Sono passati quasi 30 anni eppure non finisce mai di stupirci. E i primi ad essere increduli sono proprio i suoi ministri e i suoi alleati.
Berlusconi punta ufficialmente alla presidenza della Repubblica.
Si poteva pensare a una sua candidatura di rappresentanza nelle prime votazioni, quelle a maggioranza qualificata, per rendergli omaggio e rilegittimarlo dopo i passati e presenti processi.
Invece è già in piena campagna elettorale.
E sfrutta a suo favore le sfavorevoli circostanze di una età molto avanzata e di condizioni fisiche cagionevoli: si dichiara infatti pronto -in modo garantito dalla precaria salute stessa- a lasciare il posto a Draghi quando questi, nel ‘23, scadrà da presidente del Consiglio.
Apparentemente la politica italiana è divisa tra chi vuole Draghi al Quirinale e chi lo vuole stabile a palazzo Chigi. Berlusconi ha trovato la soluzione che accontenta tutti.
Ho faticato negli ultimi anni a seguire il percorso del presidente di Mediaset. Innanzitutto perché si ricoverava ogni paio di settimane per delle visite di controllo dopo la guarigione dal Covid (che poi ho capito coincidere con le udienze in tribunale).
Ma anche perché è impossibile parlare di invecchiamento nel suo caso. Il Cavaliere, grazie alla chirurgia estetica, è riuscito a rendere reale l’immaginifico miracolo che Oscar Wilde attribuisce al personaggio di Dorian Gray.
Per questo sono rimasto spiazzato dalla sua seconda discesa in campo dopo quella altrettanto clamorosa (se non di più) del ‘94.
Nella mia ignoranza ero rimasto al ricorso al tribunale europeo in merito alla sua eleggibilità.
Nel frattempo nel paese si è andata affermando una quasi normalità, una sorta di efficientismo di stampo draghiano, nuovissimo nella sua determinazione, continuità e risolutezza.
Pochi ormai ricordano i fasti del “ventennio” forzaitaliano.
Ma basterà che dall’urna esca la prima scheda col nome Berlusconi perché chiunque nel mondo inneggi al bunga bunga.
Che destino il nostro. Siamo stati identificati in ogni dove con celebri luoghi comuni: il sole, l’amore passionale, la pizza, la mafia. Ora ci definisce una parola dal suono africano. Parola non prevista dal dizionario della Crusca ma efficace a rendere l’idea.
Immaginate quante “cene eleganti” si possono organizzare al Quirinale.
Noi, intanto, possiamo dedicarci alle fantasie più improbabili.
I corazzieri, che non potranno essere più alti di un metro e sessanta, indosseranno -al posto dell’elmo- la bandana.
Questo in attesa di essere sostituiti dal Reggimento delle Amazzoni, le famose guardie del “corpo” di Gheddafi.
Stanno già predisponendo il “predellino” ufficiale, con i marchi della Repubblica e dell’Audi da cui il Presidente -a giorni alterni- terrà i discorsi ufficiali e aizzerà le folle.
È in preparazione una suite blindata, a disposizione del suo amico Putin. Obbligato però a fare il tampone ogni giorno. Assunto anche un assaggiatore di cibi, esperto in veleni.
L’inno di Mameli sarà sostituito -nonostante le proteste della Meloni orfana della prima strofa- dall’inno di Apicella.
Saranno invece più lunghi i tempi necessari per il referendum costituzionale sul passaggio dalla repubblica alla monarchia. Dopo aver consultato la Corte costituzionale, il Presidente-Cavaliere ha rinunciato al titolo di Arciduca di Arcore per il più modesto Principe di Milano Due.
A Montecitorio e Palazzo Madama gli onorevoli sghignazzano sottovoce e si danno di gomito quando parlano della ingenua e senile illusione di “Silvio”. Ma egli, nel frattempo, spunta gli elenchi dei parlamentari dividendoli tra sicuri, imprevedibili ed inaffidabili. Intanto una primaria società assicurativa ha avuto ordine di preparare e consegnare a Villa Zeffirelli una polizza che garantisce una pensione integrativa. L’ordinativo e’ di alcune centinaia di copie che per combinazione coincidono con la riduzione dei parlamentari prevista dalla futura legge.
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