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Elena Improta

Sono Elena Patrizia Improta, concepita a Genova, dove i miei genitori, per motivi di lavoro, negli anni 60, si dovettero trasferire da Napoli. Orgogliosa di essere stata partorita a Napoli nel 1963, sono mamma di un ragazzo di 30 anni, Mario, affetto fin dalla nascita da una grave disabilità.

Contestazione giovanile, terrorismo

Vivo a Roma dal 1968 anno in cui mio padre, Umberto Improta è stato trasferito all’Ufficio Politico della Questura di Roma. Ho attraversato con la mia famiglia gli anni bui della contestazione giovanile prima e del terrorismo poi, anni che hanno segnato in modo indelebile la mia infanzia e adolescenza.

Abbiamo abitato per anni nel quartiere di Monteverde che è sempre nel mio cuore in particolare per l’aria di “famiglia” che si respirava: i giochi in cortile, il salumiere e il bar sotto casa, la scuola che potevamo raggiungere a piedi…. tutto sparì di colpo un giorno i cui i brigatisti rossi entrarono con violenza a Via Bennicelli (parallela di Via dei Colli Portuensi) colpendo a morte e ferendo un funzionario dell’Ufficio politico e antiterrorismo della Questura di Roma collega di mio padre.

L’attentato era in realtà rivolto a papà, la scorta che avevamo sempre sotto casa dissuase le BR.

Gli anni della tensione

Dopo pochi mesi fummo costretti a trasferirci ai Parioli, abitazione di servizio all’interno del Commissariato Salario-Parioli in Via Guido d’Arezzo. Si spensero le luci sulla nostra spensieratezza di adolescenti, entrammo nel tunnel della tensione, paura, diffidenza: non dovevamo dare confidenza a nessuno, non potevamo frequentare locali, bar, feste, discoteche.

Una tappa obbligata: il lavoro

Ho conseguito la maturità classica al Liceo Mameli, mi sono successivamente iscritta a Scienze Politiche, ma il percorso di vita universitaria si fermò quasi subito. Dovetti andare a lavorare: “Elena, Maurizio, se mi ammazzano mamma e vostro fratello Massimo ancora alle scuole medie avranno bisogno del vostro sostegno anche a livello economico “e così fu che a 19 anni appena compiuti iniziai a lavorare come impiegata all’IRI.

Il matrimonio e un figlio

Era il 1987 quando conobbi il padre di mio figlio Mario, fu un fidanzamento d’altri tempi, sicuramente non un colpo di fulmine. Ci sposammo dopo un anno e a marzo del 1989 aspettavo Mario. Iniziata la crisi matrimoniale, mio marito chiede il trasferimento a Bari, trascorsi 9 mesi praticamente da sola, senza sentirmi né amata né bella per quel pancione che ho amato fin dal primo giorno. Il padre di Mario chiese il divorzio nel giugno 1991. Dopo qualche anno ho incontrato e nel 2006 ho sposato un uomo meraviglioso, che ci ama incondizionatamente. Non siamo la famiglia del “Mulino bianco” ma Io, Andrea e Mario abbiamo deciso di scalare la vita insieme, con amore e rispetto reciproco.

Aggiungo che ho raccontato la mia vita in un libro/diario dal titolo “Ordinaria diversità. Diario di una figlia, moglie, madre” (edizione Ponte Sisto).

Il Master in counseling professionale

Dopo 37 anni colgo l’opportunità di frequentare il master di agevolatore nella relazione di aiuto. All’ASPIC si è concretata nel momento in cui una serie di circostanze, dovute a cambiamenti sostanziali nella mia sfera sociale, mi aveva portato a riconsiderare e ridisegnare il mio approccio alla vita.

