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L’Italia guarda e ascolta la Generazione Egonu, dimostrando di non conoscerla ma soprattutto di non tenerla nella minima considerazione

L’Italia guarda e ascolta la Generazione Egonu,

Paola Egonu, che cosa ha fatto subito dopo l’argento in Giappone?
«Sono tornata in albergo e ho chiamato la mia fidanzata. Piangevo e lei mi ha consolata, mi ha detto che le sconfitte fanno male, ma sono lezioni che vanno imparate. E che ci avrei sofferto, però, poi, sarei stata meglio».
Lei ha una fidanzata?
«Sì».
Lo dice con grande semplicità.
«Infatti. Lo trovo normale».

Vuole diventare la più forte del mondo?
«Vediamo».

Ha postato frasi da una canzone di Jessie J contro gli stereotipi di bellezza, quella che fa «amo il mio corpo, amo la mia pelle». Lei è femminista?
«Sono temi che riguardano un mondo pieno di stereotipi, che non t’insegna a vivere la tua vita e ti educa ad avere rimpianti».

[Paola Egonu a Candida Morvillo, CdS].

«L’unica cosa fuori dalla norma è la sorpresa con cui l’Italia guarda e ascolta la Generazione Egonu, dimostrando di non conoscerla ma soprattutto di non tenerla nella minima considerazione come soggetto dello spazio pubblico, dove prevale un tipo di contesa sull’identità, il sesso, le pari opportunità e i diritti delle minoranze che i ragazzi hanno già superato da un pezzo, forse non hanno mai attraversato. L’Italia vecchia, l’Italia che di recente ha visto lo storico sorpasso numerico dei sessantenni sugli Under 30, imbastisce da tempo il suo intero discorso politico intorno agli istinti e agli interessi della senilità, una senilità di provincia dove le ansie sulle pensioni (vedi manovra), i richiami all’abbigliamento dignitoso (vedi ordinanze comunali di Novara), il sospetto sul diverso (vedi mense di Lodi), le lamentele sul decoro, la ripetuta denigrazione dei giovani (bamboccioni, fannulloni, choosy) somigliano agli anatemi contro la modernità di un vecchio personaggio di Alto Gradimento, il professor Aristogitone» [Perina, Sta].

Dodici morti per il maltempo in Sicilia

In Sicilia 12 persone sono morte a causa del maltempo. Il bilancio più grave vicino Palermo, a Casteldaccia, dove il fiume Milicia è esondato e ha travolto una villetta in cui si trovava la famiglia Giordano: l’acqua è arrivata al soffitto, nove le vittime, tra le quali due bambini di uno e tre anni. Il sindaco di Casteldaccia ha fatto sapere che «la casa travolta dal fiume era abusiva e dal 2008 pendeva un ordine di demolizione che è stato impugnato dai proprietari dell’immobile davanti al Tar» (la famiglia Giordano era affittuaria); mentre il sindaco del Comune vicino, Altavilla Milicia, ha parlato di «una zona ad alto rischio per l’enorme numero di case abusive costruite». Intanto la procura di Termini Imerese ha aperto un’inchiesta. Sempre in provincia di Palermo, a Vicari, Alessandro Scavone, consigliere comunale di Salemi, 44 anni, è stato travolto dal fiume mentre su una Jeep tentava di recuperare un amico. Disperso Giuseppe Liotta, un medico palermitano di 40 anni che stava andando a prendere servizio a Corleone. Situazione critica anche nell’Agrigentino, dove una coppia da anni residente in Germania (Cosimino Fustanio e la moglie tedesca) è finita con l’auto in un torrente nei pressi di Cammarata.

«Ha provato a salvare la sorellina di un anno quando l’ondata di fango ha abbattuto porte e finestre sbalzando due famiglie contro le pareti, ma Federico Giordano, a 15 anni, il fisico rinforzato dalle partitelle a calcetto, ha avuto appena il tempo di sollevare da terra la piccola Rachele con cui stava giocando e scansare solo la prima sberla melmosa. Dall’altra parte del saloncino ha incrociato lo sguardo disperato del padre, facendo volare un quesito e una rassicurazio-ne. «Papà che succede?». Poi la presa al volo della bimba, con voce ferma: «Papà la tengo io». Pochi secondi e invece il flutto devastante che tutto sommergeva ha inghiottito l’esistenza del coraggioso ometto di famiglia e della creatura che nessuno poteva più salvare» [CdS]

«Solo l’anno scorso, nei primi sette mesi, la Regione Sicilia ha censito 607 nuovi casi di abusivismo, per un totale di 134.301 metri cubi di cemento non in regola con le licenze» [Palazzolo, CdS]. Vedi anche il Clamoroso e la Pagina Zero.

Obituaries

Mario Segale (1934-2018). «Imprenditore immobiliare, nato a Seattle, nello Stato di Washington, figlio unico di contadini immigrati italiani di prima generazione. Aveva quattro figli e nove nipoti. Uno qualunque insomma, uno di noi. Se non fosse che quest’omino che le rare immagini ci consegnano con gli occhialini e pettinatissimo altri non è che “Super Mario”, l’eroe con i baffoni del videogame, il piccolo idraulico di origini italiane (pure lui…) protagonista di più di cento videogame: tecno icona da oltre 40 milioni di copie, uno dei videogiochi più venduti di tutti i tempi. Tutto perché negli anni Ottanta, quando si dice sliding doors, affittò un deposito a Nintendo of America, che decise, non si sa perché, di intitolargli la star del suo nuovo videogioco. Inizialmente il nome doveva essere Jumpman, cioè «Uomo che salta», poi i giapponesi decisero di umanizzarlo e di chiamarlo Mario. Come uno di noi, appunto. Segale, che è scomparso il 27 ottobre, ma la famiglia lo ha comunicato solo adesso, ha sempre preferito il profilo basso: voleva essere ricordato, dice il suo necrologio, solo per ciò che aveva fatto nella vita. Rilasciò solo un’intervista venticinque anni fa al Seattle Times, per dire che da Super Mario stava ancora aspettando di ricevere le royalties. Scherzava anche se in 32 anni i giochi venduti sono stati 325 milioni, di cui 40 di Super Mario Bros. Numeri che sembravano irraggiungibili. Ma Super Mario diceva: “Tutto è possibile, Mario, devi solo crederci…” E non parlava di Balotelli» [Veronese, Giornale].

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Giorgio Dell'Arti

Nasce a Catania il 4 settembre 1945. Giornalista dal ’69 a Paese sera. Passa a Repubblica nel ’79: inviato, caposervizio, redattore capo, fondatore e direttore per quattro anni del Venerdì, editore del mensile Wimbledon. Dirige l’edizione del lunedì de Il Foglio, è editorialista de La Stampa e La Gazzetta della sport e scrive per Vanity fair e Il Sole 24 ore. Dell’Arti è uno storico di riconosciuta autorevolezza, specializzato in biografie; ha pubblicato (fra gli altri) L’uomo di fiducia (1999), Il giorno prima del Sessantotto (2008) e l’opera enciclopedica Catalogo dei viventi - 7247 italiani notevoli (2008, riedizione de Catalogo dei viventi - 5062 italiani notevoli, 2006). Tra gli ultimi libri si ricordano: Cavour - Vita dell’uomo che fece l’Italia (2011); Francesco. Non abbiate paura delle tenerezza (2013); I nuovi venuti (2014); Moravia. Sono vivo, sono morto (2015); Bibbia pagana (2016).

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