Buon 2019. Che tristezza! Che gioia!

Che tristezza il panorama della politica italiana in questo inizio d’anno, questo mix di giovinastri, straccioni, avvocaticchi e furbastri, tutti rigorosamente cittadini e mai Onorevoli! Che tristezza questo povero Paese popolato da conservatori inconsapevoli, sedicenti populisti, blogger da strapazzo, tifosi da bar, rivoltosi della domenica! E sempre le solite mafie, quelle vere e quelle di Ostia, mentre in TV imbonitori e pifferai continuano a fare schiamazzi. E il solito Salvini con i suoi proclami da ducetto di periferia, il suo linguaggio da trivio che invoca la legalità a giorni alterni e quando fa comodo.

Dall’altra parte imprenditori che tirano la carretta, lavoratori che faticano, donne che fanno diecimila cose diverse per campare e giovani disoccupati. Un Paese pieno dei soliti tesori e di talenti in cerca di prestigio. Il Belpaese che ha la forza di sopravvivere a una cultura vecchia e a una cronaca miserabile. Italiani brava gente, onesti e laboriosi, capaci di arrangiarsi e di inventarsi un altro giorno. Meno male che c’è Mattarella.

In mezzo maitre a pensè e governanti, giornalisti e politici, banchieri e creativi. In parole povere la classe dirigente, quella che sa come stanno le cose e le cose che bisogna fare. Sanno che l’Italia è invecchiata, si è ammalata, che ha poche speranze di farcela, ma quelli che la vogliono curare sono pochi. Di riforme parlano in tanti, che bisogna cambiare lo dicono tutti, ma la storia sta lì a dimostrare che il riformismo è un esercito senza soldati. Una volta c’erano i leader ma senza popolo.

Il popolo, quello vero, ha scelto. Era incazzato e dal balcone Giggino Di Maio gli ha dato la manovra del popolo. Mi ricorda il Nerone di Petrolini. Meglio un reddito di cittadinanza che nessun reddito, meglio un confortevole albergo a 5 stelle ad una miserabile pensioncina di periferia. O una bella calibro 38 invece di uno scacciapensieri. Giù la maschera: i conservatori non sono a destra, ma a sinistra, anzi al centrosinistra, il caro estinto. Insomma meglio una gran cagnara.

Adesso l’avvocato del popolo sta davanti ad un bivio: Europa si, Europa anche. Se la caverà? Ma certamente: la maggioranza voterà anche si, per tirare a campare. Sarà una bella campagna elettorale, da una parte il Truce e il Dibba, con Grillo rinchiuso nello sgabuzzino dell’albergo a 5 stelle dove fa il cameriere; da una (altra) parte Berlusconi, Meloni, Zingaretti e Martina fratelli, ex compagni e ex camerati, tutti insieme. Ci sono anche B&B, Bersani e la Boldrini, appassionatamente sotto un solo striscione: “Viva l’Italia così com’è” (e a chi proprio vuole cambiare gli diamo mezzo stipendio dei parlamentari, ha subito sentenziato il Giggino in veste di sciatore).

E per noi impenitenti riformisti – convinti che non c’è nulla, ma proprio nulla di ciò che abbiamo conosciuto che valga la pena di essere messo nel freezer, tra le cose da conservare – l’unica cosa da fare è buttare tutto nel cassonetto, quello che c’è oggi e tutto quello che abbiamo visto e vissuto. Tutto da buttare? No! Nemmeno per sogno. Per noi irriducibili nostalgici, rigorosi legalitari della differenziata non ci rimane che buttare nell’organico quello che bolle in pentola (leggi il contratto di governo) e per il resto mettere ciò che è stato costruito in plastica con la plastica (leggi Forza Italia) e la carta con la carta (leggi il programma di Prodi). Alla fine non ci rimane che quell’album di vecchie foto a colori o in bianco e nero, con De Gasperi che parla alla Conferenza di Parigi oppure Craxi con un mazzo di garofani rossi nel pugno. No, l’album non lo buttiamo, sono le nostre radici, chiudiamo l’album e guardiamo fuori della finestra: all’orizzonte ci sembra di vedere il Futuro, tanto bello o tanto brutto, ma tutto da scoprire. Che gioia!

P.S. Una cosa è certa: un popolo che rinnega il suo passato non è un popolo ma una tribù.

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Giampaolo Sodano

Artigiano, mastro oleario, giornalista e dirigente d’azienda, Giampaolo Sodano è nato a Roma. Prima di vincere nel 1966 un concorso ed entrare in Rai come funzionario programmi svolge una intensa attività pubblicistica come critico letterario e cinematografico. Nel 1971 è giornalista professionista. Nel 1979 è dirigente d’azienda della RAI. Nel 1983 è eletto deputato al Parlamento. Nel 1987 torna all’attività professionale in RAI ed è nominato vice-presidente e amministratore delegato di Sipra e successivamente direttore di Raidue. Nel 1994 è direttore generale di Sacis e l’anno successivo direttore di APC, direzione acquisti, produzioni e coproduzioni della Rai. Nel 1997 si dimette dalla RAI e diventa direttore di Canale5. Una breve esperienza dopo della quale da vita ad una società di consulenza “Comconsulting” con la quale nel 1999 collabora con il fondo B&S Electra per l’acquisizione della società Eagle Pictures spa di cui diventa presidente. Nel 2001 è eletto vicepresidente di ANICA e Presidente dell’Unidim (Unione Distributori). Dal 2008 al 2014 è vicepresidente di “Sitcom Televisione spa”. E’ stato Presidente di IAA. Sezione italiana (International Advertising Association), Presidente di Cartoons on the bay (Festival internazionale dei cartoni animati) e Presidente degli Incontri Internazionali di Cinema di Sorrento. Ha scritto e pubblicato “Le cose possibili” (Sugarco 1982), “Le coccarde verdemare” (Marsilio 1987), “Nascita di Venere” (Liguori editore 1995). Cambia vita e professione, diventa artigiano dell’olio e nel 1999 acquista un vecchio frantoio a Vetralla. Come mastro oleario si impegna nell’attività associativa assumendo l’incarico prima di vicepresidente e poi direttore dell’Associazione Italiana Frantoiani Oleari (AIFO). Con sua moglie Fabrizia ha pubblicato “Pane e olio. guida ai frantoi artigiani” e “Fuga dalla città”.

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