La Onlus “Oltre lo sguardo” e la mamma/caregiver

Il mio adorato figlio, ormai quasi trentenne, affetto da grave disabilità complessa ad alto carico assistenziale, la nascita della Onlus di cui sono Presidente e il ruolo ormai consolidato di mamma/caregiver, punto di riferimento per molte famiglie del Lazio e della Toscana, hanno stimolato la mia volontà a essere ancora più strutturata e forte psicologicamente. Ho sentito di aver oramai concluso un ruolo che mi aveva pienamente compresa, appagata, entusiasmata, a volte provata, ma mai piegata, tuttavia ancora non sufficientemente e costantemente in equilibrio, in ogni caso mantenuta in una specie di rotta da una luce che non si sarebbe mai spenta: la cura

Avevo dato, ma avevo anche ricevuto molto nel lungo periodo durato circa 30 anni, il mio ruolo attivo di madre, così come è comunemente e praticamente inteso nella società in cui vivo, non si concluderà mai!

Un porto dove approdare

In questi lunghi 30 anni ho provato una grande sofferenza. È in mezzo a questa tempesta emotiva che ho faticosamente cercato un porto dove approdare, ho cercato di riscoprire le mie passioni, di riappropriarmi dei miei spazi, di ritrovare la voglia e la forza di mettermi in discussione, ho cercato di prendere contatto nuovamente con Elena 19enne, che sentivo e sento essere presente dentro di me.

Sono sempre stata una donna dai mille interessi, anche se non tutti agiti. Un mondo in particolare mi affascina da sempre: la capacità di comprendere come gli esseri umani si relazionano gli uni agli altri e come interagiscono con il mondo che abitano, con il sistema che li accoglie; la capacità di capire cosa succede, quando a un essere umano viene a mancare l’equilibrio che lo fa stare bene e soprattutto in che modo è possibile intervenire per cercare di aiutare una persona in difficoltà.

Il sostegno psicologico

Ho letto in passato, perché ne ero attratta e quindi per puro piacere, diversi libri di psicologia e filosofia, in maniera però disordinata e non produttiva o meglio senza scopo.

Ho imparato ora che nulla accade per caso. Da quando è nato mio figlio Mario (novembre 1989) ho sentito forte l’esigenza di un percorso di sostegno psicologico. Ho attraversato in trent’anni varie scuole di pensiero, ho frequentato studi freudiani, junghiani, beavoristici comportamentali, ho conosciuto Massimo Fagioli. Un giorno difficile come i tanti giorni della mia “ordinaria diversità” parlando con un carissimo amico in toga ho iniziato a frequentare lo studio di uno psicologo psicoterapeuta formato all’ASPIC , tre anni fa fu proprio Lui a parlarmi del Master così ho saputo dell’esistenza dell’ASPIC, dei suoi ideali e dei suoi modelli operativi.

Durante il percorso del master ho avuto molte occasioni di soddisfare la mia esigenza interiore di contattare, individuare, comprendere e capire alcuni aspetti della mia personalità. Ho trovato, esplorato e accolto alcune parti di me di cui non avevo consapevolezza.

In questi anni di ricerca e crescita personale più volte il contatto con il mio io più profondo è stato doloroso, fino al momento in cui non ho imparato che l’esplorazione del non debitamente compiuto, non è tanto funzionale a un inutile rimpianto, quanto lo è invece per operare una differente lettura delle esperienze passate e/o, se necessario, un tentativo di ridisegnare la realtà attuale utilizzando sì le emozioni di ieri, ma con le risorse della persona di oggi.

Il mondo interiore

Sono ancora nella fase di esplorazione del mio mondo interno, delle mie dinamiche relazionali. Ci sono con la piena consapevolezza che incontrerò in questo cammino quelle parti di me che hanno sofferto, la bambina sgridata e molto spaventata, terrorizzata a volte da un papà eccessivamente rigido. La bambina che non si aspetta di essere toccata, carezzata e coccolata perché non riesce a ricordare la sua mamma che lo faceva, la bambina che si sentiva brutta e insignificante e che quindi doveva dimostrare di valere, che ha combattuto, spesso perso e a volte vinto le sue battaglie da bambina prima, da adolescente poi, e infine da donna, una donna che ha deciso di essere riparativa rispetto a ciò che ha ricevuto, e che non ha paura di donare, abbracciare, coccolare, toccare.

