É inconcepibile, ma vero, come tanti intellettuali italiani abbiano accettato la narrativa del presidente russo Vladimir Putin pur sapendo –– ci si immagina –– che sia un dittatore, che abbia imposto al Paese una dura censura, che i soldati Russi sotto la sua guida stanno commettendo crimini di guerra in Ucraina (come giá successo in Cecenia, Georgia e Siria), e che stia manipolando informazioni (non verificate da osservatori indipendenti) a scopo di propaganda.
Le giustificazioni date da questi intellettuali sono svariate: che la colpa dell’invasione russa in Ucraina é degli Usa, della Nato, della convenienza energetica europea, ma questi dimenticano sempre il fatto che Putin ha invaso un paese confinante, (come fece Hitler con la Polonia nel 1939, dando inizio alla Seconda Guerra Mondiale), e sta commettendo un genocidio.
Una volta capiti questi due semplici concetti essenziali, tutto il resto della narrativa russa dovrebbe essere ridimensionata, almeno dalle menti meno influenzabili.
Poi ci sono i dettagli, come l’impiego di spietati mercenari del Wagner Group (gruppo privato), dei mercenari ceceni (battaglione “Vestok) e quelli siriani.
Da sottolineare é anche come questi intellettuali servano a Putin per alimentare la sua propaganda, che viene poi rafforzata dalla disinformazione. É di recente la manipolazione di una notizia fasulla attribuita alla BBC e subito screditata dalla rete TV britannica.
Essi non sono sono unici né rari, ed atteggiamenti simili erano comuni durante il fascismo ed il nazismo.
Rimane inconcepibile come questi intellettuali difendano la dittatura contro la democrazia. Per tutti i difetti che ha, quest’ultima dovrebbe essere sempre difesa davanti ai pericoli della dittatura, almeno per le persone di buon senso.
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