Usque tandem

Ricordando Ustica

La guerra tra Usa ed Iran non è ufficiale, non c’è dichiarazione esplicita, ma i morti sono già tanti.

I primi di gennaio all’aeroporto di Bagdad in Siria: vittima illustre il generale iraniano Quassem Sulemayni Comandante delle Guardie iraniane della Rivoluzione, considerato da Trump come pericoloso terrorista, primo obiettivo dell’azione dei Droni o meglio dei missili Usa, con i suoi sfortunati sette compagni di viaggio iraniani ed iracheni.

I secondi, tanti, troppi, innocenti, estranei al conflitto, i 176 passeggeri civili del volo della Ukraine International Airlines dei quali 53 Canadesi e tanta altra gente di tutto il mondo, abbattuti da un missile iraniano alla partenza da Teheran: la difesa aerea di Teheran aveva confuso quest’aereo con un incursore statunitense ed il generale Haijzaden aveva dato l’ordine di sparare. Quella notte di fuoco con tanti troppi missili in giro, le vittime innocenti erano un prezzo poco evitabile e naturalmente a nulla sono valse le  successive scuse del Presidente iraniano Ayatollah Rohani che ha praticamente giudicato l’incidente  imperdonabile!!!

Meglio di lui ha fatto il Presidente ucraino, l’ex comico Zelinsky che, con l’umorismo prammatico del quale è naturalmente dotato, ha immediatamente chiesto soldi per indennizzo: a lui la guerra e la politica interessano poco! Altri missili Cruise e balistici a corto raggio, quelli della ritorsione iraniana per l’assassinio di Sulemayni, hanno fatto forse pochi danni o forse 80 morti, cadendo pochi giorni dopo a Bagdad nelle basi militari Usa Al Asad  ed Erbil, pare preventivamente evacuate: la soffiata informativa era arrivata prima dei missili.

La tragedia dell’aereo ucraino ricorda quella del 1980 dell’aereo dell’Itavia in volo da Bologna a Palermo con 81 passeggeri a bordo, abbattuto nel cielo di Ustica da missili sparati nel corso di una esercitazione militare NATO anglo francese.

Gli iraniani hanno cercato di tenere nascosta la verità per pochi giorni prima di confessare e promettere la punizione dei colpevoli, la tragedia di Ustica è stata invece coperta per decine di anni dal Governo italiano e dalla Nato nella fattispecie del segreto di Stato, sino alla sortita dell’allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga un quarto di secolo più tardi. Quei missili erano diretti contro un jet libico sul quale, secondo i Servizi segreti francesi, doveva essere imbarcato il Colonnello Gheddafi inviso al governo francese. Ma Gheddafi era stato tempestivamente avvertito dell’agguato da altri Servizi segreti occidentali filoarabi ed aveva rinunziato ad imbarcarsi. Quel jet libico, che non si è mai saputo dove andasse, sfuggì al primo missile e si nascose dietro all’aereo Itavia che fu centrato per errore da un secondo missile. Il piccolo aereo militare fu ritrovato giorni dopo sui monti della Sila, precipitato a sua volta, senza spiegazione ufficiale. Nessuno si accollò la responsabilità dell’errore che aveva causato 81 morti e per coprirlo nessun ufficiale francese fu rimosso dall’incarico che ricopriva all’epoca dei fatti.

I resti dell’aereo Itavia ricostruito in un hangar

In quegli anni ‘80 di grave tensione internazionale tra est e ovest provocata dall’aumento dei finanziamenti militari USA decisi dall’allora presidente Reagan, un altro aereo passeggeri fu abbattuto per errore con 269 passeggeri a bordo, precipitando nel Mar del Giappone. Era un Boeing della Korean airlines in volo da New York a Seul sulla rotta polare. Aveva fatto scalo ad Anchorage per rifornimento ed era ripartito finendo fuori rotta, sorvolando la penisola di Kamcatka e così violando lo spazio aereo sovietico sopra una delle aree militari  russe più importanti e riservate. Il Boeing civile fu confuso o considerato un aereo spia ed abbattuto con due missili sparati da un caccia sovietico alzatosi in volo con quello scopo specifico.

Quelle azioni, ossia Ustica ed il Mar del Giappone, rappresentarono vere azione di guerra, ma in quel clima politico assai precario ed instabile, restarono senza reazione per la preoccupazione che qualunque ulteriore gesto reattivo potesse provocare la terza guerra mondiale nucleare. Sarà così anche questa volta, quarant’anni dopo, con rapporti di forza mutati, protagonisti in parte diversi, ed il pericolo atomico molto più diffuso per la presenza di arsenali atomici in un numero ormai elevato in possesso di bellicose nazioni?

Ma Trump, il suo Staff, la sua famiglia, il suo Partito, i suoi Senatori, i suoi elettori hanno capito che stanno giocando con il fuoco?

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Eugenio Santoro

Presidente Fondazione San Camillo- Forlanini - Roma

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