Questo sono stata e questo mi ha permesso di essere la persona che sono ora. Una donna che si accetta anche quando incontra le sue debolezze e le sue fragilità, una donna abituata ad ascoltarsi, capace di stare in compagnia ma anche con se stessa, che non vuol dire da sola.

FUNAMBOLE

Siamo delle funambole: camminiamo sempre su un filo tra speranza e disperazione.
Ci definiscono delle “combattenti”,
Siamo semplicemente “sorella di cuore”, “mamme rock”.
Portiamo un lutto, quello dell’abbandono.
Il “giro dell’oca” per ricevere cura e assistenza è solo il primo scalino per scalare la vetta della sopravvivenza,
Dietro la quale c’è lo spettro del “dopo di noi”.
Dedico la mia vita a mio figlio, ho toccato il fondo, mi sono rialzata e sono ricaduta e ancora rialzata. Ma anche se ti rialzi, ad aspettarti ci sono giornate senza luce.

Lavoro

A partire dal 1983 impiegata all’ IRI e poi a Telecom. Ha lavorato fino al 31.7.2018 presso la Asscom Insurance Brokers srl, società controllata da Aon e Puricelli & Ghezzi e partecipata da Telecom Italia.

Incarichi politici

Candidata in Consiglio comunale nella Lista Civica Veltroni alle amministrative del maggio 2006. Ricopre il ruolo di Assessore alle Politiche Sociali del Municipio II dal 2006 al 2008. Candidata presidente del Municipio II per la Lista Marchini alle comunali del 2013, viene eletta consigliere municipale. Nel maggio 2015 lascia la Lista Marchini e passa al Gruppo Misto, a gennaio 2016 rientra nel Pd. Già vice presidente del Consiglio del Municipio II. Tra i suoi incarichi politici ha svolto anche il ruolo di responsabile Politiche Sociali del PD Lazio.

Incarichi nel sociale

Da decenni è fortemente impegnata nelle politiche sociali e per la legalità: si è occupata in particolar modo di servizi alla persona e dell’integrazione dei soggetti con ritardo cognitivo e motorio. Un impegno civico, sociale e sui territori di Roma, svolto anche attraverso la Onlus “Oltre lo sguardo”, di cui è presidente. Già membro del CdA della Fondazione Hopen Onlus per la ricerca di malattie genetiche rare senza nome.

Ambasciatrice dell’Associazione Nazionale Volontarie Telefono Rosa di Roma porta avanti battaglie contro la violenza sulle donne disabili e contro le discriminazioni delle donne con disabilità in ambito sanitario

Impegno per la memoria

Già impegnata sui temi delle politiche giovanili e della sicurezza urbana si è attivata affinché si costituisse nel Municipio II di Roma una sezione dell’Associazione Nazionale Partigiani Italiani. Dal marzo 2011 è Segretario della Sezione ANPI M.Musu – M.T. Regard del Municipio II. Nel novembre del 2011 è stata nominata Vice Presidente dell’ANPI di Roma e Provincia con delega alle scuole e ai temi femminili. Attualmente fa parte del Comitato tecnico protocollo ANPI – MIUR per l’ANPI Nazionale.

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Lorena Fiorini

Lorena Fiorini, aretina di nascita, vive a Roma, ha lavorato alla RAI. Laureata in psicologia, collabora con testate periodiche, è Presidente del Premio Letterario “Donne tra ricordi e futuro” e dell’Associazione Culturale “Scrivi la tua storia”. Allieva di Stanislao Nievo, insegna scrittura creativa. E’ capo redattore del Notiziario della Fondazione W Ale. Fa parte della FIDAPA BPW Italy fin dal 1996, è stata Presidente della sezione Roma nel biennio 2013/2015, attualmente riveste la carica di consigliera. Ha pubblicato numerosi libri tra cui: “Vita in campagna, ambiente e gastronomia”, “Betty sono Bruno”, “Il grande libro del pane”, “Mele e torte di mele”, “Le incredibili virtù degli agrumi”, “Il peperoncino”.

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