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Candace Owens: Floyd non è il simbolo che rappresenta noi neri

Candace Owens è un’afro-americana di 31 anni di Stamford Connecticut che ha un messaggio semplice: “L’omicidio di George Floyd a Minneapolis, Minnesota non è giustificabile ed è giusto che il poliziotto responsabile venga condannato. Ma la comunità afro-americana non può elevare a simbolo una persona arrestata ben cinque volte: un criminale seriale il cui ultimo crimine nel 2007 coinvolgeva una rapina armata che gli è costata cinque anni di carcere”. Cumulativamente il 46enne Floyd aveva scontato quasi 15 anni di carcere.

Owens è tra i pochi afro-americani che va contro corrente. Nel 2018 ha co-creato la Fondazione Blexit, un movimento con sede a Minneapolis nato per incoraggiare gli afro-americani a lasciare il partito democratico per quello repubblicano.
Owens poi spiega in un video messaggio: “Floyd non è una persona che può rappresentarci, non è ciò che buona parte di noi afro-americani è o vorrebbe essere, non è un buon esempio per la nostra comunità e non è il meglio che la nostra comunità possa offrire. Al momento dell’omicidio era sotto l’influenza di due droghe”.

Owens spiega anche che la brutalità della polizia è reale, e che a farne le spese ancor più degli afro-americani sono i bianchi. E per fare il punto cita alcune cifre: “la comunità bianca rappresenta il 60% della popolazione, quella nera rappresenta il 13% della popolazione. L’anno scorso 19 bianchi sono stati uccisi dalla polizia, contro 9 neri. Nonostante la minoranza etnica, il 34% degli omicidi ed il 50% di tutti i crimini vengono commessi dai neri. Ai neri è più facile ritenersi vittime che essere responsabili”, conclude.
Però, secondo il texano Will Hurd, deputato repubblicano afro-americano al Congresso ed ex agente della CIA, “un uomo nero ha il doppio delle possibilità di morire quando è in detenzione di uno bianco”.

Oltre alla comunità bianca e nera, ce ne sono altre che denunciano di essere brutalizzate dalla polizia. Nella poesia “American Arithmetic”, inclusa nella raccolta “Postcolonial Love Poem” di Natalie Diaz della tribù Mojave, la poetessa afferma che “i nativi indiani rappresentano l’1% della popolazione americana, ma la polizia ammazza più loro di persone di qualsiasi altra razza”.

Owens ha ignorato le nostre richieste di chiarimento, tra cui la constatazione che se la narrativa di Owens si basa per la maggior parte su fatti, è strano che si allei con il presidente Trump, che vede i fatti come interferenze. Perché allora non allearsi con repubblicani moderati come i senatori Mitt Romney e Lisa Murkowski?
Ci sono anche repubblicani dell’estrema destra, come David Frum, che nel suo recente libro, “Trumpocalypse” (Apocalisse di Trump) dipinge Trump come un presidente eletto da una minoranza bianca, spiegando che una parte dei suoi “electoral votes” vengono da stati come i due Dakota, Wyoming e Montana, che cumulativamente hanno la popolazione della sola Los Angeles [in California]”. In effetti Los Angeles conta 4 milioni di abitanti, contro i 3,3 milioni di questi 4 stati messi assieme, che però hanno un totale di 96 “electoral votes”, contro soli 55 della California che ha una popolazione di 40 milioni di abitanti.
Considerando che la stragranza maggioranza degli elettori neri votano democratico e sentono la mancanza di una vera leadership, l’appello di Owens alla responsabilità sarebbe più incisivo se promosso dentro al partito democratico e potrebbe anche servire a togliere la leadership a personaggi che invece incitano all’irresponsabilità per poi sfruttarne i risultati.

Da segnalare, comunque, che far leva sul senso di responsabilità non è prerogativa dei repubblicani afro-americani. Ad esempio, il sindaco afro-americana democratica di Atlanta, Keisha Lance Bottoms, è riuscita a disinnescare le proteste violente con un discorso di cinque minuti rivolto ai dimostranti concludendo con “se amate veramente questa città, se avete a cuore questa città, allora tornate a casa”.
Inoltre, ai repubblicani piace accusare di irresponsabilità le donne nere che hanno figli da più padri, senza tener conto che il loro idolo, Trump, ha avuto cinque figli da tre madri diverse.
Infine va ricordato che la mancanza di responsabilità colpisce in modo equo tutti gli schieramenti. Secondo il quotidiano di destra “Wall Street Journal” un ulteriore problema della polizia locale è il sindacato che protegge gli elementi violenti dentro il corpo di sicurezza. Il giornale riporta, ad esempio, che uno dei poliziotti arrestati per la morte di Floyd in passato era stato portato in tribunale per eccessiva violenza (per chiudere il caso furono pagati 25.000 dollari) ed è ora difeso a spada tratta dal sindacato.

La rete Tv ABC ha ricordato anche che con un sindacato della polizia meno belligerante, Camden, una cittadina di 78.000 abitanti nel New Jersey, nel 2013, dopo tanti incidenti e abusi da parte della forza dell’ordine, è riuscita a dissolvere la vecchia struttura e crearne una nuova appoggiata dalla comunità, dove ogni nuova recluta va a bussare alle porte dei residenti del suo distretto per presentarsi. Oggi a Camden la criminalità è diminuita del 67% e le denunce contro i poliziotti sono quasi azzerate.

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Dom Serafini

Domenico (Dom) Serafini, di Giulianova risiede a New York City ed è
il fondatore, editore e direttore del mensile “VideoAge” e del quotidiano fieristico VideoAge Daily", rivolti ai principali mercati televisivi e cinematografici internazionali. Dopo il diploma di perito industriale, a 18 anni va a continuare gli studi negli Usa e, per finanziarsi, dal 1968 al ’78 ha lavorato come freelance per una decina di riviste in Italia e negli Usa; ottenuta la licenza Fcc di operatore radio, lavora come dj per tre stazioni radio e produce programmi televisivi nel Long Island, NY. Nel 1979 viene nominato direttore della rivista “Television/Radio Age International” di New York City e nell’81 fonda il mensile “VideoAge”. Negli anni successivi crea altre riviste in Spagna, Francia e Italia. Dal ’94 e per 10 anni scrive di televisione su “Il Sole 24 Ore”, poi su “Il Corriere Adriatico” e riviste di settore come “Pubblicità Italia”, “Cinema &Video” e “Millecanali”. Attualmente collabora con “Il Messaggero” di Roma, con “L’Italo-Americano” di Los Angeles”, “Il Cittadino Canadese” di Montreal ed é opinionista del quotidiano “AmericaOggi” di New York. Ha pubblicato numerosi volumi principalmente sui temi dei media e delle comunicazioni, tra cui “La Televisione via Internet” nel 1999. Dal 2002 al 2005, è stato consulente del Ministro delle Comunicazioni italiano nel settore audiovisivo e televisivo internazionale.

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