Lo scenario cambia, non più mare, bagnini, sabbia ovunque e l’accento versiliese, meglio precisare i fiorentini si offendono; montagne, Centro Italia, Abruzzo. Un paese bellissimo, Pescocostanzo, con una storia importante, tradizioni e antichi mestieri che sono stati preservati e custoditi. Un’Italia di cui si racconta solo ai fini turistici ma la cui storia è conosciuta solo da pochi.
Tre paesi sulla Piana delle Cinque Miglia: Roccaraso, Rivisondoli e la nobile Pescocostanzo, paesi divisi tra il campanile e il Palazzo del Comune. Eletti da sempre come montagna dai napoletani, quelli che sciano bene quasi quanto gli altoatesini e che dopo Ferragosto fanno cambiare aria alle creature, ai figli, ossigeno, sole, buona cucina e serate allegre in piazza o a casa a giocare sul panno verde.
I giorni della crisi e delle consultazioni, sono giorni di vacanza, le ultime per molti e ai tavolini in piazza e o al Bivacco Smith sul prato con ombrelloni e lettini, come neanche ai Caraibi, si parla del futuro. Un futuro incerto, ricco di sorprese si interrogano i non più giovani signori napoletani vestiti di lino e con abbronzatura caprese, tra un morso al panino salsiccia e scamorza si parla dell’aumento dell’Iva e con lo spirito tipico partenopeo ci si affida al fato alla ‘!! ciorta’.
Tutti concentrati a commentare sui social, a confrontarsi con gli amici, a leggere le news e le dichiarazioni, troppe e discordanti. L’Italia che si scopre sempre più leghista e anticomunista, antifascista e soprattutto confusa e opportunista, ma su tutte le cose siamo diventati un Paese di maleducati. Ha ragione Michele Serra: “il sospetto che sia il crollo del tasso di educazione, il nostro problema numero uno, io ce l’ho sul serio”.
Proprio così, come non condividere, la buona educazione o se si preferisce anche solo ‘educazione’, che significa saper vivere, condividere e rispettare. Abbiamo dimenticato chi c’è l’ha insegnata e dimentichiamo di insegnarla, sottovalutiamo e minimizziamo, e invece non va bene, il problema esiste e non si risolve con l’indifferenza. Sin dalle piccole cose di tutti i giorni: salutare, rispondere con garbo e gentilezza, non essere prepotenti e irrispettosi, rispettare le regole e le buone maniere.
Sembra io sia nata nell’800, ripeto ai miei figli di salutare e sorridere, aver rispetto degli anziani e delle persone adulte, non urlare o indicare, e avere un occhio di riguardo per le donne e i bambini, banalità che ormai non esistono più e condizionano molto di più di quello che immaginiamo la nostra vita, il nostro comportamento, la nostra umanità . Non sono passati due secoli da quando essere educati non era una rarità, tutti urlano, passano indifferenti senza salutare, vivono in maniera selvaggia convinti di avere sempre ragione, nessuno usa il Lei ed i tempi ad esso legati, i nuovi barbari hanno per adesso vinto.
D’altronde i nostri politici ne sono la vera testimonianza, un Parlamento che sembra un ring, imprecazioni, appellativi, interruzioni e soprattutto assenze (anche non essere presenti e cattiva educazione e scarso rispetto per l’Aula e gli elettori).
Il Papa e Mattarella non vengono risparmiati da critiche e giudizi non sempre con termini appropriati, la maleducazione fa coppia con l’essere irrispettoso di tutto e tutti, fa scendere il livello di dibattiti e discussioni pubbliche e private. I nostri stadi nel corso degli anni sono diventati arene pericolosissime e non come un tempo un luogo di sano svago sportivo. Medici e professori vengono turlupinati e anche aggrediti, e quei genitori che si dovrebbero vergognare e scusare, giustificano e proteggono; nelle corsie degli ospedali il personale viene spesso aggredito e offeso, come se fosse normale e un proprio dirittohhhhhhhh. Chi è più forte vince, non è proprio così e la vita insegna. E quello che si constata sui mezzi pubblici e fuori dall’immaginazione, ma nessuno si lamenta, tutti complici del menefreghismo e di una strana e insana paura di intervenire.
E allora ecco che lo specchio di quello che siamo è quello che vediamo in TV, nessuna dialettica politica pacata e argomentata, non si litiga e non si discute più senza alzare i toni, sui social si va solo per offendersi senza confrontarsi, e si accresce il consenso con selfie e urla, proclami e promesse. L’ironia ha ceduto il passo alla saccenza, l’arroganza urlata alla competenza. Così tra uno spritz e un calice di vino, tra un bocconotto e una ferratella tipici dolci della zona, si parla di cosa ci aspetterà e se ci sarà un nuovo inquilino a Palazzo Chigi, Mentana vince la partita dell’informazione e del gradimento con la sua ‘maratona’, nel frattempo data l’altitudine si torna a casa a cambiarsi, la serata è lunga e tra le stradine l’odore delle cucine prende il sopravvento. Sotto il cielo stellato in una delle cento, mille Italie, condivido la frase dello scrittore e filosofo Eric Hoffer “ La maleducazione è un’imitazione di forza dell’uomo debole.
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