Di Nunzia Di Lauro
Drinn… Drinn… Ricordo come se fosse oggi.
Il suono martellante della sveglia impone di svegliarmi, sono le 5 del mattino.
…Penso… perchè svegliarmi così presto. Poi ricordo, è la settimana santa, tempo di preparativi culinari e allora mi armo di forza e ancora assonnata riesco ad alzarmi e percorro il corridoio che va dalla camera da letto al salone, seguendo una scia di odori, che ancora non riesco a riconoscere.
Arrivo nel soggiorno e trovo il sorriso di mia nonna sveglia da almeno un’ora che con una mano mi porge il caffè e coll’altra un grembiule (meglio noto come “mandesino”).
Con la sua voce, forse un po’ troppo acuta data ľora, mi guarda e mi dice: ” Mettiamoci alľopera”.
E in un nano secondo mi ritrovo sepolta dalla farina e dalle migliaia di storie che mi racconta ogni anno, sempre le stesse , ma che non mi stanco di riascoltare. Tra un impasto e una chiacchierata ci rendiamo conto che si sono già fatte le 10, sono passate 5 ore senza neanche accorgercene, iniziamo a contare quanti “vicci con ľuovo ” e quante “pizze”, quante pastiere di grano e di riso abbiamo fatto, perdiamo il conto e allora pensiamo che sarebbe meglio prima cuocere tutto e poi contare.
Nonna inizia a preparare i cesti per portarle a cuocere nel forno a legna e se ora fossi stata bambina ci sarebbe stato nonno ad aspettarla sotto casa con la macchina già in moto, ma nonno non c’è più, allora deve accontentarsi di zia.
Passano minuti, ore, poi si fa finalmente ľuna, vedo dal balcone mia nonna e mia zia arrivare e allora corro verso le scale, come una bambina che per la prima volta vede lo zucchero filato, rischiando anche di cadere per andare a prendere il panetto più grande, consapevole del fatto che quello sarà solo mio.
In un attimo la casa inizia ad inebriarsi di profumi, e a poco a poco riesco a riconoscere la cannella, la vanillina, l’essenza al millefiori e l’odore inconfondibile dei limoni.
Tutto scorre tranquillamente, in un attimo la casa si riempie di persone, una gara a chi ha fatto di più e meglio… Sembra tutto normale, non ć è niente che non va, siamo tutti insieme come ogni anno… Invece no.
Non è così, nel mondo sta accadendo qualcosa di insospettabile ed estremamente angosciante: quello che una volta era la normalità ora non c’è più. Mi manca ľ odore di casa di nonna, mi mancano le uova piene di cioccolato fatto in casa, mi mancano i miei zii, i miei cugini, mi mancano i miei amici e i nostri bicchieri di vino forse bevuti in po’ troppo in fretta, mi mancano le grigliate di carne e mi mancano perfino i discorsi sessisti e antipolitici dei miei parenti, mi manca tutto.
Mi rendo conto che questa è la felicità che cercavo. La vera felicità, che tanto mi ostinavo a trovare nei grandi gesti, in realtà già era con me, nelle piccole cose. Si magari in una pizza “chiena” oppure nei discorsi di mia nonna su come aveva conosciuto nonno, in un piatto di fusilli fatti in casa, questa era la mia felicità e non me ne sono mai resa conto.
Mi sento persa, io, si proprio io che odio andare a messa, io che odio la religione per i sui insegnamenti che non capisco, io che odio la Pasqua vorrei indietro tutto questo, anche solo per un minuto, vorrei che il tempo si fosse fermato a quella tavola imbandita di cose da mangiare. Ma non si può, e non mi resta che andare avanti, con un cuore malinconico e con la speranza di ritornare ad assaporare un po’ di quella felicità.
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