Idea-Azione

Il Sindaco di Riace Mimmo Lucano “riabilitato” dalla Cassazione: bastava conoscere Aristotele… l’aveva già detto

Secondo i giudici della Suprema Corte di Cassazione il Sindaco di Riace Mimmo Lucano non si è messo in tasca un euro e non ha favorito nessuno. E per la Cassazione non ha neanche celebrato matrimoni di comodo fra riacesi e migranti.

I magistrati della Suprema Corte lo mettono nero su bianco, gli elementi a carico di Lucano non ci sono: “L’appalto è stato affidato in modo assolutamente regolare. Lo hanno deciso in modo collegiale da Giunta e Consiglio Comunale, sulla stregua di pareri di regolarità tecnica e contabile, sottoscritti dal segretario e dai funzionari tecnici del Comune, dopo averlo reso pubblico e noto a tutti grazie all’istituzione persino di un albo comunale delle cooperative”.

Eppure non bisognava aspettare la Corte di Cassazione, Aristotele aveva già previsto e chiarito tutto 300 anni prima di Cristo, ed il nostro Aldo Di Russo ce lo aveva ricordato e messo nero su bianco in questo bell’articolo pubblicato su Mondo Cultura il 25/10/2018 (Il modello Riace: tra Platone, Aristotele e Raffaello), che riproponiamo in parte.

Si parla del particolare dell’affresco La scuola di Atene di Raffaello. Platone sulla sinistra raffigurato con il volto di Leonardo da Vinci e Aristotele sulla destra con il volto di Bastiano da Sangallo

Particolare dell’affresco La scuola di Atene di Raffaello

“Da quello sguardo nasce il fuoco dell’intero affresco, la logica, la razionalità come strumenti di ricerca per l’uomo. Nel libro che tiene tra le mani e che Raffaello mostra al visitatore con molta enfasi, Aristotele mette l’uomo di fronte ad una scelta: cosa deve guidare il comportamento del politico virtuoso? Deve seguire i principi codificati da un codice morale, la sua sapienza o applicare la saggezza come via verso la felicità collettiva? Rigido alle norme ideali o flessibile come può esserlo un sapiente? Mettendo su due piatti della bilancia queste due sorgenti di vita sophia: la sapienza e phronesis: la saggezza, Aristotele indica all’uomo la via della seconda. Non per violare la norma, ma perché, egli dice, la vita mette l’uomo di fronte ad eventi imprevedibili che, essendo tali, non possono essere codificati, oppure perché ci si trova di fronte ad una norma che se applicata non porterebbe benessere alla città. Essere virtuoso per Aristotele significa sapere scegliere la soluzione migliore, essere virtuosi significa cercare la felicità per la collettività. L’etica per Aristotele è politica. Nello spazio delle manifestazioni umane la saggezza è flessibilità di fronte alle norme. Per questo Raffaello dipinge Aristotele con il palmo della mano rivolto a terra, il luogo ove i principi diventano vita.

Quale è, allora il valore della giustizia? Applicare al caso concreto il principio del buon padre di famiglia diremmo oggi.

Questo affresco è straordinario, è davvero la sintesi di un mondo di transizione in cui il pensiero antico si fonde in un nuovo mondo e rinasce, appunto, verso nuovi orizzonti. Ma c’è un’altra cosa che volevo raccontarvi che mette in relazione Riace con l’etica e l’affresco. Nel libro VIII di quel trattato, Aristotele fa uno degli inni più belli che la letteratura ricordi alla amicizia tra gli uomini. La parola che Aristotele usa è phylia che traduciamo amicizia, ma capite bene quale radice contenga. Noi, in italiano, non usiamo solo la parola figlio per definire colui che abbiamo generato, ma anche in espressioni come “povero figlio!” Oppure “vieni figlio mio” rivolto ad uno sconosciuto che si voglia aiutare. In italiano phylia si comprende bene anche oltre la traduzione sempre un po’ approssimativa. Gli dei nella loro onnipotenza possono vivere per se stessi, nulla potrà intaccare la loro forza, ma l’uomo è talmente debole e insicuro che, per esistere, deve cercare una forza quasi divina al di fuori di sé e la trova solo nel bisogno degli altri. Dunque per Aristotele la phylia è una virtù politica, è saper riconoscere le ragioni proprie e quelle degli altri per trovare soluzioni pratiche ai problemi concreti e non piombare nella violenza e nell’odio.

Questa è l’etica secondo l’affresco: impegnarsi a rendere il più umano possibile questo mondo affrontando le difficoltà e trovando soluzioni per essere in pace con la propria coscienza. Attori, personaggi, scenografia, costumi, posizioni, luce, accessori di scena diremmo oggi, sono segni inequivocabili di una strategia narrativa che fa convivere filosofie diverse, diverse posizioni religiose ( considerate che l’affresco è nello studio del papa che lo ha commissionato) pensieri diversi e profondamente diversi dal nostro. In un mondo che deve rinascere, questo ci dice Raffaello, ragionare su quelle differenze significa capire di più dell’oggi. L’oggi di Raffaello è il nostro ieri, sono passati 500 anni da quell’affresco e più di 2300 da quei libri, il pensiero antico è ancora l’archetipo della nostra cultura. Conoscerlo e saperlo riadattare ai tempi è lo strumento della nostra civiltà. E Riace? Ai giudici la sentenza!”

Come spesso capita, nel pensiero dei grandi del passato si trovano strade che sono ancora sicure.

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Alessandro Angelelli

Innovation Analysis & Marketing Manager | Direttore di Moondo | Ti supporto nell'implementare l'innovazione digitale in azienda.

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