Uno studio dell’Università di Siena, che ha coinvolto esperti della sponda Nord e Sud del Mediterraneo, traccia lo scenario dei prossimi anni. Uso di fertilizzanti chimici, abbandono della dieta mediterranea, cambiamenti climatici tra le maggiori minacce.
Migliorare la salute pubblica e la consapevolezza alimentare attraverso l’istruzione nelle scuole, porre fine all’uso di antibiotici negli allevamenti su animali sani, coinvolgere gli agricoltori nell’uso di nuove tecnologie per migliorare l’efficienza in agricoltura e puntare sulla ricerca scientifica: sono le raccomandazioni degli esperti emerse dalla ricerca Delphi AgriFoodMed, realizzata da un gruppo di ricerca dell’Università di Siena, guidato dal professor Pierangelo Isernia e dal professor Angelo Riccaboni, nell’ambito di PRIMA, il programma di ricerca congiunto che coinvolge 19 paesi del Mediterraneo e che promuove la ricerca e l’innovazione nel settore agroalimentare e idrico.
Lo studio, che identifica le tendenze in corso sulla sostenibilità del sistema agroalimentare e idrico nel breve (2020) e lungo periodo (2030), segnala un crescente divario tra i paesi del nord e del sud del Mediterraneo.
In particolare, il sud vedrà l’aumento della pressione sulle risorse idriche, aumento dell’uso di fertilizzanti e dell’energia elettrica in agricoltura, ma anche dell’impronta ecologica e delle conseguenze generate da un’alimentazione non equilibrata. Infatti l’abbandono della dieta mediterranea, ritenuta sana e sostenibile, a favore di diete più ricche di carboidrati, carni rosse, grassi e zuccheri, rischierà di produrre conseguenze negative sul benessere e la salute. Inoltre, i cambiamenti climatici aggreveranno fenomeni come la riduzione del suolo destinato all’agricoltura, l’intensificazione della produzione agricola, l’inquinamento e le minacce alla biodiversità. Le conseguenze negative di questi processi rischiano di ripercuotersi sul benessere dei cittadini non solo in termini di sicurezza ambientale, ma anche di sviluppo socioeconomico, ponendosi come fattori scatenanti di carestie, conflitti e migrazioni.
La ricerca Delphi AgriFoodMed, condotta con il metodo previsionale Delphi, ha coinvolto da un gruppo di 79 studiosi e professionisti. Spiega il professor Isernia: “Gli esperti del nostro panel concordano nell’aspettarsi che, nei prossimi anni, la crescente pressione sulle risorse agro-alimentari, i mutamenti nell’uso delle risorse e i cambiamenti climatici accentueranno il divario tra Nord e Sud del Mediterraneo, e questo richiederà da parte dei governi risposte differenziate, ma coordinate, a livello sia strutturale che di comportamenti individuali.”
Angelo Riccaboni, presidente della Fondazione PRIMA, ha detto: “La ricerca conferma le grandi sfide e le enormi opportunità che caratterizzano l’area del Mediterraneo. La collaborazione scientifica nel Mediterraneo e il finanziamento all’innovazione – due obiettivi del Programma PRIMA – contribuiranno ad uno sviluppo sostenibile della regione, capace di tenere assieme opportunità di occupazione, rispetto ambientale, salute e crescita economica.”
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