In America, le zone verdi distinguono le zone ricche delle cittá. Le aree piú povere non possono essere distinte semplicemente osservando gli edifici perché, ad esempio, nel Bronx a New York ci sono molti palazzi con belle architetture d’epoca; ma basta notare la scarsitá di alberi ai lati delle loro strade per rendersi conto che la zona é poco affluente.
Cosa completamente diversa dai lati est ed ovest di “upper” Manhattan, dotate di alberi di tutti i tipi: dai platani londinesi ai tigli e aceri norvegesi. Infatti sui lati delle strade di New York City ci sono ben 234 specie di alberi catalogate ed indicate sul sito della cartina NYC’s Street Tree Map.
Si é calcolato che a Los Angeles, ad esempio, il 19% degli alberi si trova in zone dove vive solamente l’1% della popolazione. A livello nazionale, negli Usa le aree povere hanno il 33% in meno di alberi delle zone affluenti.
Avere strade ricche di alberi non é solamente una questione di classe, ma di salute, infatti sono noti i benefici che apportano, come l’abbassamento dell’inquinamento, la riduzione di rumore e calore (fino a 10 gradi in meno), risparmio di energia elettrica e drenaggio.
Ed ecco perché alcuni politici americani stanno facendo pressione sull’amministrazione del presidente Joe Biden affinché riconosca la ri-vegetazione delle zone urbane povere alla pari di altri progetti per l’ammodernamento delle infrastrutture.
Negli Usa “Alberi come infrastrutture” ha sviluppato un movimento molto attivo sui social con numerosi siti web (Tree as infrastructures).
I brand devono prendere posizione sulle questioni importanti? La domanda è vecchia quasi quanto quella…
Il LinkedIn Top Post di oggi è di Francesco Castiglione che si domanda se l'Intelligenza…
Nel mezzo del campus universitario di Barclay in California scorre la vita di Dan Millman,…
Lunedì 22 aprile ore 18.30 avrò il piacere e l'onere/onore di intervistare Sebastiano Zanolli e…
Chi avrà scritto quelle frasi sessiste?Tu forse no.E se fosse stato il tuo collega?E se…
Il LinkedIn Top Post di oggi è di Simona Ruffino e ci parla di “social…