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Non lasciamoli morire

Ci siamo abituati a raggiungere tutto e subito, a ritenere che lo spazio e le distanze non esistano, siamo abituati a non avere ostacoli, un mondo senza confini, se non per tutti quelli che vedono in un confine l’ultima speranza, il futuro, la via di fuga.

Siamo quelli che alzano i muri e creano barriere per “gli altri” ma che per “noi” non esistono. Ecco un virus, una minaccia di epidemia, la paura e ricompaiono i confini, le barriere, i divieti, i passaporti con i luoghi di provenienza, le domande e così anche per noi i muri si alzano e non siamo capaci di accettarli, non ce lo spieghiamo.

E’ proprio così c’è chi è scappato a casa mettendo in pericolo altri e venendo meno a indicazioni e protocolli, non siamo abituati ad essere fermati, a non poterci muovere liberamente senza divieti e costrizioni. Un privilegio che hanno in pochi, considerati tutti quelli che per un motivo o un altro devono sottoporsi a visti, colloqui, lunghe attraversate, patti con il diavolo, pagamenti e ricatti.

Siamo stravolti da una novità che non riusciamo a comprendere, gli italiani non possono volare con diverse compagnie, non possono raggiungere molti paesi, gli italiani sono sotto sanzioni, così per dire. E allora, c’è da riflettere, capiamo cosa significa non poter partire, non potere andare via, indicare la nostra nazionalità, sentirsi dire no. Essere respinti, rimanere in spazi come limbi da cui non si può uscire.

Per un momento senza fare demagogia, bassa politica e campagna elettorale, fermiamoci a riflettere, siamo vittime questa volta noi, per di più occidentali, di pelle bianca e membri delle maggiori potenze del mondo. Porti chiusi, confini, dogane, muri, stop sono per noi, per noi che ancora crediamo che chiudere i confini sia la nostra salvezza economica. Ci hanno chiuso fuori e la crisi preme sul nostro presente e incombe sul nostro futuro e allora un appello alla politica, all’opinione pubblica (se ancora esiste) ponetevi il problema, chiudiamo per proteggerci da noi stessi? Smettiamola di seguire chi vende fumo e propaganda sulla pelle altrui.

Ma il mondo è così strano che quei blocchi che abbiamo pagato a suon di dollari e euro, che fermano l’onda dei rifugiati che scappano da terre in fiamme ed in guerra, sono stati aperti perché questa è la vera paura della vecchia e pavida Europa, che lascia morire bambini di freddo e di fame. Di fame e di freddo, si proprio così, mentre noi assaltiamo i supermercati comprando di tutto, loro muoiono soli, abbandonati, nell’anonimato più assoluto, ma non vi sembra assurdo, non vi sembra terribile? Io non posso guardare le immagini sui social e quelle poche che si vedono in tv, perché sappiamo tutto del Coronavirus, sappiamo tutto di epidemie, pandemie, contagi etc, ma poco di quello che sta accadendo in Grecia, in Siria, in Turchia.

Sappiamo tutto del Coronavirus, sappiamo tutto di epidemie, pandemie, contagi etc, ma poco di quello che sta accadendo in Grecia, in Siria, in Turchia.

Esseri umani perdono la vita perché non hanno un tetto, un riparo, cibo, coperte, scarpe e cose che noi buttiamo nei cassonetti. Mi domando e vi domando ma guardiamo oltre di noi, i nostri egoismi, il nostro piccolo mondo? Un bambino è annegato, ieri, in un tentativo di sbarco a Lesbo e molti sono i feriti a causa di interventi violenti sia della guardia costiera greca, che di anonimi squadristi pronti a tutto pur di non permettere l’approdo ai rifugiati. Noi siamo il centro del nostro banale universo, io lo confesso ho paura di guardare quelle immagini, ho vergogna di non sapere fare nulla per dare una mano, per cambiare le cose, io mi sento profondamente in colpa perché ho più di un cappotto, il frigo pieno e posso scegliere che scarpe mettermi.

Nel silenzio assordante e violento, senza rumore, le urla di dolore sono diventati sguardi rassegnati e gli essere umani, fantasmi che sperano di ritornare in vita. Le isole greche affondano nelle lacrime, nella disperazione e nel dolore, quelle terre di mezzo tra la fuga e la morte non sono chiuse, strana la vita, beffarda e crudele. Io vorrei non essere più complice di ciò che accade oggi più di ieri, vorrei contribuire a risvegliare coscienze sopite, “loro” siamo “noi”!

E vorrei chiudere con un frase del filosofo tedesco Adorno: “Sei amato solo dove puoi mostrarti debole senza provocare in risposta la forza”.

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Tiziana Buccico

Tiziana Buccico, napoletana verace, classe 1969, da sempre appassionata di politica, cultura e Medio Oriente. Un passato di uffici stampa tra cui l’Istituto italiano per gli Studi filosofici. Poi giornalista di pagine di cultura e società, come “moscone” per i quotidiani “La Città” e "il Corriere del Mezzogiorno”. Ha lavorato per uffici stampa politici e istituzionali (Regione Lazio e Consiglio Regionale del Lazio), organizzando eventi e campagne elettorali. Pezzi di vita vissuti tra Gottingen, Vienna e Parigi, viaggi avventurosi e curiosi. Per otto anni, sino al 2017, è stata in Iran per seguire marito e famiglia ma occupandosi a tempo pieno della Scuola Italiana “Pietro della Valle” di Teheran, come Vice Presidente . Da allora la passione per i viaggi e le culture diverse è cresciuta e si è anche trasformata in una rubrica Treccani dal titolo “Via della Seta”. Rientrata in Italia si occupa di social, politica, giornalismo ed eventi culturali mantenendo così un filo diretto con quella parte del mondo che le ha cambiato la vita. Social media manager dell’Istituto Garuzzo per le Arti Visive.

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