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Ibernazione virale

Roma, fase due: nostalgia del lockdown! Com’era bella la città di quei giorni. Riviveva, mutatis mutandis, la Roma sparita degli acquarelli di Roesler Franz, di oltre un secolo fa.

Silenzio affascinante e spettrale, smog scomparso, corso Vittorio Emanuele con l’apparenza di un’autostrada urbana e a Piazza Venezia due soli pedoni immobili, ossia i militi di guardia all’altare della Patria! Le file ai supermercati, tutti in maschera, distanti e perciò silenziosi, nella mite primavera romana! Con orrore il pensiero dei meno giovani correva ad altre file, quelle degli anni di guerra, per il pane, il latte,la carne, le uova, con la tessera in mano, pressati gli uni contro gli altri per non perdere il posto, nel timore che i viveri terminassero, con il freddo, con il caldo, con il sole e con la pioggia. Serrande chiuse di tanti troppi esercizi commerciali, grigie, fredde e tristi. Semafori lampeggianti a vuoto, senza macchine in attesa. Pattuglie della Polizia appostate nelle piazze a fare un lavoro quasi inutile, fermando senza voglia qualche macchina che passava loro accanto per trovare gli irregolari, quei pochi che non rispettavano i divieti.

La pace di godersi la propria casa e la propria famiglia, occasione straordinaria per conoscerla meglio, talvolta anche troppo. La noia della televisione inutile e dannosa, che seminava il panico con l’elenco dei morti, le immagini delle terapie intensive, la sfilata delle bare, tante volte al giorno, senza dare un filo di speranza e un briciolo di futuro. Così la propria casa diventava un fortino dove vivere asserragliati contro un nemico invisibile, dove guardare con sospetto un coinquilino mascherato incontrato per le scale, con le finestre chiuse nel timore che anche il vento potesse essere portatore del virus.

Tuttavia, felice ibernazione virale, quasi una sospensione della vita, una esperienza nuova, mai immaginata, ma suggestiva e piacevole! E a fronte di ciò i Pronti Soccorsi Ospedalieri e gli ambulatori medici sono rimasti per lo più deserti: la gente ha avuto più paura di contrarre il virus in quei luoghi che delle proprie malattie di altra natura, anche gravi, pregresse o sopravvenute.

Si sono alzate invocazioni strampalate alla violazione della Costituzione, alle regole democratiche, alla sovranità del Parlamento dovute ai Dpcm, da parte di facinorosi di ogni livello e probabilmente di scarsa cultura che hanno dimenticato come il Presidente della Repubblica e il Presidente del Consiglio siano due illustri giuristi accademici, l’uno docente di diritto costituzionale e parlamentare a Palermo, l’altro di diritto privato a Firenze, che certamente ben sapevano quello che facevano sul piano del diritto! E che in ogni caso hanno portato il Paese fuori dal dramma, con gravi ma limitati danni. Insomma in questa drammatica vicenda sarebbe stato e sarebbe ancora bene lasciare da parte la politica e pensare alla salute ! Primum vivere ,deinde philosophari .

Ci sono state patetiche voci di chi invocava libertà, credendo di interpretare i desideri popolari e conquistare voti ed invece li perdeva perché la gente ha avuto solo paura, tutti, dai più giovani ai più vecchi., paura, tanta paura. Così nelle città grandi e piccole, nei paesi, ovunque in Italia e in Europa. Diversa come sempre la “perfida Albione” che però per la sua diversità, in nome di una malintesa libertà, sta pagando un prezzo altissimo, come anche i suoi confratelli d’oltre Atlantico.

Uffici chiusi, la macchina dello Stato praticamente ferma, i privati asserragliati nello smart working domestico via via impoverito per la crescente diminuzione del mercato. Bambini e ragazzi felici della inattesa vacanza, increduli di fronte ai monitor delle lezioni scolastiche da remoto. La spaventosa crescita della attività telefonica che avrebbe fatto ricca la Telecom di altri tempi, quella delle costose bollette a scatto vecchia maniera e che invece oggi con pochi euro al mese ha consentito anche ai tanti migranti regolari e non di comunicare per ore con la propria famiglia lontana.

Tutto ciò lasciava pensare ad una frenetica attesa del giorno della fine del lockdown, con tutti liberi, in fabbrica ed in ufficio, nei negozi ,nelle agenzie, tutti in strada a respirare finalmente le libertà costituzionali che erano state ripetutamente invocate da chi  la Costituzione probabilmente non l’aveva mai letta. Invece dopo il Lock down c’è stato lo stand-by: la gente non si è fidata ed è rimasta in casa, anche le mo vide giovanili sono state parzialmente disabitate, pochi negozi, ristoranti e bar hanno riaperto subito: l’ibernazione virale non è finita per Dpcm !

