L’alveare è un kibbutz che ha resistito alla modernizzazione o un cohousing femminista? No, le api sono capaci di qualsiasi cosa per il bene della famiglia. Si pensi soltanto a come si immolano per difendere la casa: con una sola puntura l’ape muore perché il suo pungiglione ad uncino strappa via l’addome
C’è chi, in questa stagione cominciata da pochissime ore, risente dell’astenia primaverile, chi della rinite allergica, chi del pessimo adattamento al ritmo sonno/veglia. Poi c’è chi è tutto un movimento, un fare giri in campagna godendosi il tepore delle giornate, pensare alla famiglia, mettere a posto la casa, pulire, raccogliere quello che di spontaneo e buono si trova nei campi. Un flaneur? Uno che si gode la vita? Chi sarà mai questo viveur perdigiorno? Innanzitutto è femmina e vive in una comune principalmente costituita da femmine, dove il maschio riveste un ruolo meramente riproduttivo. Ecco, sarà qualche residuo di kibbutz che ha resistito alla modernizzazione, o un cohousing femminista – penserete voi.
Sveliamo l’arcano: ha le ali ed un corpo alquanto peloso, è l’ape. L’inizio della primavera è un momento delicato perché si pensa prima di tutto alla famiglia, a rinforzarla, a farla riprendere dalla sussistenza dell’inverno e a ripopolarla di api giovani e capaci. E’ un lavoro importante perché alla base di una buona raccolta di nettare e di polline. I primi voli vengono effettuati non appena il clima lo consente, diventando appena tiepido. Le ore più calde della giornata sono sufficienti per i primi giri di ricognizione e per una prima valutazione delle fioriture. Qualcuna non ce la fa a rientrare in tempo, disorientata dal brusco sbalzo di temperatura quando il sole prende a calare. Le api sono votate al sacrificio, vengono infatti definite ‘gli animali da soma del mondo degli insetti’. Sono capaci di qualsiasi cosa per il bene della famiglia; si pensi soltanto a come si immolano per difendere la casa: con una sola puntura l’ape muore perché il suo pungiglione ad uncino strappa via l’addome. Una morte terribile ma per loro vista come inevitabile, attuata in nome di un bene superiore.
La famiglia d’inverno s’inglomera, ovvero si stringe, si appallottola, si fa stretta stretta per rimanere al caldo. Nell’alveare ogni ape ha un ruolo e lo gioca in diverse tappe della sua esistenza. Solo la regina continua per tutta la vita a fare lo stesso mestiere: assicurare una popolazione nuova alla famiglia. Si parla infatti di superorganismo; per intenderci non esiste un’ape che dica alle altre ‘Basta! Me ne vado!’, a meno che non sia una regina con la sua corte, come durante la sciamatura, ma lì le esigenze sono diverse, ovvero duplicare la famiglia. Il forte senso di gruppo delle api è ciò che ritroviamo, come afferma Mancuso, anche nel bosco, che agisce in virtù di una stretta relazione tra gli individui che scambiano nutrienti e informazioni.
Ma torniamo all’attività delle raccoglitrici, vagano per le campagne, purificandosi dalle scorie e cercando le prime fioriture che sono fondamentali. A seconda delle zone potranno essere Tarassaco, Ciliegio, Robinia Pseudoacacia, Rosmarino, Mandorlo, Colza. Cercano polline, materiale proteico e ricco di vitamine e altri componenti utili per la covata e per le prime larve; quando ne trovano lo impastano in pallottole che posizionano sotto le zampette posteriori per poterlo trasportare. Quando arrivano nei pressi dell’arnia sono così cariche che l’atteraggio sul predellino potrebbe essere difficoltoso e così a volte, riposano un po’ nell’erba, prima di rialzarsi ed imbroccare l’entrata giusta. Qualche apicoltore sistema delle vere e proprie rampe di atterraggio per facilitare la discesa.
E via, la stagione comincia e la Natura risponde.
Tutti sembrano preoccupati per il futuro delle api che ormai sono diventate il simbolo del futuro del Pianeta. In realtà molto di questo futuro dipende da noi, da come pensiamo l’agricoltura e il consumo, dai cambiamenti climatici che, per esempio quest’anno, hanno portato nel nord Italia un inverno siccitoso. Possiamo aiutare le api? La risposta è sì. Possono farlo le amministrazioni pubbliche decidendo di intervenire sulle aiuole con decespugliatori anziché con diserbanti chimici, evitando trattamenti tardivi su animali adulti di insetti quali le zanzare, che peraltro danneggiano anche gli uccelli insettivori come le rondini, provocandone la morte, possono dare una mano anche i cittadini, adornando i balconi ed i giardini con specie nettarifere.
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