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Bilancio dello Stato 2021, un disastro e una vergogna

Il bilancio di previsione dello Stato italiano per il 2021 deve essere approvato entro la fine di questo mese. Mancano due giorni e non c’è più speranza di ravvedimento da parte del governo e del parlamento. Porte spalancate a un vero disastro: un coacervo di misure senza un disegno, un collage di interventi pubblici di favore, come l’ha definito l’Ufficio parlamentare di bilancio,  lo ha ricordato  il prof. Sabino Cassese su il Corriere della Sera di martedì scorso.

Scorrendo l’analisi  fatta da Cassese, della quale qui di seguito si riportano alcuni passi, viene da chiedersi  se governo, presidente del consiglio, ministri, parlamento nel suo insieme, forze di maggioranza e di opposizione, siano ancora in possesso di minime capacità intellettuali  oppure, approfittando delle ricorrenze natalizie,  si siano date ai bagordi tanto da uscirne ubriachi fradici. Unica alternativa è la conseguenza del covid 19 che anziché attaccare i polmoni abbia distrutto le cellule cerebrali della cosiddetta dirigenza politica italiana.  Un tempo si diceva che il potere può dare alla testa, qui le cose sono due: o le osservazioni di Cassese sono inventate di sana pianta o l’Italia è in mano ad una torma di satrapi e di irresponsabili.

“E’ la sagra del corporativismo”, nota l’ex presidente della Consulta. “450 pagine (senza contare le tabelle), 20 articoli, il primo suddiviso i 1.150 commi, è solo formalmente un documento unitario. Vi dominano il settorialismo e la non pianificazione”

Questo repertorio indigesto di norme – si legge ancora nell’articolo del Corriere – definisce la complessa nozione di “ristorante italiano”, nonché il difficile concetto di “preparazione alimentare” e istituisce la ” Conferenza nazionale – Stati generali della ristorazione italiana nel mondo”, spingendosi a regolare e finanziare cori, bande e musica jazz, corsi di formazione turistica esperienziale, recupero della fauna selvatica, veicoli di interesse storico e collezionistico, bonus idrico, l’ottavo centenario della prima rappresentazione del presepe, il voucher per occhiali da vista”, fino al “piano nazionale demenze”.

Non disponendo del testo originale del documento   si  stenta a credere quanto appena riportato.  Se risponde al vero si è di fronte ad un  PIANO DEMENZIALE. 

Un fritto misto di elargizioni e mance, le risorse assegnate alla “gestione parlamentare”, quelle usate dai governi per assecondare le opposizioni sono salite a 4,6 miliardi di euro, “ci siamo confrontati rispettandoci – ha detto in parlamento un autorevole deputato di opposizione”. Così un fiume di denaro – oltre la metà di quanto previsto da Conte e soci per la sanità (9 miliardi), viene messo  a disposizione di onorevoli deputati e senatori per coltivare i loro collegi elettorali. Onorevoli spese di scambio, in cambio di voti.

Evviva, è arrivato Babbo Natale, fra una settimana arriva anche la Befana.  Gente senza vergogna  che  ha già appeso la calza E che importa se il disavanzo tra entrate e spese supera il 10 per cento (la stima, per ora è al 10,8) e il debito sale al 158 per cento del reddito nazionale (prodotto interno lordo).

Sorge un dubbio, che il prof. Cassese abbia scambiato  il documento statale con il capitolo di Pinocchio, dove Collodi descrive il paese dei balocchi? E sarà vero, come riportato, che Carlo Cottarelli, quello che si occupò di ridurre la spesa pubblica, abbia sostenuto  che è frutto di “euforia da deficit” (Repubblica, 24 dicembre)?

Se davvero è questo ciò che governo e parlamento propinano agli italiani, allora sono fandonie quelle che raccontano gli uffici di statistica quando parlano  di posti di lavoro perduti, di centinaia di migliaia di disoccupati, di povertà crescente, di imprese che chiudono, di famiglie che fanno la fila alla Caritas per il pane.  

Alla faccia di questi eventi, si comprende meglio perché il presidente del consiglio  Giuseppe Conte e i ministri lor signori, quatti quatti volevano  aggiungere un altro emendamento alla legge di bilancio, per costituire una cabina di régia per gestire, aum aum, i 209 miliardi di fondi dell’Unione Europea.  Ah! La beata epoca della merchant bank di Palazzo Chigi.

In questi giorni si parla di crisi di governo, e alti lai, voci ardite e preoccupate, si levano da molte parti  per scongiurare una crisi in tempo di pandemia. Non sia mai!  Si comprende la preoccupazione. 

Facile a capirsi, dopo un Babbo Natale così generoso, ora che sta per arrivare la Befana, con i suoi 200 e passa miliardi di euro, soli i matti  possono mettere fine della cuccagna!

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Gianfranco Salomone

Giornalista - Già Direttore Generale Ministero del Lavoro

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