A proposito di comunicazione (poco) costruttiva, qualche tempo fa mi scrive su Messenger una ragazza. Riporto letteralmente il messaggio:
“Buongiorno, sono XX XX (scrive prima il cognome e poi il nome), mu, ha dato il suo contatto XX XX, con lei ho conseguito un Master in Gestione e sviluppo delle risorse umane, inoltre settimana scorsa mi sono specializzata in Corporate Communication e media. XX mi ha dato il sup contatto per aiutarmi a trovare un lavoro nelle zone poiché sono di XX XX m
Rimango a disposizione per eventuali informazioni”.
La cosa che apprezzo, in termini di comunicazione e networking, è l’aver citato XX (è una professionista, la conosco molto bene). E’ sempre un punto a favore evidenziare che si hanno relazioni comuni con il proprio interlocutore, specialmente se di valore. E apprezzo anche la proattività nell’inviare il messaggio.
Tuttavia, rimango interdetto da altre cose:
– presentarsi anteponendo il cognome al nome (forse non si fa più neanche alle elementari…)
– uso “creativo” della punteggiatura (con una specializzazione in comunicazione??)
– refusi a gogò (nessuna rilettura del messaggio, dà il senso della sciatteria e dell’approssimazione)
– la dicitura “trovare un lavoro nelle zone”, che oltre ad essere un concetto sgrammaticato è concettualmente (per me) sbagliato, perchè mi fa percepire che dall’altra parte c’è chi pensa che il lavoro sia ancora “sotto casa”.
Nonostante ciò rispondo nel giro di qualche ora, scrivendo:
“Salve, XX (nome), non sono bravo a “cercare” lavoro in senso tradizionale; aiuto casomai le persone ad attirarlo, mettendo in campo processi di creazione di contenuti, personal branding ed altro. Ma se dovessi sentire qualcosa le farò sapere.
E’ trascorso un mese: nessun grazie, nessuna risposta…
Ho voluto riportare il messaggio e farlo diventare elemento di riflessione (lo farò anche in aula di formazione) per dire che, evidentemente, i titoli di studio sono solo quadri vuoti da appendere alle pareti quando si comunica così e si trascurano elementi di base dell’italiano e dei valori umani (cortesia, gentilezza, educazione, gratitudine) che sono alla base dei nostri rapporti. Tutto ciò balza subito agli occhi, soprattutto se ci sono in ballo questioni legate al lavoro, e trasmettono informazioni intorno a cui – se il destinatario è attento – si costruiscono profili.
Consigli:
Se questi sono i nostri “biglietti da visita”, pensiamoci su più volte, prima di mostrarli in giro… 😉
Per costruire un sano networking, prima di chiedere, domandiamoci “come posso essere utile?”
Un “grazie” in più non costa nulla, ma trasmette molto.
Che ne pensi?
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