Francesco Margiotta Broglio, presentato da “Il Messaggero” come uno dei massimi storici dei rapporti tra Stato e Chiesa, in un’intervista a quel giornale afferma testualmente: Questo Papa… viene dal Sudamerica e il suo stile campesino lo ha piazzato a Roma. In Sudamerica… la Chiesa per non restare fuori dalla società s’infila dappertutto. Appena trova uno sipraglio,zac!…. Un gesto come quello dei contatori uno se lo può aspettare in Argentina ma non al centro di Roma. In più con un cardinale polacco travestito da elettricista…. Poco oltre il docente afferma:… il valore simbolico (del gesto) fa il paio con l’invito del Papa agli zingari in Vaticano… sostenendo che anche questo è un blitz che il Pontefice ha voluto far fare, per colpire l’attuale politica sui migranti su cui lui non fa che polemizzare e bacchettare.
Dopo avere immaginato che Cavour si stia rivoltando nella tomba, il professor Margiotta Broglio ricorda che un altro Papa gesuita, Pio XII, redasse ben tre bozze di Costituzione perché i politici italiani ne adottassero una! Concludendo ironicamente sul Che Guevara della Chiesa Cattolica, mandato in Italia per contribuire alla “Sudamericanizzazione” del Bel Paese, l’arguto docente preconizza che la storia delle bollette contribuirà alla canonizzazione (e successiva santificazione, ovviamente) di Papa Francesco.
Un articolo come questo di Mario Ajello che intervista Francesco Margiotta Broglio apre il cuore alla speranza anche a chi ha accettato, ovviamente obtorto collo, di dover vivere, iure soli, in una zona del Pianeta dove credenze fantasiose prevalgono sull’aderenza della mente al mondo delle cose concrete e verificabili con il raziocinio.
E’ vero che nella stessa pagina del giornale si dà notizia della ferma volontà di Bergoglio di dare una promozione al cardinale polacco, calatosi, da acrobata provetto, nella “fossa dei contatori”, ma questo è un problema di alchimie religiose ed ecclesiali da cui un uomo laico e libero nel pensiero ben può restare lontano e infischiarsene.
Ciò da cui una persona di tale specie non riesce, invece, a discostarsi (e non dovrebbe neppure tentare di farlo) è il panorama di profonda contaminazione della vita politica del nostro Paese ad opera di iniziative che non sarebbero giustificabili neppure nelle Pampase nella Dittatura dei Generali di ben triste memoria. E’ dubbio se una tale prospettiva non risulti inaccettabile persino per quei cattolici che si dichiarano democratici, se è vero quanto ha scritto il giornalista argentino Horacio Verbitsky, sul collaborazionismo di Bergoglio con quei Dittatori, (come dimostrerebbero numerosi documenti rinvenuti negli archivi del Ministero degli Esteri di Buenos Aires). Il giudizio di Verbitsky va anche oltre, attribuendo all’attuale Pontefice la responsabilità di avere sempre operato soltanto per “sbiancare i sepolcri vaticani, aperti per riciclaggio del denaro e la pedofilia”.
E’ difficile esprimere giudizi su accuse così gravi, senza avere letto il libro dello scrittore ed avere esaminato i documenti compromettenti da lui citati. E’ possibile soltanto affermare, re cognita, che all’attività, intensa e decisa, svolta dal Papa anche in Italia, per combattere la pedofilia non si è accompagnata nessuna iniziativa valida ed efficace tesa a toccare, neppure di sfuggita, lo IOR. Il problema, però, non è Papa Francesco né il cardinale elettricista o i giochini di potere del gesuitismo mondiale: è quello del persistente “candore infantile” delle masse dopo due millenni di perdita della ragione. Una popolazione mondiale, in rilevantissima quantità, crede ancora oggi ai falsi proclami, religiosi e politici, di fratellanza universale, di uguaglianza di tutti i figli di Dio sul Pianeta (di altri figli “divini” viventi su altri corpi celesti, i nostri “umanitaristi” non si occupano, per un limite tuttora esistente nelle trasmigrazioni cosmiche).
