Edda Ciano, detta la Deda o “la cavallina matta”, grande bevitrice, grande giocatrice al tavolo verde, al mare in due pezzi quando le donne perbene andavano col costume intero, fumo, macchine sportive, sesso. «I mattinali delle questure relazionavano sulla sua frequentazione di “soggetti di pessima condotta, cacciatori di dote, dissipatori di patrimoni, cocainomani sospetti di esser stati affetti da malattie sessuali, persino giovani ebrei”». Ninfomane, chiacchiere su orge, gigolò ecc. Il marito Galeazzo Cianno complice, patito di prostitute, frequentatore del bordello di Isabella Colonna a piazza Venezia, non parliamo di quello che combinava all’estero, se lui corteggiava una moglie, lei subito si dava da fare con il marito, si finiva a quartetti, ecc. Galeazzo corrottissimo, col padre Costanzo a un certo punto avevano messo insieme un patrimonio da un miliardo [Mirella Serri, recensendo la biografia di Eugenio Di Rienzo, in uscita per Salerno, Sta].
Negli ultimi vent’anni la dimensione delle automobili è cresciuta in media di 12 centimetri. Per questo il governo svizzero, su invito del Consiglio federale, sta discutendo sull’allargamento delle strade, almeno nei punti più stretti.
A che punto è il tentativo di creare un embrione ibrido di elefante/mammut?
«Quest’anno pubblicheremo i primi risultati. L’obiettivo è consentire all’elefante asiatico di vivere senza problemi nell’Artico, salvandolo dall’estinzione. Abbiamo stilato una lista di 44 geni utili, sia di elefanti antichi che moderni».
Cos’altro sogna di fare?
«Creare organismi resistenti a tutti i tipi di virus. Ci siamo già riusciti con l’Escherichia coli, un batterio intestinale, e ci stiamo provando con i maiali e con l’uomo. Poi, lavoriamo a tecniche per invertire l’invecchiamento».
Che intende?
«La maggior parte delle malattie che uccide gli umani nei paesi industrializzati non colpisce i 20enni, ma gli anziani. Perciò bisogna spostare indietro l’orologio delle cellule, farle tornare giovani. Perché si proteggano da quei danni che le cellule di un 80enne, invece, non riescono a fronteggiare».
E questo è possibile?
«Certo, l’abbiamo dimostrato sui topi, modificando due geni che agiscono su quattro malattie legate all’invecchiamento: l’obesità, il diabete, nonché patologie cardiache e renali. Ora lavoriamo sui cani. Li abbiamo scelti perché fanno una vita simile alla nostra ed è facile capire se la terapia funziona o no. Anche in questo caso, il prossimo obiettivo siamo noi» [George Church a Rosita Rijtano, Rep].
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