Un commento alle recenti elezioni, che sia fuori dai due dissonanti cori, non è agevole senza il ricorso a considerazioni che, necessariamente, ci portino molto lontano dalla realtà odierna. Proviamo a farlo.
I popoli che hanno, di fondo, come loro base culturale l’empirismo sottopongono la speculazione filosofica, soprattutto politica, alias l’indagine volta a capire i nessi tra gli eventi della vita, alla sperimentazione concreta, alla verifica dei fatti secondo procedimenti logici e raziocinanti.
In direzione del tutto opposta, si muovono i popoli per così dire “idealisti”. Essi procedono per astrazioni in cui credono sulla base di procedimenti mentali precostituiti, applicano la logica al limitato fine di “dedurre”, con procedimenti stereotipati, la conoscenza del reale da Verità assolute, indimostrate, indimostrabili e perciò definite dogmatiche.
Popoli della prima specie sono stati: i Greci e i Romani, prima dell’influsso dell’orientaleggiante Platone e dei mediorientali Mosé e Gesù Cristo e sono: i britannici dopo l’approdo oltre le scogliere di Dover del “De rerum natura” di Tito Lucrezio Caro, che illustrava la filosofia pre-socratica, in generale, e democritea, lisippiana ed epicurea, in particolare. Lo sono anche gli statunitensi, per derivazione e influenza dell’egemone mondo inglese (WASP: White Anglo Saxon Protestant).
Popoli della seconda specie sono stati i Romani della decadenza imperiale, divenuti ebrei, cristiani e platonici, e sono oggi gli abitanti della parte continentale dell’Europa, cattolici, protestanti (soprattutto luterani), seguaci del post-platonismo espresso dall’idealismo filosofico tedesco, nella doppia derivazione, fascista (di destra) e comunista (di sinistra).
La differenza nell’attività politica, perseguita, dagli uni e dagli altri, è notevole: i primi non disdegnano la così detta “dietrologia”, nel tentativo di capire che cosa nasconda la realtà al di là dell’apparenza; i secondi le sono ostili, per partito preso, ritenendola frutto di mera fantasia e non di razionalità. Storicamente, i primi sono stati e sono tuttora egemoni nelle situazioni politiche date, nel rispetto di regole di buona e civile convivenza sociale e soprattutto della libertà individuale, almeno nell’osservanza delle forme; i secondi hanno espresso le forme di potere (crazie) le più assolutistiche e illiberali, dalle teocrazie, alle monarchie assolute, dalle oligarchie di censo e di status e dalle dittature più sanguinarie e oppressive (nel secolo breve: fascismo e comunismo).
Oggi: i primi hanno intuito che dietro il comodo paravento della democrazia si annidano i poteri straripanti delle Banche che soffocano la libera iniziativa individuale, condannano i popoli a un progressivo impoverimento industriale, collettivo e individuale, annullano la possibilità di espressione del dissenso o acquisendo la proprietà o tenendo in dipendente e subordinata posizione debitoria il sistema mass-mediatico tradizionale dell’Occidente (stampa giornalistica, editoria, radio, televisione) o contrastando, con misure varie (fiscali, restrittive, di controllo) richieste ai Governi succubi e acquiescenti, l’espansione dell’informazione on line, l’unica in grado di turbare i sogni dei grandi magnati della Finanza.
Rebus sic stantibus, pur dopo gli effetti dirompenti dei leader politici britannici e statunitensi contro il potere delle banche, che valore possono avere, per il derelitto e inascoltato popolo italiano, gli acuti e lamentosi guaiti dei politici che si vogliono “battuti” nelle recenti elezioni regionali o le garrule e stridule ciarle di quelli che si ritengono “vincenti”? Nessuno! E quel che è peggio dell’insignificanza della lotta politica in Italia, nessuno sul Pianeta e sullo Stivale si accorgerà.
Naturalmente, vale ciò che è detto nel brocardo latino: in pari causa turpitudinis melior est condicio possidentis, perché non v’è dubbio che il quieta non movere, convalidato dai risultati delle recenti elezioni, giova più a chi ha il sostegno delle Banche (arricchito o meno del contorno di “sardine”) che non a quelli che non solo non ce l’hanno ma non sanno neppure in che direzione andare per averlo.
Essi, vivendo in Paese alle menzogne ideologiche avvezzo, se ne nutrono essi stessi.
I comunisti et similia, dopo il crollo del bolscevismo e di ogni altra consimile utopia, su suggestione di ex Governanti inglesi e nord-americani, divenuti consulenti ben retribuiti di organi para-bancari, si sono adattati a fare i servi sciocchi dei ricchi Super-banchieri di Wall Street e della City.
Nell’Eurocontinente, mancano forze politiche idonee a combattere la spregevole combutta.
Non ha senso, infatti, combatterla con i residui nostalgici del Fascismo di Hitler, di Mussolini, di Franco, di Salazar (e chi più ne ha ne metta) oltre che con partiti personali di tycoon che delle Banche hanno bisogno come dell’aria per respirare.
E’ inutile recriminare: una forza liberale, conservatrice della democrazia e della libertà, come quella inglese e statunitense, l’Euro-continente non ce l’ha e non può avercela oltre che per ragioni storiche soprattutto filosofiche e di pensiero. I liberali italiani sono anch’essi figli dell’idealismo tedesco di Gentile e di Croce. Ed il loro passato risorgimentale (filo inglese, filo francese e anti-austriaco non disinteressato) e dell’Italia Unita non li raccomanda certamente come forza politica d’urto.
E allora? Si può sperare, senza rischiare la camicia di forza usata per i folli, che nel Paese dove sono stati derisi i Machiavelli, bruciati i Giordano Bruno, incarcerati i Galileo Galilei e considerati alla sola stregua di dolci poeti dal compassionevole pessimismo i Giacomo Leopardi, (ignorando il suo genio di incommensurabile lucidità filosofica che hanno saputo scoprire e insegnarci gli anglosassoni, lettori non distratti dello Zibaldonee delle Operette moralioltre che de Il passero solitario) nascano leader politici, capaci di leggere tra le righe della politica internazionale e non osannino, per calcolo politico, ai loro stessi nemici di case contermini alla nostra, più ricchi dei Paperoni anglo-americani di Londra e di New York che dicono di voler combattere?
No, cari lettori. La RAI non è la BBC, cantava un ritornello di anni addietro. E nel nostro clima, al tiepido sole delle nostre terre, dopo il ciclone ebraico, cristiano, platonico, hegeliano, nietzschiano e marxista non nascono leader politici che abbiano il buon gusto di non richiedere pieni poteri senza sapere neppure in che direzione usarli.
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