E ciò, dopo noti (e storicamente sempre ricordati) eccidi e genocidi, di uccisioni collettive e singole, di inquisizioni epuratorie e assassine, di stermini, di lagernazisti, di gulagbolscevichi, di massacri di pagani e di popolazioni centro-americane nonchè di callide colonizzazioni all’insegna ingannevole di simboli religiosi, di sanguinose guerre fratricide tra ebrei, cristiani, mussulmani e loro varie sottospecie, frutto di eresie scismatiche e di vecchi conflitti tribali.
Credere, in nome di un umanitarismo, studiato a tavolino e utile per fare proseliti, alle favole, alla magìa dei sogni, alla fandonie circondate da falsi misteri, ai dogmi ritenuti imperscrutabili e considerati, al tempo stesso, certi e indiscutibili, alle utopie confortanti, religiose e politiche ha un significato ben preciso. Vuol dire che una massa ingente di esseri umani, in pieno terzo millennio, nega a se stessa di fare uso di quel raziocinio che potrebbe distinguerla dalle bestie, se adoperato almeno per la soluzione dei problemi essenziali dell’esistenza. Tanti, ancora, si lasciano convincere che le verità religiose, di primo acchito considerate fantasiose, possono essere conformi al lume naturale della ragione e da questo giustificate.
E ciò con un ragionamento del tipo “obscurum per obscurius” e non senza la complicità di sedicenti filosofi che si danno un gran daffare per definire “razionaliste” concezioni metafisiche con fideistici richiami a mondi (delle idee, dei concetti, iperurani, celesti, della ragione astratta e chi più ne ha ne metta) del tutto non sperimentabili e che prescindono dall’osservazione del lato concreto delle cose: o con un richiamo romantico alla bellezza e dolcezza del sogno.
E’ questa la ragione per cui in Italia la gente è in massima parte pervasa da contrapposta faziosità: nessuno si chiede quale possa essere stato il motivo di un gesto così inconsueto di un cardinale che dimessi i drappi setosi e gli ingombranti paludamenti pluriricamati della sua funzione curiale, imitando Salvini, si è vestito da elettricista e si è calato nella fossa dei contatori di un palazzo occupato abusivamente da clandestini (per consentire, alla fine, un volgare furto di energia), ma tanti si domandano, invece, che cosa aspettino altri cardinali ugualmente abbardati e ammantati di abbandonare i loro ingombranti vestimenti per calarsi in altri tombini di altri palazzi o per togliere la luce agli edifici di Casapound o per aumentare il voltaggio ai Centri sociali.
Una tale sarabanda di gesti irrazionali, istintivi, emozionali, cosiddetti affettivi, sostanzialmente cervellottici nella loro pretesa di cogliere il reale, non cesserà fino a quando sopravviveranno quelle generazioni che si sono lasciate esaltare dallo strampalato grido di eja eja alalà, hanno cantato a squarciagola “Bandiera rossa trionferà” o si cimentano ancora in canti religiosi di varia fede, anche partecipando a manifestazioni “di strada”.
Un mondo di furibondi scontri dettati da contrapposte irrazionalità potrebbe scomparire all’improvviso soltanto se, non un cardinale acrobata, ma un modesto “elettricista” dalle idee chiare riaccendesse quella luce spenta duemila anni fa proprio sulla nostra terra, fino ad allora felicemente “romana”: la luce della ragione, del discernimento guidato dall’esperienza, del buon senso, della voglia di capire quali siano le strade che ci aiutino a risolvere al meglio e pragmaticamente i nostri concreti e pressanti problemi esistenziali (invasioni di popoli all’assalto e in violazione dei confini naturali o nazionali, sconvolgimenti della vita sociale, crescita e sviluppo economico del Paese in cui si vive, pressione fiscale, misure sanitarie e così via) senza le fumisterie di impossibili chimere cosiddette “umanitarie”!
Certo se ciò avvenisse, vi sarebbero problemi di disoccupazione: quella dei tanti propalatori di fantasie, politiche e religiose.
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