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Coronavirus: la soluzione prima del problema

L’emergenza che in queste settimane sta attanagliando l’Italia sta mettendo alla prova un po’ tutti. Il personale sanitario, a tutti i livelli, è letteralmente in trincea provato da turni massacranti e dalla frustrazione nata in seno ai tentativi a volte fallimentari di salvare vite; ma anche le forze dell’ordine, il personale impegnato a garantire i servizi di prima necessità, i volontari e gli amministratori sono in prima linea in una guerra contro un nemico silenzioso, subdolo e invisibile.

Il Coronavirus ha sferrato un attacco letale, sotto ogni punto di vista, al mondo intero in maniera imprevista mettendo tutti di fronte a scelte e costrizioni prima assolutamente impensabili. In epoca moderna il vantaggio di essere un semplice cittadino è poter pensare solo alla propria situazione o eventualmente alla propria famiglia, mentre essere un amministratore significa affilare le armi, creando un cordone di sicurezza che contenga il contagio da un lato e dall’altro una rete intorno al personale sanitario, in modo che il sistema possa funzionare senza andare al collasso, contando meno perdite possibili e con tutte le responsabilità del caso.

Nonostante la tecnologia stia dando un grosso contributo alla causa, favorendo la comunicazione in tempo reale, gli amministratori locali si trovano a dover sfoderare tutte le strategie possibili per arginare la mancanza di senso civico e di responsabilità verso la comunità da parte dei trasgressori, ancora troppi, e per risolvere le situazioni impreviste che il Coronavirus sta generando.

Da lontano sto seguendo le dinamiche che alcuni comuni del nord, come il comune di Vicenza per esempio situato in una delle regioni a maggiore diffusione, insieme ad associazioni di volontariato ed organi di stampa stanno mettendo in atto per riuscire a gestire la situazione. Controlli a tappeto, ordinanze restrittive e una serrata comunicazione sono ormai all’ordine del giorno per tutti o quasi, ma sono tre le iniziative del vicentino che colpiscono l’attenzione che delineando una spiccata sensibilità e un importante lavoro di collaborazione tra chi ogni giorno si alza, o forse nemmeno dorme più, con un unico pensiero in testa: salvaguardare la salute di tutti.

Foto di Freakwave da Pixabay.

In pochi giorni in città sono state montate tende da campo da parte della protezione civile come ricovero sicuro per le persone senza fissa dimora, inoltre sempre i volontari hanno messo a disposizioni droni per la sorveglianza del territorio. Per garantire il riposo del personale medico e sanitario, che ormai da tempo preferiva dormire in auto per non diventare veicolo di contagio per le proprie famiglie, sono state messe a disposizione stanze di albergo a titolo gratuito. E’ stata inoltre attivata una raccolta fondi su più fronti per l’acquisto di presidi medici e sanitari necessari.

Spostando poi l’attenzione di poche centinaia di chilometri verso il comune di Milano, altro centro decisamente colonizzato dal virus, ci rendiamo conto che qui non solo l’amministrazione ha messo a disposizione locali, anzi addirittura un intero immobile di 48 unità abitative, per coloro che a causa dell’emergenza hanno necessità di isolarsi, ma ha anche “stretto accordi con una cooperativa sociale sia per ospitare personale sanitario che per accogliere bambini i cui genitori siano ricoverati in ospedale per Covid-19”. Sette i centri raccolta e smistamento che sono nati sul territorio comunale milanese in questo momento per garantire la consegna della spesa a domicilio alle famiglie in difficoltà economica. E’ partita inoltre qualche giorno fa, sempre nel capoluogo lombardo, una campagna di “reclutamento” medici e personale in pensione per dare man forte alle forze impegnate sul fronte sanitario.

Il comune di Bergamo, passato alle cronache per l’impressionante numero di bare documentate in un video che ha già fatto il giro del web, ha messo in atto misure restrittive nei confronti dei ludopatici, in giro a cercare tabaccherie dove acquistare gratta e vinci in maniera compulsiva e ha negato l’uso del wi fi comunale in prossimità degli hotspot esterni, attrattore di gruppi di “navigatori” per scongiurare la formazione di assembramenti.

A Bologna si assumono infermieri mettendo a disposizione alloggi gratuiti “per il personale in prima linea”, mentre all’ospedale Sant’Orsola in appena tre ore è stato allestito un nuovo reparto per fare fronte all’emergenza.

Nell’ambito dei servizi al cittadino interessante l’iniziativa adottata per permettere la visione di spettacoli, concerti, proiezioni ed eventi culturali di “Bologna agenda cultura” dallo schermo di casa. La crisi, la più grave dal secondo dopo guerra ai giorni nostri, si sta combattendo su più fronti e servono oggi più che mai flessibilità e padronanza del proprio ruolo per combattere il nemico pubblico. Avere la soluzione prima che si presenti il problema: è la parola d’ordine per la società nel 2020.

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Veronica Ruggiero

Giornalista, collaboratrice presso il Gruppo Corriere.

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