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L’accordo sul Recovery Fund

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L’accordo sul Recovery Fund

Dopo 92 ore di negoziati il Consiglio europeo si è chiuso alle 5.31 di ieri con un accordo di sessantasette pagine che contiene ciò che era atteso: un Quadro pluriannuale di bilancio europeo di 1.074 miliardi fra il 2021 e il 2027 e un programma Next Generation EU, o Recovery Fund, da 750 miliardi. Giuseppe Conte ha parlato di «una giornata storica per l’Europa e per l’Italia». Toni un poco più misurati sono stati usati da Emmanuel Macron e da Angela Merkel.
«Soltanto chi conosce un po’ Matteo Renzi sa quanto possa essergli costato dichiarare in pubblico: “Conte in Europa ha lavorato bene”» [Gramellini, CdS].

Il pacchetto da 750 miliardi di euro che dovrà servire alla ricostruzione post-pandemia sarà suddiviso in 390 miliardi di sovvenzioni a fondo perduto e 360 miliardi di prestiti per i paesi colpiti dalla crisi. All’Italia andrà la quota maggiore, circa 209 miliardi, 82 di sussidi e 127 di prestiti. Di questi, 21 saranno incassabili da subito.
«È inutile nascondersi che, partito per Bruxelles come una sorta di Re Travicello, al centro di manovre convergenti che miravano a sostituirlo, Conte è rientrato a casa rafforzato: è l’uomo che darà le carte nei prossimi mesi. E se è riuscito in questo intento è anche perché il governo giallo-rosso, nato quasi un anno fa con l’obiettivo di tenere l’Italia agganciata alla prospettiva europea, contro i tentativi sovranisti di portarla con un piede fuori dall’Unione, è risultato credibile agli occhi di molti dei partners che hanno in casa lo stesso problema, ed erano determinati a riaffermare la capacità dell’Europa di mostrare la sua forza proprio nei momenti difficili» [Sorgi, Sta].

Se le sovvenzioni a fondo perduto sono scese a 390 miliardi (dai 500 miliardi della proposta iniziale di Merkel e Macron), è per via «del pressing dei Paesi frugali che hanno insistito per portare la cifra dei “grants” sotto la soglia dei 400 miliardi, considerata un limite invalicabile per Emmanuel Macron. Alla fine il presidente francese ha dovuto cedere quei 10 miliardi che consentono ad Austria, Paesi Bassi, Svezia e Danimarca di cantare vittoria. Anche perché i quattro si portano a casa ulteriori sconti (rebate) nella loro quota di versamenti al bilancio Ue» [Bresolin, Sta].

I 750 miliardi di euro del Recovery Fund saranno raccolti sui mercati a nome dell’Unione Europea. Quindi, di fatto, facendo debito pubblico comunitario. È questa una delle novità più importanti: è stato sdoganato per la prima volta il principio secondo cui una istituzione europea, la Commissione, viene autorizzata a fare debito comune.

I soldi inizieranno ad arrivare agli Stati a partire dalla primavera 2021 ma l’accordo prevede che potranno essere usati per progetti avviati già dal febbraio 2020. E comunque andranno spesi in fretta: entro il 2023. Dovranno servire per finanziare le riforme proposte dai singoli governi sulla base delle raccomandazioni della Commissione.

Sull’iter di approvazione dei piani nazionali, alla fine l’ha spuntata il premier olandese Mark Rutte, che ha incassato il cosiddetto “freno di emergenza” per poter congelare l’erogazione dei fondi verso un Paese in caso di non rispetto della tabella di marcia delle riforme. Resta al Consiglio il potere di approvare (a maggioranza qualificata) i piani nazionali. Successivamente qualsiasi governo potrà sollevare la questione e chiedere al presidente del Consiglio europeo di affrontarla. Il tema dovrà essere «discusso in maniera esaustiva» nel giro di tre mesi: nel frattempo la Commissione dovrà congelare il pagamento delle rate.

È andato più liscio del previsto il confronto con i Paesi dell’Est. Viktor Orbán ha chiesto e ottenuto di ammorbidire ulteriormente i vincoli relativi allo Stato di diritto. Soddisfatto anche il polacco Mateusz Morawiecki: Varsavia ha incassato un passaggio-chiave sulla condizionalità ambientale: per ottenere i fondi del Recovery non sarà necessario sottoscrivere l’obiettivo di neutralità climatica entro il 2050 a livello nazionale, ma basterà l’impegno a raggiungere quel target a livello Ue.

