Non ricopro nessun incarico politico e\o istituzionale, non sono una giornalista ma anche da semplice cittadina italiana ed europea mi sento di esprimere la mia profonda commozione per la morte di Davide Sassoli, un uomo buono, come lo ha definito Ursula Von der Leyen che col suo operare ha dato lustro e onore alla nostra Italia, sempre più povera di personalità così belle.
Di poco più giovane ho potuto seguire alla TV tutte le tappe della carriera professionale e politica di quello che era per me un coetaneo, capace e brillante, garbato e gentile, dai suoi primi servizi giornalistici ai suoi coinvolgenti discorsi da politico.
Di lui ho sempre apprezzato la compostezza, il rigore etico e morale, l’eleganza dei modi, l’interloquire semplice pur nella raffinatezza dei suoi sentimenti che lasciavano intravedere l’animo di un uomo di pace, portatore di valori irrinunciabili quali la libertà, il rispetto della dignità umana, la tolleranza, la giustizia, la democrazia.
Non è sufficiente, diceva, rinunciare alla guerra ma occorre diventare strumenti di pace. E lui è stato un campione del dialogo, sempre a favore della cooperazione e della riconciliazione tra gli uomini e tra i popoli.
Ricordava costantemente che l’Europa non era un incidente delle storia, nè solo un’organizzazione economica ma anche una realtà con una dimensione sociale, culturale, spirituale da proteggere, tutelare, coltivare in vista di un benessere sociale globale “perchè nessuno resti indietro o sia discriminato”.
A proposito dell’Europa parlava di casa comune da abitare “in connessione” reciproca con regole capaci di scongiurare il privilegio del più forte , di abbattere muri e di ridurre le diseguaglianze.
Nel mondo del giornalismo prima e in seno al parlamento europeo poi, queste convinzioni erano da lui sostenute con la semplicità di chi sa di proporre l’ovvietà ma anche con la determinazione di chi non ammette deroghe e da cui non si può deflettere. Il suo dire era sempre sincero e appassionato quanto sobrio e coerente. L’ho sempre ascoltato con interesse, affascinata dalla sua semplicità e dalla forza dei suoi solari riferimenti valoriali.
Rappresentava per me l’esempio dello “zoon politikon” aristotelico che avevo incontrato sui banchi del liceo. Un uomo serio, impegnato su cose altrettanto serie che riguardavano l’umanità in quanto insieme di singoli uomini di cui bisognava avere cura e sommo rispetto al di fuori di ogni retorica paternalistica o propagandistica e lontano da ogni velleità narcisistica così cara ai politici nostrani.
Riservato e concreto non ha mai mischiato il pubblico col privato, come di chi svolge il suo compito con grande senso del dovere, con impegno e preparazione, al servizio di tutti e senza cedere a piaggerie di ogni tipo.
Per tutto questo e per molto altro ancora lascia di sè un’immagine pulita, semplice, di un uomo onesto e pertanto sereno, un’immagine verso cui i nostri politici spesso “teatranti” dovrebbero tendere.
La sua eredità è impegnativa ma nello stesso tempo il suo esempio fa sperare che ci sia ancora la possibilità di credere nella politica nella sua espressione più nobile, che la partita col futuro non è del tutto persa e che si possa ancora lavorare per un mondo più giusto e più umano perchè come lui diceva: AL FUTURO CI VOGLIAMO ARRIVARE CON AMICIZIA.
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