Nel decreto crescita è stata inserita last minute una norma che consente all’Anpal (agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro) la scelta, anche senza gara, del software per l’incrocio dei dati tra domanda e offerta di lavoro.
Il presidente di Anpal è Mimmo Parisi un professore che lavorava in America, consulente del governatore del Mississippi, Phil Bryant (l’unico politico coinvolto nell’affaire Cambridge Analytica), sponsorizzato nella conferenza di presentazione del reddito di cittadinanza da Giggino Di Maio come l’ideatore di una rivoluzionaria app da lui sviluppata, Mississippi Works.
Perché spendere per un’applicazione, anziché investire nell’ammodernamento dei centri per l’impiego? Perché un’applicazione americana realizzata da un professore di sociologia agricola della seconda università del più piccolo stato americano? Se una carica pubblica compra un app da se medesimo non si tratta di un palese caso di conflitto d’interessi?
In che mani finiscono, i nostri dati? Il governo non ha risposto a una interrogazione parlamentare presentata dal senatore Tommaso Nannicini del Partito Democratico.
Cosa ne pensa il garante della privacy? E il Capo dello Stato?
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