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Buon Natale! Una festa di tutti.

Non accadeva dal 1226. I pianeti Giove e Saturno visti dalla Terra si trovano sulla stessa direzione. Rimangono distanti 640 milioni di chilometri l’uno dall’altro, ma apparentemente ci sembrano uniti, l’uno sull’altro, per questo la loro luce risulta aumentata e costituisce uno spettacolo fantastico anche guardandolo a occhio nudo. Il fenomeno è conosciuto come Stella di Natale, perché è probabile che i testi biblici facciano riferimento proprio a un evento simile quando parlano di una stella cometa comparsa nei cieli.

La congiunzione astrale capita proprio a pochi giorni dal Natale. Una festa che in origine era una celebrazione pagana. Nell’antica Roma dal 17 al 24 dicembre si festeggiavano i Saturnali in onore di Saturno, dio dell’agricoltura, durante i quali avvenivano scambi di doni e sontuosi banchetti. Ma soprattutto si rendeva omaggio al dio Sole, il Sol Invictus. Il Sole che il giorno del solstizio riprendeva la sua ascesa nel cielo era considerato un dio, il dio Mithra, che usciva vincitore delle tenebre.
E nel 274 l’imperatore Aureliano fissò al 25 dicembre il giorno in cui si celebravano i riti dedicati al Sole che rinasceva, che a dicembre tornava a spandere luce dopo il solstizio.
Quest’anno il solstizio capita alle 10,02 del 21 dicembre, il giorno più corto dell’anno, l’Autunno è finito ed è iniziato l’Inverno. Al momento in cui avviene il solstizio il Sole tocca sull’orizzonte il punto più basso del suo percorso, è come se si fermasse (da cui il nome sol stitium, “fermata del Sole”) e ricomincia la sua salita, in un succedersi di eventi che si può metaforicamente descrivere come la sua “morte, resurrezione e ascesa in cielo”. Grazie all’inclinazione di 23 gradi della Terra, il Sole da dicembre in poi colpisce coi suoi raggi il pianeta con un’angolazione sempre maggiore finché all’inizio di luglio è quasi di 90 gradi. Curiosamente a luglio abbiamo l’afelio, la maggiore distanza del Sole dalla Terra, ma fa caldo perché i raggi arrivano in modo più diretto.

Siccome Gesù era venerato come il dio della luce e della giustizia, la festa del dio Sole cominciò a trasformarsi in una celebrazione cristiana. Nel 354, quando ormai il Cristianesimo faceva parte dell’Impero, il papa Liberio fu il primo a istituire il 25 dicembre come festa cristiana, Natale di Gesù. Ma Gesù non nacque il 25 dicembre. E tutte le storie che si sono codificate nella tradizione rispetto alla sua nascita sono pure invenzioni. Giuseppe e Maria che non trovano un albergo è una favola, anche il bue e l’asinello sono inventati.

Nessuno sa quando Gesù sia veramente nato. Di certo non è nato nell’anno zero, l’anno dal quale parte il nostro calendario. E nemmeno aveva 33 anni quando è morto. Basandosi su alcuni dati storici certi, come Erode, la strage degli innocenti, e così via, alcuni studiosi ritengono che potrebbe essere nato fra il 7 e il 2 a.C.

Fu un monaco matematico, Dionigi, che nel VI secolo, credette di identificare l’anno di nascita di Gesù e da lì fece partire il calendario che oggi segna il 2020. Ma Dionigi commise vari errori.

Il Cristianesimo si è impossessato dei miti pagani. Ma il paganesimo rimase vivo per secoli nell’animo della gente, tanto che papa Leone I si lamentava: “È così tanto stimata questa religione del Sole che alcuni cristiani, prima di entrare nella Basilica di San Pietro in Vaticano, dopo aver salito la scalinata, si volgono verso il Sole e piegando la testa si inchinano in onore dell’astro fulgente”.

Papa Giovanni Paolo II ammise che il Cristianesimo si è appropriato dell’antica celebrazione pagana. Disse il papa polacco: “Nell’antichità pagana si festeggiava in quel giorno la nascita del “Sole Invitto”, in coincidenza col solstizio d’inverno. Ai cristiani apparve logico e naturale sostituire quella festa con la celebrazione dell’unico e vero Sole, Gesù Cristo”.

Col volgere dei secoli il Natale ha assunto significati diversi. Oggi è soprattutto una festa intima, una celebrazione che per i credenti ha un profondo significato religioso, ma anche per chi non ha la fede il Natale è un giorno in cui si avvertono con maggior calore e intensità i valori umani e gli affetti famigliari.

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Marco Nese

Marco Nese è giornalista del «Corriere della Sera». Ha collaborato con Raiuno ed è autore di libri fra cui: Nel segno della mafia (Rizzoli), Parola d’ordine: Roma uno (Rizzoli), La russa (Rizzoli), La Piovra (1 -2-3-4, Eri/Mondadori, tradotti in 12 lingue), Come sopravvivere ad un figlio (Ediget). Far West (Rai Eri) e Gli eletti di Dio (Editori Riuniti).

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