L’orologio segna le 23:58. Mancano 120 secondi all’Apocalisse, e nessuno sembra in grado di poterla fermare.
Nel 1947 gli scienziati della rivista Bulletin of the Atomic Scientists dell’Università di Chicago idearono questo orologio simbolico, che misura il pericolo di una ipotetica fine del mondo a cui l’umanità è sottoposta; comparando la mezzanotte al giorno del giudizio, i minuti quantificano la distanza ad esso. In sostanza, abbiamo metaforicamente solo due minuti per cambiare le sorti del pianeta.
Infatti, stando all’ultima modifica del 2018, ci ritroviamo vicinissimi al punto di non ritorno toccando il picco più basso mai registrato dall’orologio; esattamente come nel periodo compreso tra il 1953 e il 1962, quando prima gli USA e poi l’URSS svilupparono le loro bombe all’idrogeno, rischiando di iniziare una guerra nucleare a cui nessuno sarebbe sopravvissuto per fermarla.
Dopo mezzo secolo siamo bloccati ancora in un mondo-polveriera cosparso di guerre attive e di guerre in attesa, con leader politici che trattano la terra come la plancia del Risiko, minacciando e spostando armamenti e soldati. Il popolo attende, e spera che quei dadi non vengano mai lanciati. Un cambiamento dai tempi della Guerra Fredda c’è in effetti, anzi, molti cambiamenti, per lo più climatici.
Innalzamento del livello del mare, incremento delle ondate di calore e dei periodi di intensa siccità, alluvioni, aumento per numero e intensità delle tempeste e degli uragani. Madre Natura è arrabbiata e nessuno può biasimarla. Le emissioni di gas serra stanno aumentando, e anche in ciò chi ha più possibilità sembra non curarsene, ma a differenza delle strategie militari da “Trono di Spade” in cui un pubblico cittadino può fare decisamente poco, in questo caso si può agire a briglia sciolta ed essere attivamente difensori di ciò che ci circonda.
Greta vive a Stoccolma, e durante il suo nono anno di scuola ha iniziato a non frequentare più, per sedersi di fronte al Parlamento svedese in segno di protesta. Ha messo da parte la sua istruzione a causa delle incredibili ondate di calore e dei frequenti incendi boschivi che hanno colpito il suo paese; ha deciso di muoversi per qualcosa che secondo lei meritasse più attenzione, qualcosa di più grande. Ha sedici anni.
Il movimento studentesco internazionale Fridays for Future è figlio delle sue gesta, ed espone i cartelli con su scritto “Skolstrejk för klimatet” (trad.: sciopero da scuola per il clima) in tutto il mondo, lanciando un chiaro segnale ai capi di stato.
In sostanza, il futuro stavolta passa nelle mani di ognuno di noi, e non bisogna lasciarlo scappare commettendo un errore che potrebbe essere fatale. La Commissione europea per l’Ambiente ha lanciato anni fa una campagna di sensibilizzazione diretta agli studenti, ma che può essere allargata tranquillamente a tutte le persone. Si chiama “Cambia”, che al grido di “Abbassa. Spegni. Ricicla. Cammina.”, dà un’opportunità concreta ad ogni cittadino del mondo di poter fare la sua parte, cominciando dai piccoli gesti domestici.
Vi invito ad informarvi sul sito www.climatechange.eu.com per maggiori informazioni.
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