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Esame di maturità: i ragazzi hanno preferito le illusioni e il futuro

Ieri più di mezzo milione di studenti ha affrontato la prima prova dell’esame di maturità, quella di italiano. Opere, fatti, personaggi di riferimento delle sette tracce proposte: Il porto sepolto di Giuseppe Ungaretti, Il giorno della civetta di Leonardo Sciascia, e poi il Novecento di Corrado Stajano e il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso nel 1982 dalla mafia assieme a sua moglie Emanuela Setti Carraro. Le tracce preferite sono state il brano dello scrittore Philip Fernbach sull’illusione della conoscenza (30,8%), quello di Tomaso Montanari sull’uso del futuro (20,1%) e l’articolo di Cristiano Gatti su Gino Bartali, che con la sua bici salvò migliaia di ebrei.

esame di maturità

Il primo a dirsi soddisfatto di questa prova è stato il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti: «Mi sono svegliato alle 6.30, poi sono andato al Ministero, ho aperto le buste e le ho inviate a tutte le scuole. C’è stato un riscontro bello e positivo. Se proprio dovessi darmi un voto, direi un otto». A Un giorno da pecora il ministro ha commentato: «La traccia su Dalla Chiesa, una persona dello Stato, come Borsellino e Falcone. Era tra i temi che avremmo potuto affrontare e mi sono detto: no, questa deve entrarci».

La scelta di un brano di Montanari è stata contestata da Salvini. Il ministro s’è difeso: «Almeno non ci potranno accusare di non esser aperti e democratici».

Infine su Bartali ha spiegato di aver voluto unire lo sport al giorno della memoria, tema che lo ha particolarmente coinvolto. Oggi è prevista la prova di indirizzo. Le polemiche però non mancano. C’è chi dice che c’era troppa storia, chi sostiene che sono temi troppo lontani dalla quotidianità dei ragazzi, chi ha lamentato l’assenza delle donne.

L’attacco allo storico dell’arte Tommaso Montanari di Salvini: «Montanari? Finché questo triste snob di sinistra insulta me, amen. Ma quando arriva a infangare due grandi come Fallaci e Zeffirelli, siamo al delirio. Che lasci ogni incarico pubblico e chieda scusa all’Italia».

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Giorgio Dell'Arti

Nasce a Catania il 4 settembre 1945. Giornalista dal ’69 a Paese sera. Passa a Repubblica nel ’79: inviato, caposervizio, redattore capo, fondatore e direttore per quattro anni del Venerdì, editore del mensile Wimbledon. Dirige l’edizione del lunedì de Il Foglio, è editorialista de La Stampa e La Gazzetta della sport e scrive per Vanity fair e Il Sole 24 ore. Dell’Arti è uno storico di riconosciuta autorevolezza, specializzato in biografie; ha pubblicato (fra gli altri) L’uomo di fiducia (1999), Il giorno prima del Sessantotto (2008) e l’opera enciclopedica Catalogo dei viventi - 7247 italiani notevoli (2008, riedizione de Catalogo dei viventi - 5062 italiani notevoli, 2006). Tra gli ultimi libri si ricordano: Cavour - Vita dell’uomo che fece l’Italia (2011); Francesco. Non abbiate paura delle tenerezza (2013); I nuovi venuti (2014); Moravia. Sono vivo, sono morto (2015); Bibbia pagana (2016).

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