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Il primo morto per l’esplosione di una sigaretta elettronica

Il primo morto per l’esplosione di una sigaretta elettronica

Primo caso di morte per l’esplosione di una sigaretta elettronica, a St. Petersburg, in Florida. La vittima è Tallmadge D’Elia, di 38 anni, ritrovato nella sua camera con frammenti del vaporizzatore nel cranio. Marca dell’e-cig: Mod, fabbricata nelle Filippine e distribuita da Smok-E Mountain.

Secondo un rapporto dell’U.S. Fire Administration, dal 2009 al 2016 ci sono stati 195 incidenti in cui sigarette elettroniche sono esplose o hanno causato un incendio, ferendo 133 persone (38 in modo grave).  

Suicidi

Claudio Giacobazzi, di anni 65, amministratore delegato della Intermarket Diamond Business, uscito in auto apparentemente diretto verso la stazione, prese invece la via dell’albergo, si fece dare una stanza, si chiuse dentro la stanza, si spogliò fino a restare in mutande e maglietta, si sdraiò sule letto, infilò la testa nella busta di plastica legandosela stretta al collo con un elastico e si lasciò soffocare [Reggio Emilia, verso le 7 del mattino di lunedì, hotel Remilia di via Danubio, non lontano dal casello dell’A1: Giacobazzi era indagato per aver venduto diamanti a prezzi gonfiati attraverso gli sportelli di varie banche].

Cinque leghe

«Al nascituro governo delle cinque leghe va riconosciuto il merito di averci restituito il buonumore. Diciamoci la verità: gli ultimi anni sono stati di una noia mortale. Il loden di Monti. La sobrietà di Letta. Renzi ha strappato qualche sorriso isterico agli inizi, ma era troppo bullo per reggere la scena. Quanto a Gentiloni, le sue interviste sembrano un corso di autoipnosi. Gli orfani di Berlusconi sogghignavano: “Manca anche a voi”. Io minimizzavo per non dare loro soddisfazione, però in effetti dove lo ritrovi un premier che disturba la foto di gruppo con la regina Elisabetta o che la notte di Ferragosto fa esplodere un finto vulcano in Sardegna? Pensavo che momenti così non sarebbero tornati mai più. E invece sono bastate due settimane di trattative lega-stellate per riproiettarci nella nostra dimensione più autentica, la commedia all’italiana. Se Berlusconi vi interpretava la maschera del Cumenda, i nuovi leader indossano quelle di Totò e Peppino — punto, due punti, fai vedere che abbondiamo — con i contratti intestati al signor Di Maio e al signor Salvini, le sparate adolescenziali sul debito, le candidature a pera per la presidenza del Consiglio che ricordano la scena in cui Fantozzi entra nella cabina del comandante e lo trova alle prese con il manuale Come si pilota un aereo. Forze paradossali, le irride l’insopportabile Macron. Ma lui è cresciuto in un Paese dove per meritarti il potere arrivando dal nulla devi essere come minimo Napoleone» [Gramellini, CdS].

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Giorgio Dell'Arti

Nasce a Catania il 4 settembre 1945. Giornalista dal ’69 a Paese sera. Passa a Repubblica nel ’79: inviato, caposervizio, redattore capo, fondatore e direttore per quattro anni del Venerdì, editore del mensile Wimbledon. Dirige l’edizione del lunedì de Il Foglio, è editorialista de La Stampa e La Gazzetta della sport e scrive per Vanity fair e Il Sole 24 ore. Dell’Arti è uno storico di riconosciuta autorevolezza, specializzato in biografie; ha pubblicato (fra gli altri) L’uomo di fiducia (1999), Il giorno prima del Sessantotto (2008) e l’opera enciclopedica Catalogo dei viventi - 7247 italiani notevoli (2008, riedizione de Catalogo dei viventi - 5062 italiani notevoli, 2006). Tra gli ultimi libri si ricordano: Cavour - Vita dell’uomo che fece l’Italia (2011); Francesco. Non abbiate paura delle tenerezza (2013); I nuovi venuti (2014); Moravia. Sono vivo, sono morto (2015); Bibbia pagana (2016).

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