Caro Direttore,
proprio nella settimana di Ferragosto, quando gli italiani sono distratti dalle ferie estive, il duo Di Maio – Salvini ha iniziato ad inviare agli elettori messaggi poco rassicuranti a proposito del mantenimento degli impegni assunti durante la campagna elettorale.
Reddito di cittadinanza e diminuzione delle imposte sono stati allora cavalli di battaglia rispettivamente di Di Maio e Salvini, divenuti poi il perno del famoso “Contratto di Governo”. Ci si accorge ora, alla vigilia della presentazione in parlamento della legge finanziaria per il 2019 in cui dovranno essere indicate tutte le spese dello Stato per il prossimo anno, che di soldini per mantenere quegli impegni e distribuire a tutti gli italiani i cioccolatini promessi, ce ne sono pochi, proprio pochi.
In una riunione dei due Vice-Presidenti del Consiglio con il Ministro dell’Economia Tria, nello studio dell’ “Avvocato del Popolo” (così vuol essere indicato il Presidente del Consiglio), sia Di Maio che Salvini hanno sottolineato che dopo tanto promettere non possono presentarsi ai loro elettori senza nulla di quanto promesso: in particolare difficoltà è Di Maio che, già provato dal “Decreto Dignità”, non può perdere la faccia senza quel famoso (e franoso) reddito di cittadinanza, che a suo tempo aveva suscitato tanto entusiasmo tra i suoi elettori delle regioni meridionali. Tanto da affollare già da allora gli uffici del Ministero del Lavoro per sapere come e dove presentare la relativa domanda, ritenendo che già di cosa concreta si trattasse e non di una promessa elettorale.
La risposta del Ministro dell’Economia, stando a quanto riferito da una zanzara presente alla riunione, è stata molto semplice: pochi soldi per il reddito di cittadinanza, tanto per introdurlo nel panorama legislativo ed una lieve diminuzione delle imposte dirette per professionisti e piccole e medie imprese, con leggere modifiche alle norme che già la prevedevano, anche in questo caso con un piccolo finanziamento. I fondi necessari saranno reperiti aumentando alcune imposte indirette, sopprimendo qualche agevolazione fiscale: se non bastasse (occorre reperire complessivamente più di venti miliardi di euro per far fronte anche ad altre esigenze) le armi di riserva saranno l’aumento del deficit (in realtà proposto solo da Salvini, con il Ministro dell’Economia che sa benissimo che la proposta incontrerebbe il deciso no dell’Unione Europea), un aumento della tassazione alle rendite finanziarie, un ennesimo condono fiscale. Altre strade non esistono.
Per quanto riguarda le pensioni (compresi i tagli a quelle d’oro) con tutta probabilità sene riparlerà, salvo qualche anticipazione demagogica per le pensioni d’oro con un prelievo a tempo , l’anno prossimo. Qualche ulteriore risorsa potrebbe venire da tagli alla spesa. Tutti i fumosi discorsi del Ministro “verde” (ma con strisce giallo-Lega) Toninelli a proposito della TAV e di altre grandi opere mirano a preparare l’annuncio del taglio (anche temporaneo) di tutto o parte delle opere, motivato da un insoddisfacente rapporto costi-benefici, ma in realtà per limitare la spesa (sempre che Salvini sia d’accordo).
Cari elettori “cinquestelle” e “lega” i tanti cioccolatini promessi saranno dunque pochini, giusto per dimostrare di averci messo tutta la possibile buona volontà. Si sa che le promesse elettorali sono come il vento che spazza le strade per poi lasciarle coperte dei più disparati rifiuti, quando non provoca danni più gravi.
Sono trascorsi cinque mesi dalla fine dell’ultima campagna elettorale, ma non si spegne l’eco delle promesse che i due partiti populisti hanno fatto e che sono chiamati ad onorare oggi che sono al governo del Paese.
Le difficoltà che incontrano erano facilmente prevedibili e la politica fornisce sempre le soluzioni alla solo condizione di saperla praticare. Se non si è capaci o non si vuole per pregiudizio estremista la sola strada da intraprendere è quella del “complotto” ed e’ quella che ha scelto il capo politico di 5 Stelle. Quindi se il reddito di cittadinanza non si fa e non si può nemmeno cancellare la Fornero, se della flax tax se ne riparla nel 2019 e di migranti non se ne vedono più in giro la colpa è della “spectre” (dopo il meeting Trump-Conte non si possono accusare gli USA come fa l’amico Erdogan).
E allora, caro Pacelli, non rimane che attendere la redazione della legge di stabilità con il suo strascico di dichiarazioni roboanti del duo Di Maio – Salvini e di inutili polemiche dell’opposizione che non c’è in attesa di tempi migliori, quando i “molti nemici” sparsi qua e là in tutti i settori della società troveranno “qualcuno con la forza di mettere insieme le energie generate da una sana e robusta e apolitica reazione contro le pazzie populiste”. Buon Ferragosto.
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