Le notizie su un vero o presunto coinvolgimento della Lega di Salvini in un misterioso (almeno per ora) affare di importazione in Italia di petrolio dalla Russia con tanto di tangenti equamente divise tra italiani e russi vedono ancora presente in una vicende di tangenti l’ENI, la società petrolifera di stato, simile al convitato di pietra del Don Giovanni.
E’ una storia vecchia, che dura ormai da quando nel primo dopoguerra l’ENI, fondato da Enrico Mattei come spinoff dell’Agip di cui era stato nominato commissario liquidatore, iniziò la sua attività. Mattei, un passato da partigiano democristiano, ritenne subito opportuno finanziare le correnti di sinistra del suo partito. La corrente di base era notoriamente un prodotto ENI e fu la “base” a sua volta legata a Fanfani, che spinse per i governi di centro sinistra, un fatto estremamente importante per la politica di Mattei, tesa ad avviare rapporti con i movimenti indipendentisti africani per ottenere, una volta che fossero arrivati al potere, preziose concessione petrolifere nei loro paesi.
E’ ancora l’ENI che sostiene l’elezione (1955) di Gronchi alla Presidenza della Repubblica: che cambierà con un viaggio di stato nella Persia dello Scià Mohammad Reza Pahlavi, ricca di petrolio. Sono i petrolieri a sabotare (1976) la installazione delle centrali elettriche nucleari e ci riescono. E’ l’ENI ad essere al centro, anche senza avere responsabilità dirette, della maxi tangente pagata in occasione della cessione di Enimont al Gruppo Ferruzzi, è ENI che deposita i suoi denari liquidi presso il Banco Ambrosiano di Calvi, è l’ENI ad essere coinvolta nelle tangenti per un maxi contratto con la SAI, mai andato in porto. E’ l’ENI ad essere chiamata di recente in causa per tangenti che sarebbero state pagate in Nigeria.
L’ENI è sempre stata, forse più di ENEL, di Ferrovie dello stato, di Finmeccanica, tanto per fare alcuni esempi di società direttamente o indirettamente possedute dallo Stato, la tentazione delle tentazioni per il potere politico e nello stesso tempo è proprio per questo motivo è una forza di esso palesemente competitiva nelle istituzioni: il potere politico condiziona ed è a sua volta condizionato da chi dovrebbe controllare. E’ una miscela di debolezza insieme con molte zona d’ombra e zone sommerse, come ad esempio l’uccisione di Mattei con la mafia a fare la società di servizi di chi non si sa bene anche se si sussurra che…
Tutti questi casi hanno in comune l’assenza di una netta linea di demarcazione tra decisione politica e scelta imprenditoriale, tra attività sul mercato interno ed internazionale e determinazione delle regole di quel mercato.
L’esempio eclatante a questo proposito è quanto accadde per l’industria chimica italiana, un tempo fiorente ed ora presso che scomparsa. ENI volle entrare prepotentemente nel settore della chimica, in concorrenza con gli industriali privati, una guerra che portò ad una duplicazione delle strutture produttive con il risultato del tracollo finale che attirò (finalmente!) l’attenzione del potere pubblico sulla questione.
Ci fu presso la camera dei deputati una indagine parlamentare sulla industria chimica, così come ce ne fu una sulla installazione delle centrali nucleari. Risultati zero: perchè il potere politico avrebbe dovuto distruggere una sua creatura che gli dava tante soddisfazioni. Perchè l’ENI avrebbe dovuto limitare la sua presenza sui mercati limitando così le sue potenzialità che gli consentivano di tenere le briglie della classe politica? Sono solo alcuni esempi, molti altri se ne potrebbero fare.
Una società di cui, anche anche dopo la privatizzazione, lo Stato ha controllo, che assume per posti di rilievo persone che hanno operato nei servizi segreti, che ha una propria rete di comunicazione, che dispone di una organizzazione che la vede direttamente presente in molti paesi del mondo, anche in quelli dove talora non esistono rappresentanze italiane dell’Italia è molto simile ad uno Stato senza territorio o, se si preferisce, ad uno Stato dentro un altro Stato, con cui ha rapporti di scambievole amicizia.
Risponde tutto questo all’interesse del paese o minaccia di creare un’uscita di sicurezza per altri interessi? E’ questa la domanda che nasce alla notizia di incontri a Mosca in cui si parla di ENI e dei suoi contratti.
Le colpe, è opportuno precisarlo, non riguardano specificamente la società ma l’uso disinvolto che viene fatto di essa da uomini e partiti politici in vista di benefici che si possono trarre da una struttura che può condizionare la politica nazionale.
ENI Stato nello Stato, controllore controllato, duttile strumento per assicurare all’Italia il suo fabbisogno energetico ed al tempo stesso per facilitare la vita delle forze politicamente dominante, anche attraverso i grandi organi di informazione e la pubblicità.
La questione Russia-Salvini è un piccolo problema di furbetti di turno: problema più grande è quello della presenza dell’ENI, quasi un convitato di pietra, nella vita politica italiana.
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