50anni da quel giorno che cambiò tante cose nella vita di tutti non solo di Milano, trentasei anni di ricerca continua della verità ancora non rivelata totalmente. Anche oggi il capo dello stato Sergio Mattarella, presente a Palazzo Marino alla commemorazione insieme al Sindaco Sala, all’associazione delle vittime, ai parenti, con parole severe e dure, ha parlato di depistaggi, segreti. Io voglio ricordare le vittime di quel giorno e dei giorni a seguire, chi è stato imputato di colpe e sospetti e poi riabilitato, chi innocente ma reso colpevole o responsabile tanto da morire. Vittime…vittime innocenti!
I più, le 17 persone che morirono in quella banca erano, agricoltori, artigiani, commercianti, rappresentanti, imprenditori assicuratori, lavoratori di una Milano e provincia, solida e produttiva che si era ripresa dal dopoguerra cavalcando il boom economico. Quasi 100 feriti, un pezzo di storia italiana che ha ispirato film, registi e documentari, con varie interpretazioni; persino all’estero hanno simulato con filmati le varie ipotesi di suicidio/omicidio di Giuseppe Pinelli, anarchico, partigiano ma soprattutto tranviere, che morì precipitando dalla finestra nel cortile della questura di Milano.
Oggi le scuse dello stato alle figlie presenti alla commemorazione. A quel funerale così solenne in Piazza Duomo erano uniti borghesi e lavoratori in una folla in silenzio, i milanesi rispondevano al terrorismo che nella stessa giornata del 12 dicembre aveva ordito ben cinque attentati, concentrati in un lasso di tempo di appena 53 minuti, che e colpirono contemporaneamente Roma e Milano, le due maggiori città d’Italia. Una folla di persone che avevano già combattuto la guerra e stati nella resistenza, uniti nella democrazia, che ora che sono grande vedo e comprendo con un altro stato emotivo e consapevolezza.
Quel giorno che ricordo bene, l’ufficio di mio padre era a due passi, in Porta Vittoria ed io ci andavo finita la scuola tutti i pomeriggi. Il rumore dell’esplosione, la bomba… le sirene le urla. Ci sono date che cambiano la storia e questa della #stragedipiazzafontana è una di quelle. Stagione che perse l’innocenza ricordando la guerra lasciata alle spalle che dava il passo al terrorismo.
Ricordare serve a chi non c’era per sapere, ai parenti delle vittime che attendono ancora giustizia e verità, a chi l’ha vissuta scusandosi con chi ha pagato erroneamente.
Giuseppe Calabresi, Luigi Calabresi, Pietro Valpreda.
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