È stato scoperto in Cina un ceppo del virus dell’influenza suina che ha tutte le caratteristiche per provocare una futura pandemia. I virus, chiamati G4, sono geneticamente discendenti dal ceppo H1N1 che causò una pandemia nel 2009. Per otto anni gli scienziati del Centro cinese per la prevenzione e il controllo delle malattie hanno prelevato da maiali 30 mila tamponi nasali in macelli di dieci province cinesi e in un ospedale veterinario, consentendo di isolare 179 virus dell’influenza suina. La maggior parte era rappresentata dalla nuova varietà, che è diventata dominante nei suini dal 2016.
I ricercatori hanno quindi compiuto vari esperimenti in laboratorio e sui furetti, i cui sintomi sono paragonabili a quelli umani: febbre, tosse e starnuti. Hanno osservato che i virus G4 sono più infettivi, replicabili nelle cellule umane e causano sintomi più gravi nei furetti rispetto ad altri ceppi. Inoltre, secondo i test in vitro, l’immunità ottenuta dopo il contatto con i virus influenzali stagionali umani non protegge dal G4. L’altra cattiva notizia è che la percentuale di lavoratori e persone contagiate perché a contatto con i maiali è relativamente alta, il 10,4%. Gli scienziati pensano che il virus sia già passato agli umani. Non ci sono però prove che possa essere trasmesso da uomo a uomo.
Vo’ Euganeo, prima zona rossa in Italia, paese del primo morto da Covid, è a rischio fallimento. L’emergenza sanitaria è costata al Comune più o meno 50 mila euro che però nessuno vuole sborsare. Ad Alberto Mattioli della Stampa il sindaco Giuliano Martini spiega che dopo la paura sono arrivate le fatture dei blocchi di cemento con cui sbarrare le strade, dei bagni chimici per i militari, del gasolio per i gruppi elettrogeni, degli straordinari dei dipendenti, dello smaltimento dei rifiuti: «E ai professori dell’Università di g che sono venuti a fare i tamponi, ai volontari, un piatto di pastasciutta non vuoi darlo?».
La notizia ha sollevato qualche polemica. C’è chi dice che il primo cittadino vuole fare la vittima per tirare la volata elettorale a Zaia e attaccare il Governo e chi crede che dietro ci sia la voglia di riportare l’attenzione su questo paese di 3.300 anime. «In effetti, c’è già un piccolo turismo da Covid. Qualcuno arriva per selfarsi davanti alla facciata del Comune, quella con la scritta gigante Vo’ sulla facciata, vista e rivista in infiniti collegamenti dei tiggì, “e insomma prima chi l’aveva mai sentito nominare, il nostro paese?”, chiede Erik Granzon, l’imprenditore più importante [della zona per il quale] il sindaco “è stato bravissimo a gestire l’emergenza, un po’ meno con la ripartenza […]. Una strategia per ripartire non c’è. L’amministrazione non dà risposte né ha idee. Non hanno nemmeno rinviato il pagamento dell’Imu”».
Filippo, re del Belgio, ha espresso «profondo rimpianto» per gli «atti di violenza e di crudeltà» inflitti al Congo durante il periodo coloniale, atti che «pesano ancora sulla nostra memoria collettiva». Il sovrano ha scritto una lettera al presidente della Repubblica democratica del Congo, Felix Tshisekedi, in occasione del sessantesimo anniversario dell’indipendenza del Paese.
Non era mai accaduto che un re belga si scusasse per vicende del passato. Nella lettera Filippo non nomina mai il bisnonno, Leopoldo II, che regnò dal 1865 al 1909 e che fu uno dei più spietati sovrani coloniali della storia.
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