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Il circolo vizioso dell’incompetenza

“C’è una teoria che afferma che, se qualcuno scopre esattamente qual è lo scopo dell’universo e perché è qui, esso scomparirà istantaneamente e sarà sostituito da qualcosa di ancora più bizzarro ed inesplicabile. C’è un’altra teoria che dimostra che ciò è già avvenuto.” (Douglas Adams, autore di fantascienza)

Il modello del “circolo vizioso dell’incompetenza” spiega, a mio avviso, molto di ciò che è avvenuto in Italia (ma non solo in Italia) negli ultimi trenta anni.

Fase uno.  Quando le società di mercato smettono di crescere ad un ritmo che consente sia di premiare le capacità individuali che di redistribuire il reddito la politica democratica è costretta a fare delle scelte che inevitabilmente scontentano una quota crescente dell’elettorato.

Fase due. Questo scontento viene indirizzato dagli oligopoli mediatici verso l’attribuzione della responsabilità della mancata soddisfazione delle proprie aspettative alle tradizionali rappresentanze democratiche e a rivolgere i propri consensi verso soggetti nuovi, con meno esperienza politica e cultura istituzionale.

circolo vizioso dell’incompetenza

Fase tre. La mancanza di esperienza politica e di cultura istituzionale porta i nuovi soggetti a effettuare delle scelte sbagliate che determinano un’ulteriore riduzione della crescita e quindi ulteriore scontento che spinge il consenso verso soggetti ancora più apparentemente “nuovi”, ma in realtà ancora meno preparati e capaci di ricercare mediazioni equilibrate.

Fase quattro. La delegittimazione, che inizialmente aveva riguardato solo alcune parti politiche, si generalizza allora verso le istituzioni democratiche in quanto tali che subiscono una spinta alla riduzione dei loro poteri e delle loro prerogative a vantaggio di altre forme di rappresentanza centrate sul potere mediatico a sua volta collegato a poteri economici e burocratici che promuovono personaggi politici sempre più istituzionalmente incompetenti e  politicamente deboli.

Fase cinque. Si determina così una scissione schizofrenica tra una politica “dichiarata”, fatta di slogan che rispecchiano il senso comune demagogico che i media hanno determinato e una politica “praticata”, fatta di scelte che privilegiano gli interessi di ristretti gruppi costituiti di cui i media non parlano.

Il maccanismo è perfetto perché potenzialmente si autoalimenta all’infinito.

Se qualcuno sa come fermarlo ce lo faccia sapere.

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Daniele Fichera

Daniele Fichera. Ricercatore socioeconomico indipendente. Nato a Roma nel 1961 e laureato in Scienze Statistiche ed Economiche alla Sapienza dove è stato allievo di Paolo Sylos Labini, ha lavorato al centro studi dell’Eni, è stato a lungo direttore di ricerca al Censis di Giuseppe De Rita e dirigente d’azienda e business development manager presso grandi aziende di produzione e logistica italiane e internazionali. E’ stato inoltre assessore al Comune di Roma dal 1989 al 1993 e Consigliere regionale del Lazio dal 2005 al 2010 (assessore dal 2008 al 2010) e dal 2015 al 2018. Attualmente consulente per l’analisi dei dati e l’urban innovation per diverse società e centri di ricerca.

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