Un altro dei 12 “enigmi” di Eco apparsi sul numero 73 della rivista “Alfabeta” (1985)è questo che, nelle intenzioni dell’autore andava spiegato con Omero, anche questa volta con un accostamento insolito accostamento omogeneo di persona (Colombo) e persona (Omero), cosa che nella scrittura di enigmi esce fuori dagli ordinari canoni. I quali “vogliono” i due sensi sempre alquanto distanti tra loro e che, a un soggetto costituito da un personaggio faccia riscontro una soluzione rappresentata non certo da un’altra persona.
CRISTOFORO COLOMBO
Come facesti, senza mai vedere,
a immaginare mappe e portolani
e porci in nuove terre, e provvedere
di un mito sempre vivido gli umani?
A dirci di una landa ove il cavallo
risultò spaventevole ai nativi,
dove i conquistator furon corrivi
a porre a ferro e fuoco l’altrui vallo?
Varie città ti pretendono figlio,
procedesti dall’alfa verso omega,
lo stendardo, per divino consiglio,
del re navigator alto si spiega.
Ridesti del clamore di batraci
che il genio tuo condannò all’oltraggio:
tu credesti al bagliore d’altre braci
alte al di là del mar, per vasto raggio.
Eri veggente. E là su quel pianoro
di cui con cieca fede ci hai parlato,
dopo di te qualcuno argento e oro
– fidando in te – nel tempo ha pur trovato.
L’enigmistica degli enigmisti è però altra cosa: essa preferisce fare affidamento su una continua e studiata ambivalenza, non su episodiche assonanze di significato. Ne è valida dimostrazione l’enigma che segue, pur denunciando una fattura di vecchia data (è del 1960) e uno stile alquanto decadente.
CRISTOFORO COLOMBO
(la partenza da Palos)
È d’un balzo in coperta e la figura
– tutta compresa nella maschia pugna –
spicca netta là a bordo ove saprà,
con la guida sicura
d’una fattiva ed alta volontà;
imporsi tra i molteplici
perigliosi frangenti.
Acutissimo ingegno, s’impuntava
– qual ferrea tempra! – contro
la resistenza dei conservatóri:
la loro opposizione
con puntigliosa forza debellava.
Eccolo di partenza:
là nella piatta calma,
l’aguzzo spron – tracciata ormai la rotta –
con moto alterno affòndasi ed emerge
e beccheggia e bordeggia
lasciando un solco: sul candor di latte,
che si frange e s’arriccia,
un pennone sovrasta, un coltellaccio…
Concludersi dovrebbe l’iniziato
giro tornando al punto di partenza?
Va’, va’ col tuo tormento
sopra il lucido piano, al tuo destino,
senza giammai defletter dal cammino!
La palma già t’arride:
in nome del progresso
ora – al servizio dell’umanità
che avida è in attesa –
tra incidenti mirabile incidente,
coronerà la fine del tuo viaggio
la scoperta d’un Nuovo Continente!
Il lavoro è del toscano Mario Musetti (1908-1994) e reca lo stesso titolo di quello di Umberto Eco (Cristoforo Colombo), ma la soluzione è tutt’altra: è l’apriscatole e torna facile sincerarsene rileggendone il testo, ricco di precisi doppi sensi e di felici notazioni a doppia valenza (può riuscire utile indicarne gli elementi più rilevanti: ‘coperta’, ‘bordo’, ‘perigliosi frangenti’, ‘conservatori’, ‘puntigliosa’, ‘rotta’, ‘latte’, ‘s’arriccia’, ‘pennone’, ‘coltellaccio’, ‘incidente’, ‘scoperta’, ‘continente).
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