Una giornata lunghissima, intensa, con colpi di scena e scontri violenti. Così ci racconta sui social e sui media Gaja Pellegrini Bettoli, direttamente da Beirut, un luogo a lei caro, giornalista capace, tenace e coraggiosa, una donna all’apparenza eterea ma fatta di acciaio, che in questi giorni è testimone della immensa protesta libanese, autrice anche di un libro quanto mai attuale “Generazione senza padri. Crescere in guerra in Medio Oriente”. Un Libano compatto contro il sistema, contro tutti e soprattutto come mi aveva raccontato Gaja prima di partire, unito per la prima volta.
Hariri si è dimesso oggi pomeriggio, dopo una giornata di scontri violenti, su twitter la Pellegrini Bettoli scrive : ”I supporters di Amal e Hezbollah oggi attaccavano tutti. Donne, giornalisti, nessuna distinzione. La polizia non è intervenuta. Ero lì. Importante dirlo per la stampa locale non può”. Compaiono immagini di tende dei manifestanti bruciate e di attacchi alla folla, ma il grido è unico alla notizia delle dimissioni di Hariri, la gente urla “Mabsputa”, ‘ felice’ alzando in alto le bandiere. Gioia sui volti, perché è una vittoria delle piazze, delle persone che per 13 giorni hanno presidiato il Libano, ma come racconta la giornalista italiana sono anche preoccupati per il futuro, per ciò che accadrà domani. Gaja mi spiega, non senza interruzioni causa cattiva connessione e copertura, che nonostante le Istituzioni abbiano chiesto di incontrare una delegazione dei manifestanti, non vi è nessuna intenzione concreta di negoziare né dall’una né dall’altra parte.
Stamattina in presa diretta da Piazza dei Martiri e dal ‘Ring’, immagini di guerriglia, l’arrivo tardivo dell’esercito, i feriti e le sirene delle ambulanze. La situazione economica è terribile, i problemi sono reali, la gente è davvero senza ossigeno, ieri un’impennata del tasso di cambio con il dollaro dopo le dichiarazioni del governatore della Banca Centrale libanese Riad Saleme, costretto a fare dichiarazioni sul reale stato di salute dell’economia libanese, cosi come riportato dalla CNN, ha creato ancora più danni alla già disastrosa situazione. Nel frattempo le banche sono chiuse. Pessimistiche le dichiarazioni che arrivano dalle Nazioni Unite, Jan Kubis, coordinatore speciale per il Libano auspica : ”una rapida formazione del nuovo governo, cercando di evitare la violenza”. Preoccupazione espressa anche dal Ministro degli Esteri francese Le Drian.
Città a ferro e fuoco, autostrade chiuse ma la Pellegrini Bettoli ci narra anche di un famoso cinema di Beirut ‘ Egg ‘(Metropole) che riprende a vivere uno dei luoghi simbolo della vita culturale della capitale. La notte è arrivata e domani si riprende la sfida tra il potere dei palazzi e il potere delle piazze.
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