Clamoroso

«Noi abbiamo ancora fondi europei assegnati dal 2014 e non spesi per mancanza di capacità amministrativa» [Cassese, Foglio].

In prima pagina

• L’accordo del Consiglio europeo sul Recovery Fund da 750 miliardi prevede 390 in sovvenzioni a fondo perduto e 360 in prestiti. All’Italia andranno 209 miliardi. I “frugali” hanno strappato una riduzione dei contributi netti al bilancio comunitario
• Il governo varerà in settimana una manovra estiva per uno scostamento dal bilancio di 18-20 miliardi
• Alex Zanardi è stato dimesso dall’ospedale di Siena e trasferito in un centro di neuro-riabilitazione vicino a Lecco. Le condizioni sono stabili
• Il nuovo ponte Morandi si chiamerà “Genova San Giorgio” e sarà inaugurato il 3 agosto
• Anche ieri in Italia sono calati i contagi e aumentati i morti
• Un’analisi del sangue può scovare cinque tipi di tumori quattro anni prima rispetto alle metodologie attuali. Il test si chiama PanSeer ed è stato messo a punto dall’Università della California
• Brescia, sterilizzazione fallita: l’ospedale dovrà mantenere il figlio fino ai 25 anni
• Il mistero di Wilfred, il figlio di Boris Johnson
• Botte e umiliazioni ai detenuti nel carcere di Torino, 25 indagati. Contestato per la prima volta il reato di tortura
• La Finanza negli uffici della Regione Lombardia per acquisire documenti sui fondi della Lega
• Il Csm rinvia a settembre il processo disciplinare per Luca Palamara. Stesso slittamento per Cosimo Ferri
• Colpo al clan dei Casamonica: venti condanne fra i tre e i nove anni
• Il pellegrinaggio rituale alla Mecca inizierà il 29 luglio e vi potranno partecipare solo mille persone
• Si è buttato sotto un treno Paolo Finzi, anarchico milanese, grande amico di Fabrizio De André. Nel dicembre 1969 fu il più giovane anarchico fermato per la strage di Piazza Fontana
• Il Milan cambia idea. Niente Rangnick, confermato Pioli
• È morta Maria Teresa Lavazza

Cultura

Libri
Presso il Centro congressi Unione industriale di Torino presentazione di Fffortissimo di Alberto Sinigaglia (Fondazione Accademia Perosi) (ore 18). 

Presso il Parco archeologico di San Pietro a Bari presentazione di Bari calling di Pierluigi De Palma (Laterza) (ore 19.30).

Musica
All’Auditorium di Milano concerto dedicato a Ludwig van Beethoven (ore 20.30). 

Concerto della Jazzrausch Bigband a Stresa (Verbano-Cusio-Ossola), nell’ambito dello Stresa Festival (ore 21). 

Nel Cortile d’onore di Palazzo Sormani a Milano Suoni & parole con Omar Pedrini (ore 19.30).

Teatro
Al Teatro Gabriele D’Annunzio di Pescara la prima nazionale di Lo Zingaro di Marco Bonini, Gianni Corsi e Marco Bocci (ore 21.30).

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Giorgio Dell'Arti

Nasce a Catania il 4 settembre 1945. Giornalista dal ’69 a Paese sera. Passa a Repubblica nel ’79: inviato, caposervizio, redattore capo, fondatore e direttore per quattro anni del Venerdì, editore del mensile Wimbledon. Dirige l’edizione del lunedì de Il Foglio, è editorialista de La Stampa e La Gazzetta della sport e scrive per Vanity fair e Il Sole 24 ore. Dell’Arti è uno storico di riconosciuta autorevolezza, specializzato in biografie; ha pubblicato (fra gli altri) L’uomo di fiducia (1999), Il giorno prima del Sessantotto (2008) e l’opera enciclopedica Catalogo dei viventi - 7247 italiani notevoli (2008, riedizione de Catalogo dei viventi - 5062 italiani notevoli, 2006). Tra gli ultimi libri si ricordano: Cavour - Vita dell’uomo che fece l’Italia (2011); Francesco. Non abbiate paura delle tenerezza (2013); I nuovi venuti (2014); Moravia. Sono vivo, sono morto (2015); Bibbia pagana (2016).

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