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Nel mondo virtuale di oggi la biblioteca di casa ha sostituito la cucina di ieri

In un periodo come quello che il mondo sta attraversando per combattere la pandemia, incontri, riunioni ed interviste si svolgono in modo virtuale tramite collegamenti tipo Skype o Zoom.

Il mondo virtuale é entrato nella nostra vita quotidiana prima del previsto e senza preavviso. Come abbiamo reagito lo abbiamo visto e capito. Ci siamo rassegnati e adattati.

Ognuno di noi ha anche saputo sviluppare una sua tecnica “visuale”, con peró due elementi spesso in comune: i pantaloni corti o la tuta (a volte anche le mutande) sotto un’elegante giacca, camicia o maglioncino, e l’immancabile mobile libreria come sfondo.

Creare l’immagine di raffinatezza, sapienza e conoscenza  che i libri conferiscono, aiuta a sembrare piú autorevoli, anche se a volta la scelta bibliografica puó causare imbarazzo, quando qualcuno tecnologicamente provetto riesce ad ingrandire lo sfondo e scova libri considerati non politicamente corretti.

Il punto che vorrei fare é un altro ed é la differenza di percezione che esiste tra il 2020 e gli anni ’60, ’70 e ’80. In quei tempi gli “illuminati” di allora preferivano farsi fotografare durante i cosiddetti “kitchen cabinet meeting”, o riunioni attorno al tavolo in cucina.

L’origine del termine risale al 1831 con la presidenza Usa di Andrew Jackson, ma a farlo diventare popolare fu l’allora vice presidente americano Richard Nixon, quando nel 1959 fece una riunione con il leader sovietico Nikita Khrushchev in una cucina a Mosca.

A preferire la cucina per le riunioni con i loro collaboratori furono anche i presidenti americani John Kennedy, Gerald Ford e Ronald Reagan. Questo stile fu in seguito adottato anche da leader della Gran Bretagna, Australia, Canada, India e Israele.

Tornando agli scaffali pieni di libri, tempo fa il settimanale “New York Times Book Review”, che accompagna l’edizione domenicale del quotidiano newyorkese, aprí un dibattito sulla personalitá delle persone che nelle loro case mettono in mostra tanti libri non letti.

L’autore dell’articolo, Kevin Mims, uno scrittore e libraio di Sacramento, California, si chiedeva il “perché bisogna circondarsi di tanti libri che non si avrá mai il tempo di leggere”.

Mims affermava inoltre che il proprietario di una voluminosa biblioteca personale dimostra una personalità curiosa ed aperta a nuove idee. I suoi libri poi dovrebbero rappresentare sia quello che il proprietario sa, che quello che non sa. Inoltre, i libri non letti hanno piú valore di quelli letti, poiché quelli non letti possono insegnare cose che ancora non si sanno.

Quando farsi vedere in cucina era “cool”: Ronald Reagan, Frank Sinatra, John Kennedy
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Dom Serafini

Domenico (Dom) Serafini, di Giulianova risiede a New York City ed è
il fondatore, editore e direttore del mensile “VideoAge” e del quotidiano fieristico VideoAge Daily", rivolti ai principali mercati televisivi e cinematografici internazionali. Dopo il diploma di perito industriale, a 18 anni va a continuare gli studi negli Usa e, per finanziarsi, dal 1968 al ’78 ha lavorato come freelance per una decina di riviste in Italia e negli Usa; ottenuta la licenza Fcc di operatore radio, lavora come dj per tre stazioni radio e produce programmi televisivi nel Long Island, NY. Nel 1979 viene nominato direttore della rivista “Television/Radio Age International” di New York City e nell’81 fonda il mensile “VideoAge”. Negli anni successivi crea altre riviste in Spagna, Francia e Italia. Dal ’94 e per 10 anni scrive di televisione su “Il Sole 24 Ore”, poi su “Il Corriere Adriatico” e riviste di settore come “Pubblicità Italia”, “Cinema &Video” e “Millecanali”. Attualmente collabora con “Il Messaggero” di Roma, con “L’Italo-Americano” di Los Angeles”, “Il Cittadino Canadese” di Montreal ed é opinionista del quotidiano “AmericaOggi” di New York. Ha pubblicato numerosi volumi principalmente sui temi dei media e delle comunicazioni, tra cui “La Televisione via Internet” nel 1999. Dal 2002 al 2005, è stato consulente del Ministro delle Comunicazioni italiano nel settore audiovisivo e televisivo internazionale.

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