Si diceva delle “crittografie mnemoniche” quelle combinazioni che, attraverso il sapiente uso di bisensi realizzano un gioco enigmistico dal nome arcigno, ma che suscita interessi notevoli dal punto di vista linguistico e semiologico; e la sua frequentazione mostra una vera e propria forza contagiosa. Conosciutone il meccanismo, viene immediata la voglia di inventarne ancóra e, se pure non si tratterà di novità, il gioco continuerà comunque a divertire e ad interessare.
È qualcosa di notevole effetto, ricco di arguzia e, a volte, anche di umorismo; esso fonda la sua struttura sul doppio significato attribuibile a una determinata locuzione, una seconda lettura che rappresenta generalmente una “frase fatta” o almeno più che plausibile.
Naturalmente, per il lettore poco aduso a simili manipolazioni lessicali e testuali potrà non essere immediato percepire la “doppiezza”, che risulta, però, ben realizzata mediante una serie di accorgimenti; essi rendono compatibili i due diversi livelli di lettura che sempre giustificano, per ciascuna «espressione stimolo», la giusta «espressione risposta».
Gli esempi che si mostrano indicano chiaramente la varietà di “codici” che càpitano a regolare i meccanismi del gioco. Si va da quelli più strettamente “definizionali” a quelli nei quali necessita un ragionamento un po’ più articolato. Tra i primi ci sono questi:
Per essi è tutto lineare; al più può “spiegarsi” che il ‘cucchiaino’ è un “piccolo strumento che serve a raccogliere” e quindi il mezzo minuto di raccoglimento; così come la ‘piovra’ suggerisce facilmente che si tratta di un grosso polpo minaccioso, un polpaccio sinistro, insomma…
Leggermente più articolati, ma sempre alquanto semplici, sono gli esempi comprendenti il passaggio “sostantivo/nome proprio”:
Si “gioca” diversamente quando il meccanismo non è di semplice definizione, ma comprende qualcos’altro, come in questi altri casi:
In altri casi l’«esposto» deve indurre a una considerazione specifica:
Decisamente più complessi sono esempi che potrebbero dirsi “dinamici” in quanto sviluppano un completamento attraverso un’azione indicata da un verbo; in tal caso l’«esposto» è preceduto dall’articolo determinativo:
Questi altri esempi sono decisamente più difficili:
Infine, tre “crittografie” decisamente particolari, ma facili e divertenti:
Apollo e Dafne (Ovidio, Metamorfosi, libro I). “Fer pater… opem… qua nimium placui mutando figuram!”.…
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