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Il digitale come filosofia

Ultimamente in Italia la narrativa sull’informazione si sta concentrando sull’aspetto filosofico della tecnologia digitale con libri, articoli e convegni. Cosa che non succede, ad esempio, negli Usa dove il digitale viene trattato per quello che é: una tecnologia che permette diverse forme di distribuzione.

In passato, una prima forma di distribuzione era la carta stampata, sia sotto forma di giornali che di libri. Poi si é passati alla tecnologia elettronica analogica con cui venivano distribuiti contenuti radiofonici e televisivi. Non ricordo di aver mai letto dell’esistenza di un trattato filosofico sulla modulazione di frequenza.

Ci sono state altre forme di distribuzione, come il disco fonografico, il videodisco (inclusi il CD e DVD), la cassetta (nastro magnetico, incluso il Vcr) e ultimamente tutte le svariate forme di distribuzione create con il digitale su Internet (e-mail, Web, streaming). Il fatto che il digitale su Internet possa generare valute come Bitcoin non significa che si debba scoprire l’essenza esistenziale della tecnologia binaria, ma piuttosto il motivo dell’interesse verso questo tipo di valuta.

Si dice che il digitale-Internet abbia cambiato il modo con cui si fa informazione e cosí si confonde l’informazione con la distribuzione. L’informazione rimane informazione con tutti i suoi pregi (accuratezza, equilibrio, rispetto) e difetti (troll, hater, falsità), ciò che cambia è la distribuzione, che non é argomento filosofico bensì tecnologico.

Se si volesse filosofare sarebbe meglio analizzare l’aspetto sociale collegato ai difetti dell’informazione non controllata. Personaggi come gli hater e i mistificatori sono sempre esistiti, solo che potevano contare su di un megafono limitato, visto che la distribuzione per radio, televisione, giornali o libri é regolamentata.

Ogni nuova forma di tecnologia ha permesso più forme di distribuzione della precedente, ma ciò non vuol dire che le nuove tecnologie debbano essere elevate a ruoli che non possono assolvere.

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Dom Serafini

Domenico (Dom) Serafini, di Giulianova risiede a New York City ed è
il fondatore, editore e direttore del mensile “VideoAge” e del quotidiano fieristico VideoAge Daily", rivolti ai principali mercati televisivi e cinematografici internazionali. Dopo il diploma di perito industriale, a 18 anni va a continuare gli studi negli Usa e, per finanziarsi, dal 1968 al ’78 ha lavorato come freelance per una decina di riviste in Italia e negli Usa; ottenuta la licenza Fcc di operatore radio, lavora come dj per tre stazioni radio e produce programmi televisivi nel Long Island, NY. Nel 1979 viene nominato direttore della rivista “Television/Radio Age International” di New York City e nell’81 fonda il mensile “VideoAge”. Negli anni successivi crea altre riviste in Spagna, Francia e Italia. Dal ’94 e per 10 anni scrive di televisione su “Il Sole 24 Ore”, poi su “Il Corriere Adriatico” e riviste di settore come “Pubblicità Italia”, “Cinema &Video” e “Millecanali”. Attualmente collabora con “Il Messaggero” di Roma, con “L’Italo-Americano” di Los Angeles”, “Il Cittadino Canadese” di Montreal ed é opinionista del quotidiano “AmericaOggi” di New York. Ha pubblicato numerosi volumi principalmente sui temi dei media e delle comunicazioni, tra cui “La Televisione via Internet” nel 1999. Dal 2002 al 2005, è stato consulente del Ministro delle Comunicazioni italiano nel settore audiovisivo e televisivo internazionale.

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