I pescatori di Mazara del Vallo sequestrati in Libia andranno a processo. L’ha fatto sapere il presidente della commissione Affari esteri di Tobruk, Yusuf Al-Agouri alla Stampa: «Come abbiamo detto alle autorità italiane i natanti sono stati fermati perché svolgevano attività di pesca nella zona economica esclusiva della Libia, secondo le segnalazioni ricevute, il fatto è considerato una violazione della legge libica. Da parte nostra rinnoviamo la richiesta di rimpatrio dei calciatori libici arrestati in Italia che avevamo avanzato prima della vicenda dei pescherecci». Spiegano Paci e Semprini su La Stampa: «Sull’argomento era intervenuto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio che ha assicurato il massimo impegno del governo per una risoluzione positiva della vicenda. Aggiungendo tuttavia che “l’Italia non accetta ricatti, i nostri concittadini devono tornare a casa”. La vicenda si inserisce in una fase assai delicata del dialogo intra-libico in cui sia il premier del Governo di accordo nazionale riconosciuto dalla comunità internazionale, Fayez al Serraj, sia quello del governo parallelo dell’Est hanno annunciato le dimissioni»
Prevista per il 5 ottobre una nuova conferenza internazionale sul destino della Libia. L’idea dell’Onu per il dopo al Serraj è quella di un triumvirato, «un Consiglio a 3 con un rappresentante per ciascuna regione del Paese (Tripolitania, Cirenaica e Fezzan). Da mesi l’idea circola e viene genericamente accettata. Il Consiglio presidenziale fu la formula inventata nel 2015 dall’Onu per avere una “presidenza collettiva””: 7 membri, scelti da tutte le regioni, guidati da un presidente e due vice- presidenti. Sotto di loro i ministri» [Nigro, Rep].Ora al Serraj punta all’incarico di ambasciatore libico in Gran Bretagna, dove vive la sua famiglia.
Sono tredici i candidati “impresentabili” alle prossime elezioni regionali, stando al codice di autoregolamentazione dei partiti e alla legge Severino. Li ha indicati la commissione Parlamentare Antimafia, in base alle verifiche disposte attraverso la Direzione Nazionale Antimafia. Nove di questi sono in Campania, cinque dei quali sono scesi in campo con il governatore Vincenzo De Luca. Tre sono in Puglia (due appoggiano Michele Emiliano). Il tredicesimo è il sei volte governatore della Valle D’Aosta, Augusto Rollandin, candidato con una nuova formazione autonomista che porta la sua firma
Alessandro Di Battista, non è ancora salito sul palco di Bari per sostenere la candidata governatrice del M5s Antonella Larrichia, e già ha fatto tremare il governo. Di ieri un post in cui punta di dito contro Emiliano. «In Puglia gli impresentabili sono tre e due corrono nelle liste di Emiliano». Una frecciata che preannuncia un intervento duro nei confronti del Pd, un intervento che potrebbe rompere i già delicati equilibri di governo. Ilario Lombardo sulla Stampa: «Anche i big sono stupiti e arrabbiati. Per esempio, la vicepresidente del Senato Paola Taverna e il capo politico reggente Vito Crimi, “Vuole far cadere il governo, è evidente”. “Perché non attacca Fitto?”, sono alcuni messaggi che trapelano dalle conversazioni».
Sono arrivate ieri due decisioni del Tar sullo scontro tra governo e regioni nella gestione dell’emergenza coronavirus. In Sardegna i giudici hanno accolto il ricorso del governo sospendendo fino al 7 ottobre l’ordinanza del governatore Solinas che imponeva test Covid obbligatori per chiunque arrivasse nell’isola. Solinas non l’ha presa bene: «Viviamo in un Paese dove il governo utilizza due pesi e due misure». In Piemonte il tribunale ha dato ragione al governatore Cirio che ha imposto la misurazione a scuola della temperatura degli alunni (la questione sarà poi discussa in camera di consiglio il 14 ottobre)
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