Harold Wilson, premier laburista britannico degli anni ’60, si definiva “un ottimista che porta l’impermeabile”, per indicare che, proprio per rimanere positivi, bisogna usare qualche precauzione per evitare di essere sorpresi dagli eventi avversi.
I dati della settimana 11-17 maggio sembrano indicare che l’allentamento del lockdown decretato il 4 maggio non abbia prodotto un eclatante recrudescenza dell’epidemia. Il flusso dei positivi ufficialmente rilevati dai tamponi contabilizzati è sceso dalle 8.353 unità della settimana precedente a 6.365 unità e poiché (in base ai dati ufficiali non sempre del tutto affidabili) il numero delle persone che sono state oggetto di tampone è cresciuto da meno di 220.000 a quasi 257.000 il “tasso di positività” (positivi su testati) si è ridotto dal 3,8% al 2,5% (cioè solo un test su 40 ha dato esito positivo).
L’analisi dei dati regionali relativi all’ultima settimana riflette il miglioramento complessivo ma conferma l’esistenza di enormi differenze territoriali. Tredici regioni e due province autonome presentano un tasso di positività al di sotto della rassicurante soglia del 2%. Tra di esse Calabria; Umbria, Basilicata e Sardegna sono le regioni che hanno (secondo questo approccio) il livello minimo di criticità presentando solo lo 0,2% di casi positivi su casi testati (uno su 500); in termini assoluti stiamo parlando di 19 casi in Calabria (uno ogni 100.000 ab.), 13 in Umbria (1,5), 7 in Basilicata (1,2), e 13 in Sardegna (0,8).
Tra le sei regioni rimanenti due (Molise e Marche) sono comunque vicine al 2% valore e altre due (Emilia Romagna) presentano comunque valori inferiori al 4%. Le condizioni di maggiore criticità continuano a manifestarsi in Liguria (tasso di positività del 5,6%) e in Lombardia (6,3%).
In gran parte d’Italia, dunque il fenomeno appare potenzialmente sotto controllo, ma – seguendo la regola di Wilson- sarebbe bene praticare due precauzioni. La prima è che si mantengano i comportamenti di ragionevole distanziamento personale, evitando le situazioni di assembramento non necessarie e monitorando attentamente quelle obbligate. La seconda è che si abbia la capacità di intervenire tempestivamente a fronte del manifestarsi di casi positivi, di risalire la filiera dei contatti, sottoporli a test ed isolare gli eventuali altri positivi. Il rispetto della prima condizione è affidato a una combinazione di norme e di comportamenti individuali, dove questi ultimi si dimostrano sempre più importanti delle prime. La seconda condizione dipende dalla messa in campo delle opportune strumentazioni di intervento precauzionale, e questo è l’aspetto che continua ad essere più critico: il Presidente del Consiglio ha risposto evasivamente a chi chiedeva notizie sul perseguimento della strategia delle tre T (Test, Tracciamento, Trattamento) e addirittura stizzito a chi chiedeva conto dei ritardi operativi del supercommissario. Non mi sembrano atteggiamenti consoni alla delicatezza della situazione.
Vedremo, comunque, questa settimana se le dinamiche non negative si consolideranno (il fatto che la discesa del tasso di positività sembra essersi arrestata negli ultimi giorni non è un segnale positivo) mentre dovremo aspettare la prossima per avere qualche indicazione sull’impatto del nuovo allentamento deciso, in un clima concitato e confuso di interlocuzione con le Regioni, poche ore fa.
Meglio continuare ad essere ottimisti indossando la mascherina.
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