Un viaggio da Roma a Padova, fatto mille volte. Un viaggio nella memoria alla scoperta di tutto quello che si conosceva, ma non si era capito. La madre coraggio e il coraggio della sfida alla malattia del padre. Ma su tutto il ricordo e insieme il desiderio del reincontro con Luigi. In parallelo l’attesa di una figlia. Questo è il libro, “Quando ti guardo negli occhi” di Eleonora Daniele, nota per il fascino della bellezza, per le sue doti di giornalista e scrittrice, per la profondità delle riflessioni e dei pensieri del suo narrare, figli maturi della sua morale.
Un viaggio per riconoscersi mentre diventa madre dopo essere stata madre di suo fratello. Quel fratello autistico che le fa scoprire debolezze e contraddizioni. Poi l’arrivo alla stazione di Padova per l’ultimo Natale: “non era disposto a vivere ad ogni costo”, a Piazza delle Erbe in una notte fredda, sapendo leggere l’amore anche nei gesti inconsulti e violenti di Luigi che “non è Rain men”.
Sono trascorsi sei anni da quando Luigi è venuto a mancare. Aveva quarantaquattro anni. “Sei anni che te ne sei andato. Amore mio grande. Senza di te un grande vuoto. Per sempre sarai nel mio cuore”. E la scrittrice ha aperto il proprio cuore per dare voce ad un uomo che non parlava. Per raccontare il lungo dramma di una vita che nasce insieme alla malattia, per narrare il disagio, le difficoltà delle cure, i momenti duri, come durante l’adolescenza, quando Luigi aveva le crisi e diventava aggressivo, “mi poteva anche picchiare e tirare i capelli”, ha confessato la scrittrice. “Eravamo felici. Ci sdraiavamo sotto la grande quercia al centro del campo e guardavamo tutto intorno. Sapevo che se passava una farfalla la seguiva anche lui, che una nuvola dalla forma strana attirava anche la sua attenzione. Non c’era bisogno di dirselo. A fine giornata, per me avevamo visto le stesse cose, avevamo provato le stesse emozioni. È questa la comunicazione che lega le persone. In confronto, le parole non sono niente”. Tra biografia e analisi della diversità, la scrittura della Daniele ci fa fare il viaggio insieme ai suoi pensieri. E ci emoziona.
Certamente un rapporto che ha segnato la personalità della Daniele, un carattere tenace che le ha consentito di passare attraverso le mille insidie di una scalata al mondo dello spettacolo. Così come la capacità di andare oltre le apparenze, comprendere i silenzi dietro cui si celano storie drammatiche, trasformate (in diretta) spettacolo televisivo. “La tv del dolore” condannata negli anni novanta da critici dal palato delicato. Non è un caso che l’autrice, che da anni lavora in TV, racconta con la necessaria sensibilità le storie degli altri. Vicende anonime come quelle di donne passate nello studio televisivo di “Storie vere”, e di cui Eleonora Daniele, in un altro suo recente libro, ha esplorato le esistenze allargandone i confini per approfondire tra verità, realtà e immaginazione la loro vita. Perché “crescere i figli distanti dalla vita reale non fa altro che distruggere il loro stesso futuro” e su questa strada il viaggio della Daniele continua, questa volta guardando negli occhi sua figlia, e consegnandogli il testimone “ricorda che la diversità non è un difetto, è una risorsa”.
(“Quando ti guardo negli occhi” – Mondadori, pag. 160)
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