SFOGLIANDO IL NEW YORK TIMES DI OGGI VENERDÌ 7 AGOSTO
Lo stato di New York accusa la N.R.A. in un tentativo di dissolverla. Il gruppo dice che l’accusa sulle finanze e’ politica. Spieghiamo. Esistono qui le “lobbies”, associazioni perfettamente legali di persone unite da qualche comune interesse che si aggirano intorno al parlamento cercando di convincere i politici a fare gli interessi che essi rappresentano, interessi a volte rispettabili a volte no. Nel no c’e’ certamente la N.R.A. (National Riflle Assciation) che difende ad oltranza il diritto dei cittadini a possedere armi da fuoco. E’ da sempre vincente, basandosi su un articolo della costituzione che dava quel diritto ai cittadini per difendersi al tempo della guerra contro gli inglesi, poi interpretato come un diritto assoluto, inalienabile e difficilmente riducibile. Da cui gli Stati Uniti sono di gran lunga il paese con piu’ armi in mani private al mondo (piu’ di un’arma per abitante, compresi i bambini), dove si puo’ comprare qualunque arma anche militare quasi senza indagini sul compratore, dove dopo una delle molti stragi in scuole, chiese, strade, si parla di tutto meno che ridurre le armi da fuoco, dove tutti i tentativi di legge per mettere qualche limite sono affondati per gli interventi, spesso sostenuti da donazioni e corruzione, della N.R.A. Finalmente, e’ stata messa sotto accusa sia a New York che a Washigton per disordini finanziari di ogni tipo, fra cui anche l’accusa a quattro dei leaders di aver usato per vantaggi personali denaro che era destinato a scopi di beneficenza. C’è qualche speranza che possa essere disciolta.
– Gli Stati Uniti sono l’unico paese che non riesce a contenere il contagio. Due cause principali: la tradizione individualistica e gli errori del governo di Trump. Di fianco, un grande grafico che occupa la meta’ superiore della prima pagina. Gli Stati Uniti rappresentati da un enorme cerchio con dentro la scritta: Stati Uniti: 1,9 milioni, ed altri 5 disegni molto piu’ piccoli rappresentanti gli altri paese principali. Sotto, il titolo: Un’epidemia smisurata. E il sottotitolo che si spiega da solo: Quasi 2 milioni di infetti negli USA. E’ cinque volte di piu’ che l’Europa, il Canada, il Giappone, la Corea del Sud e l’Australia sommate, aree che hanno piu’ del doppio della popolazione degli USA.
– Anche nelle citta’ rurali, proteste per trovare giustizia. Sette settimane dopo che Hannah Fizer, una donna disarmata, e’ stata ammazzata da un poliziotto a Sedalia nel Missouri, non c’e’ stata alcuna azione legale. Il poliziotto e’ libero e al lavoro, i famigliari della vittima neppure intervistati dalle locali autorita’ giudiziarie. Da cui la decisione di passare a proteste pubbliche, cosa molto rara nelle piccole citta’ rurali, quasi sempre conservatrici.
– Bambini a rischio mentre gli assistenti sociali si rifugiano in casa. Il caso di un bambino di pochi mesi morto per abbandono pur essendo noto nella comunita’ (a Tollhouse in Califormia) che la madre era drogata, ha risvegliato l’attenzione pubblica sul problema degli assistenti sociali che cercano di lavorare da casa. Come ha giustamente detto un poliziotto che ha lavorato per anni su casi di abusi sui bambini: “Non arriveremo mai alla verita’ se lo facciamo per telefono”.
– Dopo “l’inferno in terra”, decenni di lavoro per la pace. Una sopravvissuta di Hiroshima lotta per liberare il mondo dalle armi nucleari. Setsuko Thurlov aveva 13 anni e abitava a Hiroshima, quando 75 anni fa arrivo’ improvvisamente “l’inferno”. 150.00 morti intorno a lei ed a pochi altri. Trasferitasi poi in Virginia, ha lottato tutta la vita contro la diffusione delle armi nucleari arrivando a essere premiata con il Nobel per la pace insieme all’associazione International Campaign to Abolish Nuclear Weapons.
– Funerali e rabbia a Beirut. L’evidenza che la negligenza del governo libanese ha avuto un ruolo nell’esplosione ha suscitato furore pubblico.
– Ricomincia il flusso degli immigranti. Dopo una pausa dovuta all’epidemia, il numero degli immigranti arrestati al confine col Messico ha ricominciato a salire.
– Rispettando il piano di tre dibattiti. La commissione sui dibattiti presidenziali ha respinto il reclamo della campagna di Trump che il programma arriva troppi tardi per quelli che votano per posta.
– Raddoppia la violenza nelle prigioni. Un rapporto federale denuncia che nelle prigioni c’e’ una cultura della violenza contro i detenuti e una sistematica privazione dei loro diritti civili.
– Trump se la prende di nuovo col Canada. Ha reintrodotto una tassa sull’alluminio canadese, dicendo che il Canada aveva rotto la sua promessa di “non invadere in nostro paese di esportazioni”.
– Dove e’ svanito il lavoro. La disoccupazione in qualche parte del censimento adesso in corso eccede il 30%, segno di una diseguale diffusione delle difficolta’ economiche.
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