Nel frattempo il resto delle cose del mondo, dei problemi nazionali . regionali, comunali ed internazionali , pubblici e privati, commerciali, industriali, individuali e collettivi, economici, religiosi, sportivi, artistici, culturali, eccetera, sono progressivamente evaporati dietro le truculente immagini dei bollettini di guerra giornalieri della Protezione Civile e dei suoi Esperti.  C’è ancora la guerra in Libia che ha occupato  la parte centrale di tutti i telegiornali e notiziari radiofonici per settimane, anzi per mesi ? E l’ISIS, che ne è stato dell’ISIS, della Siria, della questione curda, della prepotenza di Erdogan, delle elezioni a Israele, delle primarie USA, delle stazioni spaziali orbitanti, dei nuovi film mai usciti, dei premi letterari rinviati a data da destinarsi, dei femminicidi, delle molestie sessuali di Weinstein, degli stupri di gruppo nelle città e campagne italiane, dello spaccio di droga, dei clamorosi quotidiani sequestri effettuati dalla Guardia di Finanza, degli sbarchi dei migranti, e finanche delle buche e della sporcizia di Roma Capitale gestione Raggi, per non parlare della politica finita per diventare una lite tra “comari”! Sono sopravvissuti all’attenzione generale gestita dai media, solo i problemi finanziari legati all’Europa, prodotti dall’epidemia e miliardi di miliardi fondamentali per la ripresa del Paese.

In fondo per chi ha guardato la televisione poco o niente, il Lock Down è stato un paradiso artificiale al quale ci si è rapidamente adattati ed affezionati, di fatto rifuggendo dall’inferno della vita quotidiana dei tempi cosiddetti normali. Felice ibernazione virale !  Tre mesi di pausa, in maschera anzi in mascherina diventata quasi uno status symbol di una qualità nazionale

Che dire allora del tragico bilancio della epidemia in Italia? È certamente stato uno sciagurato evento inatteso per tutta la penisola, ma soprattutto al di sopra del Po, per il quale è irriguardoso ed inopportuno cercare colpevoli anziché piangere ed onorare i morti. Onore delle armi per la disastrosa vicenda lombarda da Milano, a Bergamo, a Brescia, dove si è pagata la metà dell’intera tragedia nazionale e dove la storia non è ancora finita. Giù il cappello per Roma, Napoli e l’intero Sud dove incredibilmente la straordinaria macchina di difesa apprestata ed il buon uso del vituperato Servizio Sanitario Nazionale hanno limitato i danni al minimo. Citiamo il Lazio e soprattutto Roma dove il numero dei morti del mese di marzo al tempo del coronavirus è stato pari a poco più di 2700 unità , uguale a quello degli anni precedenti sempre oscillante tra 2500 e 2700 unità. Come mai? Perché le vittime del virus hanno sostituito quelle degli incidenti sul lavoro e di quelli stradali, mentre  nella affollata vita domestica gli anziani sono stati meglio accuditi e tutelati.

Domani o dopodomani cesserà anche l’isolamento regionale, forse in tutta Italia. Sarà una scelta politica perché i dati della diffusione del virus dicono ad esempio: ieri 16 nuovi casi nel Lazio, di cui tre a Roma e oltre 220 in Lombardia. Con la scelta fatta in nome dell’unità del Paese si vogliono tutelare i cittadini e le attività commerciali e produttive, o le classi politiche dirigenti che hanno avuto risultati diversi nei diversi territori? Come si può non condividere l’esitazione del professor Ricciardi consulente del Ministro della Salute, probabilmente finito in minoranza? Come si può non cogliere alcune verità proposte dal GIMBE di Cartabellotta, al di là dell’enfasi con la quale sono state divulgate? Epidemiologi, virologi, politici a vario livello, dietro autorevoli scrivanie, hanno fatto e fanno riferimento a Rt ed Ro , formule considerate da loro stessi approssimative, ma giudicate  dimostrative di valori sufficienti ovunque in Italia e perciò capaci di garantire l’abbattimento delle frontiere regionali ed internazionali. Sono formule per superesperti che cercano fumosamente di spiegare a cosa servono, senza che nessuno abbia saputo dettagliatamente descrivere come si calcolano

Bisogna quindi credere sulla parola? Non sembra invece il tempo di guardare giorno per giorno al numero dei morti nelle diverse Regioni e da questo riconoscere l’andamento della epidemia, come le televisioni tendono ad accreditare, perché queste povere persone decedute si sono infettate settimane e mesi prima e sono morte malgrado lunghe ed intense terapie. Forse ora sarebbe  meglio guardare realisticamente al numero dei contagi quotidiani, territorio per territorio, individuare le zone rosse residue, procedere di conseguenza al ripristino della libera circolazione nazionale ed internazionale e stabilire che l’unità della Nazione e le libertà costituzionali non prevedevano le epidemie ed il loro modo di iniziare, diffondersi ed estinguersi! I ritorni di malattia nel lontano Oriente dovrebbero avere pure insegnato qualcosa.

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Eugenio Santoro

Presidente Fondazione San Camillo- Forlanini - Roma

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