Esce oggi nelle sale “Il traditore” il film di Marco Bellocchio su Tommaso Buscetta. Con Pierfrancesco Favino, Maria Fernanda Cândido, Fabrizio Ferracane, Luigi Lo Cascio. Unico film italiano in gara a Cannes presentato oggi 23 maggio, giorno dell’anniversario della strage di Capaci in cui perse la vita Giovanni Falcone. L’uomo a cui Buscetta rivelò i nomi di quelli che lui riteneva i traditori.
Paola Bellone su Cinquantamila: «La collaborazione inizia ufficialmente il 16 luglio 1984, alle ore dodici e trenta, a Roma, nella sede della Criminalpol, in presenza dei giudici Giovanni Falcone e Vincenzo Geraci, e del dirigente dell’ufficio Gianni De Gennaro: “Sono stato un mafioso ed ho commesso degli errori per i quali sono pronto a pagare integralmente il mio debito con la Giustizia, senza pretendere sconti o abbuoni di qualsiasi tipo. Invece, nell’interesse della società, dei miei figli e dei giovani, intendo rivelare tutto quanto è a mia conoscenza su quel cancro che è la mafia, affinché le nuove generazioni possano vivere in modo più degno e umano”. In trecentoventinove pagine svela l’organigramma di Cosa Nostra (da qui il teorema Buscetta: Cosa Nostra esiste ed è un’organizzazione unitaria, e i membri della Commissione sono tutti congiuntamente responsabili degli omicidi compiuti in nome dell’organizzazione). Fa i nomi dei vertici: Luciano Liggio è il capo, nonostante sia in galera; in sua assenza i reggenti sono Salvatore Riina e Bernardo Provenzano, con pari poteri (“solo che Riina è molto più intelligente del Provenzano, e pertanto ha maggior peso”).
L’ultimo colloquio, il 12 novembre 1984, quando chiede di mettere a verbale spontanee dichiarazioni: “Sono stato ispirato solo dalla mia coscienza e non già da desiderio di rivincita o di vendetta: quest’ultima, infatti, non ha mai restituito quello che si è perduto per sempre. La mia scelta, quindi, maturata nel tempo, non è condizionata da rancori personali e tanto meno dall’aspirazione ad eventuali norme di favore per i cosiddetti pentiti. Mi sono reso conto da tempo che l’epoca in cui viviamo è incompatibile coi principi tradizionali di Cosa Nostra e che quest’ultima si è trasformata in una banda di feroci assassini. Non temo la morte, né vivo col terrore di essere ucciso dai miei nemici, quando verrà il mio turno, affronterò la morte, senza paura. Ho scelto questa strada in via definitiva ed irreversibile e lotterò con tutte le mie forze affinché Cosa Nostra venga distrutta. So bene quali umiliazioni e quali sospetti sul mio conto sarò costretto a subire e quanta gente male informata o in mala fede ironizzerà su questa mia scelta di vita; ma, anche se sarò deriso, o peggio, chiamato bugiardo, non indietreggerò di un millimetro e cercherò di indurre tutti quelli che ancora sono indecisi a seguire il mio esempio per finirla una volta per tutte con un’organizzazione criminale che ha arrecato solo lutti e disperazione in tante famiglie e che nessun contributo ha dato allo sviluppo della società”.
Grazie alle sue dichiarazioni vengono spiccati trecentosessantasei mandati di cattura.
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