Dell’Arti è uno storico di riconosciuta autorevolezza, specializzato in biografie; ha pubblicato (fra gli altri) L’uomo di fiducia (1999), Il giorno prima del Sessantotto (2008) e l’opera enciclopedica Catalogo dei viventi - 7247 italiani notevoli (2008, riedizione de Catalogo dei viventi - 5062 italiani notevoli, 2006). Tra gli ultimi libri si ricordano: Cavour - Vita dell’uomo che fece l’Italia (2011); Francesco. Non abbiate paura delle tenerezza (2013); I nuovi venuti (2014); Moravia. Sono vivo, sono morto (2015); Bibbia pagana (2016).

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