Il nuovo governo M5s-Lega giurerà oggi alle 16. A 88 giorni dal voto del 4 marzo ieri è stata infatti raggiunta l’intesa tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini al termine di una lunghissima giornata e di un vertice tra i due leader di quasi quattro ore sulla spartizione dei ministeri. E poco prima delle 22 Giuseppe Conte al Quirinale ha accettato l’incarico e ha presentato la lista dei ministri: «Lavoreremo con determinazione per migliorare le condizioni di vita di tutti gli italiani», ha detto il nuovo premier.
Nel pomeriggio Carlo Cottarelli era entrato al Quirinale e, dopo un breve colloquio informale con Mattarella, ha rimesso l’incarico. «È stato un onore, per me, lavorare al servizio del Paese. Non è più necessario un esecutivo tecnico. La soluzione di un governo politico è di gran lunga la migliore», ha detto Cottarelli, prendendosi poi gli applausi dei giornalisti.
Nove ministri in quota M5s, sette della Lega. Tre i tecnici: Giovanni Tria all’Economia, Paolo Savona alle Politiche Comunitarie ed Enzo Moavero Milanesi alla Farnesina. Cinque le donne. I ministri sono in tutto 18. Queste le altre posizioni: Di Maio e Salvini vicepremier; a Di Maio va poi il ministero del Lavoro accorpato allo Sviluppo economico; a Salvini il ministero dell’Interno; alla Difesa Elisabetta Trenta, in quota M5s (Travaglio: «Esperta di intelligence, sicurezza e cooperazione, dovrà chiarire un’ombra di conflitto d’interessi familiare: il marito colonnello al vertice di Segredifesa, che si occupa dei contratti delle Forze Armate»). Il leghista Giorgetti (braccio destro di Salvini) sarà sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Poi, Riccardo Fraccaro (M5s) responsabile dei Rapporti con il Parlamento (e democrazia diretta), mentre Giulia Bongiorno (Lega) sarà la ministra della Pubblica amministrazione. Agli Affari regionali Erika Stefani (Lega), al nuovo dicastero per il Sud Barbara Lezzi (M5s. La Cuzzocrea su Repubblica ha ricordato la sua uscita: il caldo del Mezzogiorno traina il Pil di Gentiloni). A capo del ministero per i disabili il leghista Lorenzo Fontana, mentre alla Giustizia va Alfonso Bonafede (M5s) e all’Ambiente il generale dei carabinieri Sergio Costa voluto da Di Maio per il suo impegno nella Terra dei Fuochi. In quota grillina anche i ministeri dei Beni culturali affidato ad Alberto Bonisoli (Travaglio: «esperto di moda e design»), delle Infrastrutture con Danino Toninelli, e della Salute con Giulia Grillo. Alla Lega le Politiche agricole con Gian Marco Centinaio e l’Istruzione, con Marco Bussetti (Travaglio: «docente di Educazione fisica e burocrate del Miur»). Per il veto posto da Di Maio resta senza ministeri Fratelli d’Italia (che sulla fiducia si asterrà). Travaglio: «Non c’è neppure un ministro inquisito o condannato, ed è la prima volta dal 1994. Nessun ministro puzza di berlusconismo, ed è la prima volta dal 1983».
A meno di una settimana dalla conquista della sua terza Champions League consecutiva, Zinedine Zidane ha annunciato le sue dimissioni da allenatore del Real Madrid. Accanto a lui, in conferenza stampa, il presidente Florentino Pérez, apparso quasi sotto choc. «È il momento. Dopo tre anni il Madrid, per continuare a vincere, ha bisogno di un cambio, di un’altra metodologia di lavoro, di un altro discorso», ha spiegato Zizou. «Sento che sarà difficile continuare a trionfare, e siccome sono un vincente me ne vado». In 878 giorni da allenatore del Real Zidane ha vinto 9 trofei: tre Champions, due Mondiali per club, una Liga, una Supercoppa di Spagna, una Supercoppa europea. Nomi di possibili successori: Pochettino, Löw, Antonio Conte.
Finito il mondiale di Russia, Zidane andrà ad allenare la Francia [Rep].
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