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La lingua del cuore e di cuore

15 Agosto 2021, Ferragosto, festa dell’Assunta, mi trovo in terra sicula, a Siracusa, e decido di partecipare alla celebrazione eucaristica nel santuario della Madonna delle lacrime.

Sono le ore 12, la funzione è iniziata da poco e la liturgia è in una lingua a me indecifrabile. Avverto un forte disagio, non mi piace ascoltare senza comprendere, non riesco a raccogliermi in preghiera, divento insofferente, mi giro intorno per decifrare nei volti dei presenti qualche “segnale” che mi faccia capire…

I banchi sono tutti pieni secondo le regole del distanziamento e i fedeli  tutti in un assorto raccoglimento, molti non sono Italiani, lo si comprende in particolare dalle fogge dei loro abiti, coloratissimi.

Mi affido al foglio della liturgia del giorno, ma è illeggibile: è scritto in una lingua molto simile all’arabo; scopro che è il singalese, assolutamente indecifrabile per me. Mi sento smarrita e desidero andare via.

Si parla la lingua del cuore

Intanto le musiche e i canti crescono e creano un’atmosfera unica che rapisce. Lentamente mi coinvolgono, non ho più bisogno di “capire la lingua”, mi sento parte di un tutto che non mi  è più “straniero”.

Ci sono momenti, nella vita, in cui le parole di cui disponiamo sono insufficienti a spiegare. L’emozione è unica: il mio Dio, il Dio Cristiano è lodato da fedeli provenienti da terre lontane, insieme condividiamo il suo Amore in un’armonia di suoni e di canti che trasmettono un benefico sentimento di concordia che accarezza il cuore e l’anima. Ogni barriera cade, la preghiera si alza in una sola voce, quella del cuore.

Non ricordo di aver vissuto un momento così intenso di preghiera, non mi sono mai sentita così tanto parte di un TUTTO grande e bello: una pecorella di un grande gregge ma meno smarrita (nonostante tutto).

Presa da quell’emozione, ho messo da parte le piccolezze del mio misero quotidiano e circoscritto e ho colto la bellezza di vasti e sereni orizzonti.

Seguire la celebrazione e parteciparvi con intensità non è stato più difficile. Non avevo bisogno di parole, la preghiera era quella del cuore ed era empatica con l’intera umanità.

Grazie Siracusa di questa esperienza unica ma soprattutto grazie Trinacria, terra di incroci, di scambi, di culture che si incrociano e incrociandosi si arricchiscono, di culture che comunicano senza perdersi.

Sarò puerile e stupidamente romantica ma io sogno un mondo così, senza barriere, unito dal linguaggio del cuore, un linguaggio universale che crea legami, include, comprende, risana.

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Antonella Botti

Sono nata a Salerno il 3 Marzo del 1959 ma vivo da sempre a Sessa Cilento, un piccolo paese di circa 1300 anime del Parco Nazionale del Cilento. Ho studiato al Liceo classico “Parmenide” di Vallo della Lucania ed ho conseguito la laurea in Lettere moderne. Sono entrata nella scuola come vincitrice di concorso nel 1987, attualmente insegno Letteratura Italiana e Latino al Liceo Scientifico di Vallo della Lucania. Ho pubblicato due testi di storia locale: "La lapidazione di Santi Stefano" e "Viaggio del tempo nel sogno della memoria". Da qualche mese gestisco un blog, una sorta di necessità interiore che mi porta a reagire al pessimismo della ragione con l’ottimismo della volontà. I tempi sono difficili: non sono possibili "fughe immobili".

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