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Nel nome di Craxi: un libro di Mirko Crocoli

Un “viaggio” appassionato, un lavoro ricco di preziosi spunti incentrato sulla figura del leader socialista. Il saggio ripercorre le tappe salienti della vita dello statista: le notti di volantinaggio con i pantaloni alla zuava per il padre Vittorio (candidato in Parlamento); la prima tessera (non ancora maggiorenne) presso la sezione del PSI di Lambrate; i turbolenti anni universitari; le formative esperienze nelle amministrazioni lombarde; le cariche interne al PSI locale e regionale (fino alla segreteria nazionale nel 1976); la conquista dello scranno a Montecitorio; l’insanabile strappo con i comunisti italiani; la battaglia per la liberazione di Aldo Moro; l’appoggio al primo governo Cossiga per l’“affare” Euromissili, il sostegno al laico Giovanni Spadolini; la Presidenza del Consiglio dei Ministri del 1983 (il suo fu l’esecutivo più longevo della Prima Repubblica), ma anche l’Achille Lauro, Sigonella, la lotta al terrorismo, il rilancio del Made in Italy, il “sogno” della Grande Riforma.

Crocoli riserva un approfondimento particolare al periodo di “Mani pulite”, definito un colpo di Stato giudiziario, il più violento e scellerato della storia repubblicana. Il finale porta con sé molti interrogativi, principalmente riferiti alla legittimità e al modus operandi dei fautori e dei sostenitori di quell’operazione “pulizia” ordita dalla procura milanese, ma anche osannata da una stampa dell’epoca spregiudicata e accecata da un sadico giustizialismo. Emerge nelle pagine del volume, una chiave di lettura chiara e un giudizio inequivocabile dell’autore: Craxi è stato “ucciso” non da un gruppo di toghe zelanti ma da una cospirazione dei suoi oppositori politici e dai poteri forti internazionali.

Un’opera scritta con uno stile diretto, a tratti avvincente, resa possibile grazie all’ausilio del materiale documentale della Fondazione Craxi e alle testimonianze esclusive e inedite di illustri personaggi che hanno ruotato attorno alla vita del protagonista, dalla prefazione di Paolo Pillitteri, sindaco di Milano e deputato del PSI a Gennaro Acquaviva, Ugo Intini, Claudio Signorile, Filippo Panseca. A seguire le testimonianze di Cinzia Mansi, Stefano Perri (suo agente di scorta), Alessandro Zella (curatore della pagina social “Bettino Craxi”). E ancora, tre generali: Ercolano Annicchiarico, Antonio F. Cornacchia e Paolo Inzerilli, rispettivamente Sigonella, Moro e Gladio; l’economista Luca Caselli, Stefano Cagliari (figlio dell’ex Presidente dell’Eni Gabriele Cagliari), Dina Nerozzi (moglie del Prof Gaetano Frajese), Stefano Andreotti (figlio di Giulio Andreotti), Enzo Carra (ex portavoce di Arnaldo Forlani), Tiziana Parenti (Magistrato del pool “Mani pulite”).

Dopo gli scritti di Andrea Spiri (“Io parlo, e continuerò a parlare”) e Arturo Gismondi (La lunga strada per Hammamet”), l’autore mette assieme anche un collage di pensieri, frasi e dichiarazioni dello stesso Craxi che – lette oggi – appaiono come delle vere e proprie profezie: “Guardo la sfera di cristallo e vedo un gran buio. Una politica in gran parte residuo del vecchio, avvolta in una babele di linguaggi soprattutto in materia di ciò che dovrebbe essere il nuovo. Da qui l’incertezza, la confusione, la difficoltà di fare previsioni sul destino della politica, quella con la “P” maiuscola, e cioè dotata della volontà, della capacità e della forza necessarie per dirigere e tutelare le sorti di una comunità nazionale”.

A “Mani pulite”, definita all’estero “la ghigliottina italiana”, è dedicata la seconda parte del libro in cui Tiziana Parenti, già membro del Pool nei primi anni ‘90, esprime il suo punto di vista sull’intera vicenda. Un incipit a dir poco eloquente che crea non pochi dubbi: “Il discorso è molto complesso. Sono comunque giunta alla conclusione che il difficile percorso politico della cosiddetta Prima Repubblica, forse per una sua fragilità intrinseca, è andato facilmente in frantumi per un concorso di volontà ed interventi interni ed esteri che, attraverso una magistratura da decenni già ampiamente politicizzata, ha avuto gioco fin troppo facile ad annientare la storia della resurrezione democratica italiana e a rendere l’Italia permanentemente debole sul piano economico ed istituzionale. La storia la scrivono da sempre i vincitori, anche se alla fine, nel nostro Paese, in quel periodo, siamo stati tutti degli sconfitti!”

Sconfitti dunque, sentenzia laconicamente l’ex magistrato Parenti che, in quel biennio, tentò invano di scoperchiare il vaso di Pandora in Via delle Botteghe Oscure. Sconfitti i partiti di governo e i loro esponenti, ma soprattutto sconfitta una nazione che, negli anni Ottanta, durante il governo Craxi, era vanto e orgoglio per tutti. Con il senno di poi non si può cambiare la storia. Claudio Signorile sentenzia che: “Attraverso di lui sono stati scontati i peccati di un’intera classe politica. La cosa più grave e assolutamente inumana fu il fatto che non venne messo nelle condizioni nemmeno di curarsi dai comunisti italiani. Non solo, essi intervennero sui francesi per far sì che non lo ospitassero in Francia per sottoporsi ai necessari interventi che, probabilmente, gli avrebbero permesso una degenza più dignitosa”.

Bettino Craxi morto e sepolto in esilio. Scrive Piero Sansonetti su “Il Dubbio”: “Craxi era colpevole. Nello stesso modo nel quale erano stati colpevoli De Gasperi, Togliatti, Nenni, La Malfa, Moro, Fanfani, Berlinguer, De Mita, Forlani… Sapete di qualcuno di loro condannato a 10 anni in cella e morto solo e vituperato in esilio?”. E ancora, si chiede: “è giusto che un paese, e il suo popolo, riempiano di fango una figura eminente della propria storia democratica, come è stato Craxi, solo per comodità, per codardia, per “patibolismo”, deturpando la verità vera, rinunciando a sapere cosa è stato nella realtà il proprio passato? Io penso di no. Da vecchio anticraxiano penso che dobbiamo qualcosa a Bettino Craxi”. (Pag. 259)

La giusta chiosa di una storia tutt’altro che scontata, che andrebbe vista e rivista, rammentata ai più vecchi e narrata ai giovani, come fa Mirko Crocoli con questa sua opera, ma con l’onesta intellettuale che purtroppo, malgrado il tanto tempo trascorso, non alberga nelle menti distorte di quanti dell’odio e del disprezzo per l’avversario politico hanno fatto il loro cavallo di battaglia.

Nel nome di Craxi

L’AUTORE

Mirko Crocoli

Mirko Crocoli ha curato per la sezione “History biographic book”dei tipi di Acar di Lainate (MI); “XX Secolo, per non dimenticare” (2014); “Prima Repubblica (2015); “Loggia P2 – Una storia unica” (2016) e “Nome in codice Gladio” (2017). Ha collaborato con: l’Opinione delle libertà, il Gruppo Correre srl (sede di Perugia), l’Aise (agenzia internazionale stampa estero), LiberoReport, Segreti di Stato, il Corriere Nazionale (Bari) e l’Usef International (Palermo). Attualmente scrive per “Affari Italiani” di Milano, testata diretta da Angelo Maria Perrino.

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