Lettera aperta al Direttore di Moondo Giampaolo Sodano.
Caro Direttore,
la giornata di venerdì potrebbe essere ricordata non solo per il sorpasso probabilmente decisivo di Biden su Trump in alcuni Stati rimasti in bilico, ma per un atto che considero eversivo di censura compiuto in nome di un’idea del tutto sbagliata della funzione di cane da guardia della democrazia svolta da una certa stampa che si vuole sempre politica corretta.
Chi scrive, come sai, non ha nessuna simpatia per Trump e per i sovranisti al di qua e al di là dell’Oceano e anzi li considera fra i responsabili dell’accelerazione della crisi dell’Occidente e dei valori democratici in nome dei quali andrebbe invece rafforzata la collaborazione transatlantica su pari condizioni, ovvero costruendo l’unità politica dell’Europa e plausibilmente gli Stati Uniti d’Europa su principi al contempo simili ma distinti da quelli con cui sono nati oltre Oceano. Considera dunque gravissime le recenti politiche isolazioniste e gli attacchi a quegli organismi internazionali che tentano di fornire risposte politiche globali alle sfide della globalizzazione praticati dell’Amministrazione americana uscente.
Se vince Biden tirerò dunque un sospiro di sollievo come tanti. Sia ben chiaro. Sebbene sia convinto che Biden non sia stato il miglior candidato alternativo, malgrado mostri oggi grande freddezza e capacità politica. Senza la pandemia il suo basso profilo, privo di un “sogno americano” al contrario di Obama, gli avrebbe certamente impedito di vincere. Trump purtroppo credo anch’io che lo avrebbe come dicono in tanti “asfaltato”. La sua potrebbe essere una presidenza debole, priva del tutto di carisma. Un ottimo braccio destro, consigliere del principe, ma difficilmente un grande leader. Anche se spero di essere smentito.
Ti scrivo perché venerdì a mio parere abbiamo assistito ad una pagina nera dell’informazione in America spacciata invece in Italia da una certa sinistra per un atto eroico. Oscurare come hanno fatto alcuni network televisivi la dichiarazione di Trump, quello che è ancora il Presidente in carica, qualunque fosse il suo contenuto – falso se non addirittura eversivo nell’invitare i suoi sostenitori a ribellarsi – mi pare un gravissimo atto di censura non solo verso la figura discutibile di un miliardario salito sul carro repubblicano quattro anni or sono dopo aver finanziato per anni il partito democratico. E un atto molto grave di censura contro qualcuno che volens nolens fino a prova contraria non è stato mai destituito e rimane ancora capo di Stato. Oscurare un capo di Stato in un paese democratico è un atto gravissimo e costituisce a mio parere una pagina nera dell’informazione. Fare buon giornalismo è tutt’altro. Si manda in onda la dichiarazione di Trump poi lo si smonta, punto per punto, evidenziandone falsità contraddizioni sino a denunciare le conseguenze e le responsabilità in cui andrà incontro il Presidente e su cui sarà eventualmente chiamato a rispondere nelle sedi opportune. Questo è fare giornalismo serio.
Privare invece l’attuale Principe alla Casa Bianca della parola costituisce un sopruso. Un grave episodio di democrazia telepilotata in nome del politicamente corretto. Sono sbalordito quando leggo su alcuni social in Italia che si tratta di un atto di “serietà dei giornalisti americani [che] consente loro di censurare in diretta un Presidente che dice bugie ed incita alla rivolta di piazza”. Altro che spina dorsale dritta. Del resto i media più avvertiti e seri a cominciare dalla CNN si sono ben guardati da seguire questi comportamenti.
C’è chi invece in Italia considera questa censura come un atto eroico contro i pennivendoli servi del politico di turno: “Il paragone con i nostri media è la riprova della debolezza di quello che dovrebbe essere un baluardo fondamentale della nostra democrazia”. E’ vero il contrario. Contribuisce a destabilizzare l’equilibrio fra i poteri tradizionali, il potere dei media e lo strapotere delle piattaforme che controllano i dati personali e sono i nuovi padroni del vapore esercitando il loro potere senza Stato e senza sorveglianza da parte della politica e delle istituzioni. Poteri forti e prevaricatori con cui molti editori e fornitori di contenuti scendono a patti.
La censura finisce per favorire spesso chi la subisce. Una democrazia telepilotata può favorire un’ulteriore reazione ostile alle élites da parte di quegli strati sociali periferici che hanno costituito il serbatoio di Trump e più in generale del sovranismo. Invito dunque chi ha a cuore una stampa libera a riflettere prima di avallare questa brutta pagina nera dell’informazione e quindi della democrazia americana.
Mi auguro che il Tuo giornale possa aprire un dibattito su questo tema
Un caro saluto
Bruno Somalvico
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