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Dario Cuomo si racconta nel suo ultimo singolo “Anni Luce”

Dal 23 dicembre su tutte le piattaforme digitali è disponibile Anni Luce, il nuovo singolo del cantautore Dario Cuomo, nuova scommessa di Italian Music Records (etichetta del Magic&Unique Group, media group con sede a Los Angeles e a Londra) nata grazie al lavoro del pluripremiato compositore italiano di fama internazionale Louis Siciliano – uno dei pochi europei in giuria ai Grammy Awards – che unisce le diverse forme del Made in Italy per promuovere in Italia e all’estero la nuova musica italiana.

Anni Luce è un singolo nato per il Natale 2021, per augurare buone feste ai fan di Dario, ma anche per riflettere sul momento di passaggio, viaggiando sul filo di una malinconica distanza e di una perdita.

Anni Luce, infatti, canta il desiderio di avere accanto chi si ama; un confronto faccia a faccia con il passato che porta a un presente malinconico ma che sa esprimere con grazia e forza, attraverso la musica di Cuomo, la nostalgia di un amore perduto.

Anni Luce” parla d’amore e di nostalgia: puoi raccontarci qualcosa in più?

Quando ho scritto Anni luce stavo passando un periodo disastroso. Avevo vent’anni, tanto dolore e tanta rabbia dentro e, in più, mi ero appena trasferito a Roma, lontano da tutti i miei cari. Era un periodo difficile e Anni luce è stata la luce in fondo al tunnel. Non è qualcosa di profondamente autobiografico. È più una raccolta di sensazioni, immagini, parole per raccontare il desiderio di sentirsi ancora parte del mondo. Avevo bisogno di sentirmi compreso, ascoltato, soprattutto da me stesso. Con Anni Luce ho iniziato a scrivere e a comprendermi più a fondo. Pur presentando una vena molto malinconica, questo brano è soprattutto un inno al non perdersi, al dare la giusta importanza alle relazioni, al risorgere dai propri errori.  A volte siamo così superficiali quando ci sentiamo al sicuro tra le braccia di un amore. Ma quella sicurezza, quella fiducia, va ricambiata sempre, giorno dopo giorno. Solo così può instaurarsi un rapporto vero, trasparente e duraturo.

Il tuo singolo precedente – “Il tuo sapore” – era una ballad con un mondo sonoro molto distante da quello che ascoltiamo in “Anni luce”: come mai?

“Anni Luce”, rispetto a “Il tuo sapore”, è un brano molto più intimo, c’è molta meno speranza e molta più riflessione nelle parole. Il parlato iniziale annuncia, in qualche modo, che si sta trattando di qualcosa di molto più sentito, il che ci ha dato modo di pensare che non servisse davvero un tappeto musicale di rilievo. Abbiamo fatto un lavoro di sottrazione, abbiamo smussato gli angoli delle parole, e cercato delle sonorità che permettessero al testo di venire fuori in tutta la sua espressione. Abbiamo scelto un connubio tra il “classico” della chitarra e del piano, e il “moderno” di una drum che quasi va a sfociare nella ritmica della trap. Cerchiamo sempre e comunque di non essere uguali a noi stessi, ma di evolvere, canzone dopo canzone, verso una musica sempre diversa e mai convenzionale, discostandoci dai soliti discorsi legati ai generi. È la prima cosa che ci siamo detti io e Alex, il mio produttore, quando abbiamo iniziato ad approcciarci ai miei testi.

Nel testo della canzone dici che vorresti “cambiare le cose”: se oggi potessi cambiare qualcosa che cosa sarebbe?

Ognuno, credo, abbia bisogno della sua dose di dolore, di errori e rimpianti per poter vivere appieno la propria vita e comprenderne l’essenza.

Il “voler cambiare le cose” del testo, si fonda sul fatto che non c’è più speranza nel poterle cambiare. È un grido disperato e non di speranza, tant’è vero che la canzone finisce con il verso molto emblematico “Non succederà più”. È una vera e propria presa di coscienza, del fatto che nulla si può cambiare, ma tutto può trasformarsi in qualcosa di migliore, attraverso la comprensione dei propri errori. Se non avessi avuto questa concezione del mondo, forse non mi sarei mai spinto a scrivere musica, e non sarei qui ora a cercare di spiegare qualcosa di così complesso e vero.

Chi sono i tuoi modelli? E quale musica ti piace ascoltare?

Ascolto davvero di tutto. Mi piace stare sempre al passo con i tempi, e quindi ascolto molta Trap, molto Rap e il nuovo movimento del pop italiano, però senza dimenticare le nostre radici musicali, che affondano nel cantautorato dei vari Battisti, De Andrè, Dalla. La mia musica oscilla un po’ tra questi due fuochi. Se dovessi parlare di un modello di riferimento moderno, direi che Fulminacci sia una delle mie più grandi fonti d’ispirazione. Un cantautore geniale, che riesce a trovare delle armonie e dei ritmi molto interessanti, senza però dimenticare quanto sia necessario dare la giusta importanza alle parole e alla loro profondità d’espressione.

Questo è il tuo secondo singolo con Italian Music records: quali altre sorprese possiamo aspettarci?

Stiamo lavorando a mille progetti. Ci sono tante canzoni che vogliono vedere la luce, ma bisogna riflettere su un sacco di variabili, di possibilità e opportunità. Stiamo valutando bene ogni singolo passo. Il 2022 sarà un anno importantissimo. Abbiamo in serbo tante sorprese per i nostri fans e ci stiamo muovendo tantissimo per realizzare e organizzare al meglio le prossime mosse, e, soprattutto, i prossimi live. È arrivato il momento di ritrovare quello splendido abbraccio che solo il pubblico può dare. Spero torni al più presto la normalità e che si possa tornare a suonare liberamente, senza più restrizioni di alcun tipo. È l’augurio che faccio a me stesso e a tutti gli artisti, che, come me, vivono di musica e per la musica.

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